La storia di Yasmine, una donna che dopo 19 anni trascorsi in Italia si trova ancora in attesa del riconoscimento della cittadinanza italiana

La storia di Yasmine, una donna che dopo 19 anni trascorsi in Italia si trova ancora

Yasmine Machhouri, 21 anni, studia Giurisprudenza a Milano, una città che per lei rappresenta il presente e il futuro, ma anche un passo della sua lunga e complicata integrazione nel paese della sua infanzia. Il percorso verso la cittadinanza italiana è un traguardo desiderato, ma anche un simbolo di appartenenza e accettazione.

La sua storia personale si intreccia con la grande storia del mondo contemporaneo, segnato dagli attentati terroristici e dall’emergenza migratoria, temi che hanno influenzato la sua percezione di sé e del mondo circostante. La scelta di indossare l’ḥijāb non è solo un atto di fede religiosa, ma un gesto di identità, di rivendicazione di una diversità che si scontra con pregiudizi e stereotipi.

La sua determinazione nel perseguire gli studi e il suo ambizioso progetto di carriera sono la dimostrazione di come le sfide dell’immigrazione hanno forgiato in lei un carattere audace e resiliente. La sua passione per l’Italia è autentica, ma non priva di contrasti e difficoltà, come la sensazione di non appartenere del tutto a un luogo che per lei è diventato familiare, ma non del tutto accogliente.

Il suo futuro è intriso di incertezze e di desideri di far valere le proprie capacità senza subire discriminazioni, senza sentirsi straniera in una terra che ormai sente sua. Il viaggio di Yasmine è un percorso di scoperta di sé e del mondo, un cammino di speranza e di sfide che la portano a interrogarsi sul significato di appartenenza e di identità in un’epoca segnata dai mutamenti e dalle divisioni.

Yasmine, ti chiediamo di condividere con noi la tua storia…

E sono convinta che questa complessa rete di identità sia la vera ricchezza del mondo in

La mia vita a Milano è ricca di contrasti e sfumature, come le opere di un pittore impressionista. Vivo in una realtà fatta di grattacieli e frenesia cittadina, ma le mie radici mi legano a tradizioni e culture lontane. È come vivere in un caleidoscopio in cui i colori dell’Occidente si mescolano con i profumi e i suoni dell’Oriente.

Grazie alla mia duplice appartenenza, ho imparato a guardare il mondo con occhi diversi, ad apprezzare la varietà e la ricchezza delle culture. Sono cresciuta parlando due lingue, gustando sapori e profumi diversi, celebrando feste e tradizioni di due paesi. Questa duplice identità è come un tesoro prezioso che mi rende unica e mi arricchisce ogni giorno.

Studiando Giurisprudenza, mi rendo conto di quanto sia importante la diversità culturale in un contesto globale. Le leggi, le norme e le regole devono tener conto delle differenti realtà e tradizioni, devono essere flessibili e inclusive. Il diritto, come la vita stessa, è un continuo adattamento, un’evoluzione costante che tiene conto delle molteplici sfaccettature dell’umanità.

Crescere in due mondi ha rafforzato in me il senso di appartenenza a un’umanità plurale e multitessuta: una realtà fatta di sfumature, in cui ogni individuo porta con sé un bagaglio unico di esperienze, tradizioni e valori. E sono convinta che questa complessa rete di identità sia la vera ricchezza del mondo in cui viviamo.

Qual è l’esperienza di vivere in Italia per coloro che provengono da un altro Paese?

In fondo, anche nel caos della realtà, c'è spazio per la magia e per la speranza.

Immagino la mia vita qui come un racconto a tratti fantastico, in cui mi trovo immerso in un territorio nuovo, tra abitudini e tradizioni diverse, ma allo stesso tempo mi rendo conto di come le persone, indipendentemente dalla provenienza, abbiano dei tratti comuni che le accomunano. La vita è fatta di incontri e scoperte, e ogni giorno mi imbatto in piccole similitudini che mi fanno sentire un po’ meno lontano da casa.

Ma la politica, ah, la politica. Come un’intrusione indesiderata, si insinua nei discorsi, nelle relazioni, nei pensieri di tutti. È come se fosse l’unico argomento capace di dividere anziché unire, di creare contrasti anziché ponti. Eppure, anche in questo territorio così complesso e sfaccettato, riesco a individuare istanze comuni, preoccupazioni che toccano tutti indistintamente, al di là delle appartenenze e delle differenze.

Per quanto riguarda il modo in cui gli stranieri vivono in Italia, mi ritrovo spesso a riflettere sul perenne equilibrio tra integrazione e preservazione delle proprie radici. Un cammino lungo e complesso, fatto di sfide quotidiane e di piccoli trionfi personali. Eppure, è anche un’occasione per confrontarsi con l’altro, per arricchirsi reciprocamente e per costruire un tessuto sociale sempre più variegato e inclusivo.

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La vita è fatta di sfumature, di contrasti, di incontri e scontri. Eppure, anche nelle situazioni più complesse, riesco a individuare una sorta di armonia, una sottile trama che tiene insieme tante storie diverse, come le tessere di un mosaico che, pur diverse tra loro, trovano un equilibrio nella composizione complessiva.

Qual è il tuo intento?

Integrarsi significa capire le sfumature linguistiche e culturali che vanno al di là delle parole.

Studiare Giurisprudenza in un paese come l’Italia, dove la politica e la giustizia spesso si intrecciano in maniera ambigua, può sembrare una scelta controcorrente. Ma proprio questa complessità mi affascina, mi spinge a cercare di comprendere i meccanismi che regolano la società in cui vivo.

È innegabile che la discriminazione di genere e la lotta contro le diversità siano ancora battaglie da combattere. La mia esperienza personale mi ha mostrato quanto sia difficile affrontare pregiudizi e stereotipi radicati nella società. Ma osservare piccoli cambiamenti, come la presenza di altre donne con il velo in ruoli pubblici, mi dà speranza e mi spinge a credere che le cose possano migliorare.

Studiando legge, mi trovo immersa in un universo di regole complesse e ostiche, ma è proprio questa complessità a rendermi ancora più determinata. Come donna con il velo, so di dover lavorare due volte più duramente per ottenere riconoscimenti e opportunità. Ma è proprio questa sfida che mi spinge a dare il meglio di me stessa, a lottare per i miei obiettivi con ancora più determinazione.

Nella mia vita quotidiana, cerco di bilanciare le sfide personali con momenti di leggerezza e bellezza. Trovo rifugio nella lettura di romanzi e nelle passeggiate in luoghi incantati. In fondo, anche nel caos della realtà, c’è spazio per la magia e per la speranza. E forse è proprio lì che si nasconde la forza per continuare a lottare per un mondo più giusto e inclusivo.

Ti sei mai sentita giudicata per le tue origini marocchine quando frequentavi la scuola?

Durante quel periodo, affrontavo questo problema quotidiano con la consapevolezza che la mia identità veniva frammentata e ridotta ad un’unica dimensione, quella dell’appartenenza religiosa. Questo mi ha portato a riflettere sull’importanza di comprendere e accettare le diversità, così come mi ha insegnato a essere più forte e sicura di me stessa.

Oggi, guardando indietro a quei momenti, comprendo quanto sia importante saper affrontare le critiche e le discriminazioni con coraggio e determinazione. Ma non posso fare a meno di pensare a tutte le ragazze che, proprio come me all’epoca, si trovano a fronteggiare simili situazioni di intolleranza e ignoranza. È un vero peccato che ancora esistano pregiudizi così radicati nella società, che continuano a ostacolare il percorso di crescita e di integrazione dei giovani.

Questa consapevolezza mi spinge a cercare di fare la mia parte nel favorire la comprensione e l’accettazione delle diversità, perché credo fermamente che la convivenza pacifica e rispettosa tra culture e religioni diverse sia uno dei cardini fondamentali per la costruzione di una società migliore. Sono convinta che ognuno di noi ha il dovere di lottare per un mondo in cui ognuno possa sentirsi libero di essere se stesso, senza subire pregiudizi o discriminazioni ingiuste.

A partire da quale momento hai cominciato a indossare il velo?

Indossare il velo è stato come scrivere una nuova parte del mio romanzo interiore. È come se avessi deciso di portare sulla mia testa un nuovo punto di vista, una cornice attraverso la quale guardare e farmi guardare. La decisione di portare l’hijab è stata una scelta di liberazione, ma al tempo stesso mi ha resa prigioniera di un’etichetta, di uno stereotipo.

Eppure, non posso negare che questo pezzo di stoffa sia diventato parte di me, parte della mia identità. Non lo indosso per nascondere chi sono, ma per aggiungere un nuovo strato al mio essere. È come se volessi sfidare il mondo a guardare oltre l’apparenza, a vedere la persona dietro al velo. Ma la realtà è che spesso la gente non è disposta a scavare più a fondo, a cercare di capire chi si nasconde dietro al tessuto. È più facile fermarsi alla superficie, alle etichette, alle generalizzazioni.

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La vita, penso, è fatta di queste contraddizioni, di queste sfide tra ciò che siamo e ciò che gli altri vedono in noi. Indossare l’hijab è stato per me un esercizio di consapevolezza, di autoaffermazione, ma anche di frustrazione di fronte alle limitazioni che altri pongono su di me. Eppure, nonostante tutto, continuerò a portarlo con fierezza, consapevole che la mia identità va oltre il semplice pezzo di stoffa che mi copre la testa. Spero che col tempo, il mondo impari a guardare oltre il velo, a vedere la vera me, Yasmine, al di là delle etichette e delle generalizzazioni.

Qual è la difficoltà di integrarsi in Italia?

5 cose che ho imparato sulla vita integrandomi in un nuovo paese: 1. La comunicazione non è solo linguaggio: Le espressioni facciali, i gesti e il modo in cui ci si comporta giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione. Integrarsi in un nuovo Paese significa imparare a leggere questi segnali non verbali e adattarsi ad essi.

2. La comprensione reciproca è fondamentale: Integrarsi in un nuovo contesto richiede la capacità di mettersi nei panni degli altri e comprendere il loro punto di vista. È un processo di reciproco scambio e comprensione che richiede pazienza e apertura mentale.

3. Il linguaggio come strumento di inclusione: Anche se si conosce bene la lingua del Paese in cui si vive, la comprensione culturale è altrettanto importante. Integrarsi significa capire le sfumature linguistiche e culturali che vanno al di là delle parole.

4. Il ruolo della famiglia nella sfida dell’integrazione: Ho visto con i miei genitori quanto sia complesso integrarsi in un nuovo Paese, soprattutto se non si è cresciuti lì. Il sostegno della famiglia e la capacità di adattarsi sono fondamentali per affrontare questa sfida.

5. L’importanza di essere un ponte tra le culture: Essere cresciuto con due culture diverse mi ha insegnato a essere un ponte tra di esse. Integrarsi non significa solo adattarsi, ma anche portare il meglio di entrambi i mondi e favorire la comprensione reciproca.

Possiedi la cittadinanza italiana?

Sono nata in Marocco, ma è qui in Italia che ho vissuto ogni istante della mia vita, respirando l’aria di questo paese, imparando la sua lingua, assimilando le sue tradizioni. La mia identità è intrecciata con le strade che percorro ogni giorno, con le persone che incontro, con le esperienze che vivo qui. Eppure, nonostante tutto questo, mi trovo ancora in una sorta di limbo legale, in attesa di ottenere quel documento che sancirà la mia appartenenza a questa nazione.

In un certo senso, mi sento come il protagonista di un romanzo alla Calvino, perso in un labirinto burocratico dove le regole e i tempi si complicano sempre di più. Il cammino verso la cittadinanza si fa via via più tortuoso, disseminato di ostacoli che sembrano manifestarsi dal nulla, come personaggi enigmatici che si frappongono tra me e il mio obiettivo.

Ma è proprio in questa lotta che vedo riflesso il mio desiderio di appartenenza, la mia voglia di essere riconosciuta in questa terra che sento mia. Ogni istanza respinta è un capitolo di suspense, un momento in cui sembra che tutto sia perduto, ma poi la speranza rinasce e mi spinge a continuare la mia battaglia.

La vita stessa può essere paragonata a un percorso burocratico, fatto di regole da seguire e ostacoli da superare. Spesso ci troviamo di fronte a situazioni che sembrano insormontabili, a momenti in cui tutto sembra perdersi nella nebbia dell’incertezza. Ma è proprio in quei momenti che dobbiamo tirare fuori tutte le nostre risorse, la nostra determinazione, e proseguire per la nostra strada con la speranza di raggiungere la meta desiderata.

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E così, mentre aspetto che la mia richiesta venga finalmente accolta, continuo a vivere la mia vita con la consapevolezza che, alla fine, sarà la perseveranza a condurmi verso la mia personale conquista della cittadinanza italiana.

Qual è il significato per te di riuscire a ottenerla?

La cittadinanza è come il punto di partenza di un viaggio. È il timbro sull’identità che ti permette di varcare confini, di aprirti al mondo e di essere riconosciuto. Ma è anche una sorta di tessera di appartenenza a una comunità, un modo per sentirsi parte di qualcosa di più grande, di avere diritti e doveri nei confronti di quella terra che ti ha accolto.

Il reddito di cittadinanza, ad esempio, è come un sostegno per coloro che, in un certo momento della loro vita, hanno bisogno di un aiuto per rimettersi in piedi. È un segno di solidarietà e di attenzione verso chi si trova in difficoltà, ma anche un modo per favorire la coesione sociale e l’inclusione.

Il passaporto italiano, poi, è come una chiave che apre le porte verso mondi diversi. Con esso si può viaggiare, scoprire nuove culture, imparare altre lingue. Ma viaggiare non è solo spostarsi da un luogo all’altro, è anche un modo per ampliare i propri orizzonti, per aprirsi a nuove prospettive e per scoprire la ricchezza della diversità.

E così, mentre ci rendiamo conto dell’importanza di queste carte d’identità, ci accorgiamo anche di quanto sia fondamentale nutrire un senso di appartenenza e solidarietà, di aprirsi al mondo e di accogliere l’altro, di mettersi in gioco e di costruire ponti anziché muri. La cittadinanza, dunque, non è solo un insieme di documenti e diritti, ma anche un atteggiamento verso la vita e verso gli altri.

Non riesci a immaginare il tuo futuro in Italia?

Vivere in Italia è come essere immersi in un affresco rinascimentale, con tutte le sfumature di colori e culture che si intrecciano nel quotidiano. Eppure, anche qui, come in ogni contesto umano, c’è chi si sente minacciato dalla diversità, chi si sente il diritto di escludere e respingere chi non rispecchia esattamente la propria immagine.

Ma cosa significa essere diversi? Un fazzoletto in testa, un accento straniero, una pelle dalla tonalità diversa? La diversità non va temuta, ma celebrata, come un mosaico che arricchisce la nostra esperienza.

Eppure, non posso ignorare il fatto che la mia presenza in questa terra bellissima possa causare fastidio a qualcuno. Quel fastidio che nasce dalla paura dell’ignoto, dalla mancanza di comprensione e empatia. Sono conscia che la mia strada verso il successo e il riconoscimento sociale potrebbe essere costellata da ostacoli legati alla mia provenienza e alla mia diversità.

Ma non mi arrenderò. Continuerò a lottare per affermare il mio diritto di vivere e prosperare in questa terra, perché la diversità è ciò che arricchisce e colora la trama della vita. E se c’è qualcosa che l’Italia mi ha insegnato, è che la bellezza risiede proprio in quella varietà di voci, volti e storie che si intrecciano per creare l’inebriante caleidoscopio della vita.