La parola ‘donna’ non può essere sostituita con ‘mamma’. Marta condivide le testimonianze di coloro che non hanno mai desiderato diventare genitori”

La parola ‘donna’ non può essere sostituita con ‘mamma’. Marta condivide le testimonianze di coloro che

Marta è una fotografa abruzzese di trent’anni, immersa nella sua arte e nel suo desiderio di libertà. La maternità non è mai stata parte dei suoi progetti, e nonostante le pressioni esterne, ha sempre preservato con determinazione la sua scelta. Il suo sguardo è rivolto alla bellezza del mondo, catturata attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica, e non si sente in alcun modo privata o impoverita a causa della mancanza di figli.

È difficile per Marta comprendere l’atteggiamento di chi considera la maternità come un punto obbligato del percorso di vita di una donna. La società, spesso, si mostra incapace di accettare una visione alternativa, ignorando il fatto che la realizzazione personale può assumere forme diverse per ognuno di noi. Marta evita di essere coinvolta in discussioni su questo argomento, preferendo mantenere la sua autonomia e la sua serenità interiore.

La decisione di non avere figli è una scelta personale, che non corrisponde necessariamente a un rifiuto della vita, ma piuttosto a una ricerca di realizzazione e felicità in forme non convenzionali. La società si evolve e le prospettive di realizzazione individuale si ampliano, permettendo a ciascuno di noi di scolpire il proprio destino in modo unico e personale.

In un mondo in cui la pressione sociale e culturale condiziona spesso le scelte individuali, la storia di Marta ci ricorda l’importanza di ascoltare la propria voce interiore e di perseguire ciò che ci rende davvero felici, indipendentemente dalla visione tradizionale del successo e della realizzazione. La sua determinazione a seguire il proprio percorso senza compromessi è un esempio di coraggio e autenticità, e ci sfida a riflettere sul significato della libertà e dell’autodeterminazione nella costruzione della nostra esistenza.

Marta, quando hai capito che la maternità non era la strada che volevi percorrere?

 In un mondo in cui la pressione sociale e culturale condiziona spesso le scelte individuali,

La mia vita è piena di passioni e interessi che mi tengono impegnata e mi fanno sentire appagata. Ho sempre adorato il mio lavoro e ho viaggiato molto, apprezzando la libertà e l’indipendenza che ho conquistato.

Forse la società ha ancora difficoltà ad accettare le scelte di chi, come me, decide di non avere figli. C’è ancora questa attesa, questa aspettativa nei confronti delle donne, come se la maternità fosse il culmine della realizzazione personale. Ma io non lo voglio accettare.

Essere donna significa poter scegliere la propria strada, senza subire la pressione sociale o l’etichettatura. Ho sempre creduto che ognuno debba poter seguire il proprio percorso, senza doversi giustificare.

In fondo, la vita ci offre tante possibilità, tante vie da esplorare, e la possibilità di essere felici non dipende dalla conformità a certi modelli predefiniti. La libertà di scegliere, di essere se stessi, di non seguire schemi prestabiliti è una delle grandi conquiste dell’essere umano. E io voglio continuare a vivere la mia vita senza rinunce e senza rimpianti.

Hai sentito che la tua decisione di non volere figli ha avuto un impatto sulla dinamica della tua relazione di coppia?

 È difficile per Marta comprendere l'atteggiamento di chi considera la maternità come un punto obbligato

Mio compagno non si è mai preoccupato di questa mia scelta, ma all’inizio non ci aveva nemmeno pensato. Eravamo solo dei ventenni quando ci siamo fidanzati, e mi è sembrato giusto dirglielo fin da subito. Con il passare del tempo, però, ha iniziato a rifletterci su. E più il tempo passa, più prende consapevolezza del fatto che anche lui non desidera figli. Quindi, per ora siamo d’accordo. Non posso sapere se cambierà idea in futuro, ma fino ad oggi non l’ha mai fatto.

L’accettazione della scelta di non volere figli è un processo che può richiedere tempo e riflessione. Molti, come il mio compagno, possono sentirsi inizialmente indifferenti a questa decisione, ma con il passare del tempo arrivano a comprendere appieno le ragioni dietro di essa. Eppure, è difficile prevedere come le persone cambieranno nel corso della vita, e quindi è impossibile sapere se in futuro la sua opinione potrà cambiare. La vita è fatta di continui mutamenti, e le scelte che facciamo possono essere influenzate da molteplici fattori. Attendiamo dunque, senza precipitare nel futuro, ma vivendo pienamente il presente.

Qual è il modo in cui vivi la tua relazione con il tuo compagno?

  Parliamo spesso di viaggiare insieme, di esplorare nuovi luoghi, nuove culture, di allontanarci dalla

Parliamo spesso di viaggiare insieme, di esplorare nuovi luoghi, nuove culture, di allontanarci dalla monotonia del quotidiano. Ma allo stesso tempo siamo felici anche di goderci la tranquillità della nostra casa, di condividere momenti di semplice gioia come cucinare insieme o guardare un film abbracciati sul divano.

Siamo consapevoli che la vita è fatta di scelte e che ogni scelta comporta sacrifici. Ma preferiamo vivere ogni giorno appieno, senza lasciarci imprigionare dalle aspettative degli altri o dalle convenzioni sociali. La libertà di essere noi stessi è ciò che ci rende felici e uniti.

Ci piace osservare le persone intorno a noi e riflettere sulle loro vite, sulle loro relazioni. Ogni coppia ha la propria storia, fatta di alti e bassi, di momenti felici e difficili. Ma è proprio la capacità di affrontare insieme le sfide che rende una relazione forte e duratura.

Siamo consapevoli che il tempo non è mai fermo, che la vita è in costante evoluzione. Eppure, proprio questa consapevolezza ci spinge a vivere ogni momento con intensità, a cogliere l’essenza delle cose senza lasciarci travolgere dalla frenesia della modernità.

E così, mentre osservo il riflesso dei nostri sorrisi nel grande specchio della vita, mi rendo conto che non c’è nessun’altra persona con cui vorrei condividere questo meraviglioso viaggio.

Quali sono le domande più comuni che vengono poste quando esprimi la tua scelta di non voler avere figli?

La scelta di non voler avere figli sembra essere un tabù per molti, una decisione che ridefinisce il concetto stesso di famiglia e che spesso viene mal compresa. Ma forse questa scelta è solo una delle tante possibilità che la vita ci offre, una scelta che non dovrebbe sorprendere più di tanto.

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Io non vedo perché debba essere strano o sbagliato decidere di non voler avere figli. C’è chi trova la realizzazione e la felicità nella genitorialità, e c’è chi la trova in altri modi, e questa è una possibilità che dovrebbe essere accettata serenamente da tutti.

La mia vita senza figli non sarà meno significativa o appagante, sarà semplicemente diversa. C’è un’infinità di modi per dare senso alla propria esistenza, e ognuno dovrebbe avere il diritto di scegliere il proprio percorso senza subire giudizi o pressioni.

Le domande che mi pongono riflettono la mentalità di una società che forse non è ancora pronta a accettare la varietà dei modi di essere e di vivere. Ma io non mi lascio condizionare da queste aspettative, cerco di vivere la mia vita seguendo i miei desideri e le mie aspirazioni, senza farmi influenzare da quello che gli altri si aspettano da me.

La libertà di scelta è uno dei doni più preziosi che abbiamo, e io ho scelto di vivere la mia vita senza figli, consapevole che questa scelta non mi rende né migliore né peggiore di chi fa scelte diverse. Ognuno di noi ha il diritto di costruire la propria felicità a modo proprio, e non c’è una sola strada per raggiungerla.

Ti sei mai sentita giudicata da qualcuno a causa di questa scelta che hai fatto?

C’è un detto popolare che dice che “ogni capra al suo destino”. E in effetti sembra che, anche nel ventunesimo secolo, certi preconcetti e stereotipi sul ruolo della donna nella società siano ancora ben radicati. Non c’è da stupirsi se l’autrice di queste parole preferisce rimanere nell’ombra, evitando così di dover confrontarsi con giudizi e prese di posizione che, purtroppo, sussistono ancora.

La vita nelle campagne abruzzesi è sicuramente molto diversa da quella delle grandi città, e anche le aspettative e le pressioni sociali possono essere differenti. Qui si pone con forza la questione della natalità, della continuità delle famiglie, delle tradizioni che richiedono il perpetuarsi del lignaggio. È una realtà fatta di valori profondi e radicati, ma anche di sacrifici e rinunce.

Eppure, paradossalmente, sono gli uomini a sembrare i più ostili verso una scelta di vita diversa, come se si sentissero minacciati dalla consapevolezza che una donna possa decidere di non voler figli. La paura dell’isolamento, delle solitudine, sembra essere una delle accuse più comuni rivolte a chi sceglie di non seguire il proverbio “figli maschi, figli di pace”. Eppure, la solitudine è uno dei lati della vita di tutti, a prescindere dalle scelte personali.

In fondo, la vita è fatta di scelte, e ognuno è libero di decidere il proprio percorso. Che si scelga di avere figli o meno, l’importante è che la decisione sia frutto di una vera consapevolezza e non di condizionamenti esterni. E forse, un giorno, le parole dell’autrice potrebbero essere prese in considerazione senza pregiudizi, senza stereotipi di genere, ma solo come la testimonianza di una vita vissuta in piena libertà.

Quali azioni possiamo intraprendere a livello sociale per eliminare l’associazione dell’identità femminile esclusivamente con il ruolo di madre?

E così ci si trova ad essere considerate o identificate principalmente in base al nostro ruolo di madre, come se questo dovesse essere il punto centrale della nostra identità. Eppure, c’è molto di più in noi, donne, oltre al nostro ruolo di genitrici.

Ecco, dunque, una riflessione sulla necessità di cambiare il modo in cui raccontiamo e pensiamo la vita delle donne. Non dobbiamo essere definite solo in relazione ai nostri figli, ma poter esprimere la nostra identità in modo autonomo, senza essere costantemente legate a questo aspetto della nostra vita. La nostra identità, infatti, è multiforme, complessa e diversificata. Dobbiamo provare a liberarci da questi cliché e permettere alle donne di essere ciò che desiderano essere, senza essere costantemente misurate in base al loro ruolo di madre.

Osservando la vita da questa prospettiva, possiamo capire quanto sia importante riconoscere a ogni individuo la possibilità di perseguire la propria felicità e realizzazione personale, senza essere vincolati a stereotipi o aspettative sociali predefinite. Questa è una forma di liberazione che riguarda non solo le donne, ma anche gli uomini, la società nel suo complesso.

Forse, cambiando il modo in cui raccontiamo la vita delle donne, potremmo aprire nuove strade e possibilità per tutti, liberandoci da un’idea preconfezionata e permettendo a ognuno di esprimersi in modo autentico. Sarebbe un modo per arricchire non solo le storie che raccontiamo, ma anche le vite che conduciamo.

Quali sono stati i tipi di commenti ricevuti dopo l’intervista diventata popolare online? Quali sono state le critiche che ti hanno ferito?

Mi ritrovo così a contemplare quanto il web possa essere un luogo in cui l’anonimato permetta la libera espressione di giudizi e commenti sprezzanti, senza alcun rispetto per l’individuo. È come se il velo dell’impersonalità consentisse a ciascuno di mostrare il proprio lato più oscuro, senza temere le conseguenze delle proprie parole.

Eppure, al di là di questa esperienza sgradevole, mi ritrovo anche a riflettere sulla condizione della donna nella società odierna. Il fatto che la mia affermazione sulla scelta di non volere figli abbia scatenato una valanga di commenti denigratori sull’aspetto fisico mi fa riflettere sullo stigma ancora presente nei confronti delle donne che decidono di non seguire il tradizionale percorso della maternità. Questo dimostra quanto sia ancora difficile per una donna essere accettata e rispettata nella sua scelta di vita, soprattutto quando si tratta di questioni legate alla propria indipendenza e realizzazione personale.

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La mia professione di fotografa, inoltre, mi pone di fronte a disparità e pregiudizi di genere che vanno ben oltre il mondo virtuale. La discriminazione nella carriera professionale, il doppio standard applicato alle aspettative nei confronti delle donne rispetto agli uomini, sono realtà tangibili che rendono ancora più complesso il percorso di una donna che ambisce a realizzarsi professionalmente.

Eppure, nonostante tutto, resto determinata a seguire la mia strada, conscia delle sfide e delle difficoltà che potranno presentarsi lungo il cammino. Perché alla fine, la vera forza di ogni individuo sta nella capacità di superare le avversità e di rimanere fedeli a se stessi, nonostante il giudizio e le critiche degli altri. La vita è un susseguirsi di prove e di scelte, e sta a noi trovare la nostra strada, anche quando il mondo sembra essere in disaccordo con i nostri desideri e le nostre convinzioni.

Pensi che l’organizzazione del mondo del lavoro abbia un impatto sulle decisioni delle donne riguardo alla maternità?

Nella mia realtà quotidiana, l’ombra della maternità incombe silenziosa ma persistente, come un’ombra che non si allontana mai del tutto. Le donne che mi circondano sembrano già predestinate a sacrificare la propria carriera in favore della famiglia, convinte che i loro mariti guadagneranno sempre di più. È come se fosse una legge non scritta, un destino inevitabile dal quale non ci si può sottrarre.

Questa consapevolezza mi colpisce profondamente, specialmente nella mia condizione di libera professionista. Se dovessi diventare madre, mi troverei di fronte a un dilemma angoscioso, costretta a interrompere la mia attività per un periodo indefinito. Un collega una volta mi ha detto con sufficienza: “Prima o poi troverai il modo di far combaciare lavoro e famiglia”, come se fosse una questione di semplice pianificazione. Ma io mi chiedo: e chi si prenderà cura dei figli durante le nostre nottate in ufficio? Chi si sacrificherà per noi?

Mi viene in mente una delle mie osservazioni sulle dinamiche aziendali e familiari: spesso si presume che le donne siano disposte a sacrificare la propria carriera per la famiglia, mentre per gli uomini sembra sia scontato che possano continuare a perseguire i propri obiettivi professionali senza troppe interferenze. Ma non dovrebbe essere diverso? Non dovremmo essere tutti in grado di equilibrare responsabilità lavorative e familiari indipendentemente dal genere?

La tua famiglia ha immediatamente compreso e sostenuto la tua decisione oppure è stato un processo graduale?

La decisione di non voler figli è stata presa da me in maniera del tutto razionale e ponderata. Non ho mai sentito quell’istinto materno che spinge molte donne a desiderare una famiglia numerosa. Non ho mai sognato la dolce responsabilità di crescere dei figli, di vederli crescere, di insegnare loro l’arte di vivere. Ho sempre preferito la libertà di poter viaggiare senza pensieri, di poter dedicare il mio tempo agli interessi personali, di poter mantenere intatta la mia indipendenza.

La società spesso dà per scontato che una donna debba desiderare la maternità, che questo debba essere il culmine della sua esistenza. Ma io non sono d’accordo. Credo fermamente che ogni individuo debba poter scegliere il proprio percorso, senza essere giudicato o criticato. La vita è troppo breve per vivere secondo le aspettative degli altri, per sacrificare i propri desideri in nome di una presunta felicità familiare.

Le persone intorno a me potrebbero non capire appieno la mia decisione, potrebbero pensare che sono egoista o che mi sto negando una delle gioie più grandi della vita. Ma io so che la gioia non è solo nella maternità, che esistono molte forme di realizzazione personale al di fuori della famiglia tradizionale. Ho deciso di inseguire la mia felicità in maniera diversa, e non ho alcun rimpianto per la scelta che ho fatto.

Forse un giorno la società cambierà abbastanza da accettare pienamente la diversità di scelte individuali, senza imporre alcun modello predefinito di vita. Forse un giorno si capirà che la pienezza della vita non dipende da quanti figli si hanno, ma dalla consapevolezza di aver vissuto secondo il proprio cuore. E in quel giorno, la mia scelta verrà accolta con comprensione e rispetto. Ma per ora, sono pronta ad affrontare le domande, i dubbi e le critiche, con la sicurezza di essere in pace con me stessa.

Ritieni possibile che in futuro tu possa essere incline a modificare la tua opinione?

Non c’è nulla di più distante dalla mia natura errabonda e curiosa degli immensi terrazzamenti di riso dell’Indonesia, con le loro curve sinuose che si adattano al paesaggio come un drappo di seta sulla pelle di una donna. E così come mi sento estraneo a quelle risaie, così mi sentirei estraneo nel mondo dei genitori, con le loro rinunce e i loro sacrifici, come animali domestici dall’istinto sopito.

Crescere figli richiede una dedizione totale, una rinuncia a se stessi che mi fa rabbrividire. Eppure, guardando le persone intorno a me, sembra che questa rinuncia sia la chiave per raggiungere un senso di realizzazione e appagamento. Ma io non sono convinto. Credo che ognuno debba vivere la propria vita secondo i propri desideri e bisogni, senza sentirsi obbligato a seguire schemi predefiniti. Ogni persona è un universo in sé, con le proprie stelle da esplorare e i propri pianeti da abitare.

E così, mentre molti si dedicano alla cura dei propri figli, io continuo il mio viaggio verso l’ignoto, libero di esplorare le galassie della conoscenza e del sapere senza dover mettere radici in un solo luogo. E forse, in fondo, questa è la mia forma di paternità: donare al mondo le mie scoperte, le mie intuizioni, le mie storie, come un padre che trasmette al proprio figlio le conoscenze e le esperienze di una vita intera.

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Esistono persone con le quali ti puoi confrontare e che condividono la tua stessa opinione?

Nelle mie frequentazioni, le amiche discutevano animatamente della questione dei figli. Inizialmente tutte sembravano concordare sul non volerne, ma col passare del tempo le opinioni cominciarono a scricchiolare come vecchie travi di legno. Io, osservando questo mutare delle idee altrui, restavo salda nelle mie convinzioni. Eppure, mi chiedo, quale sia la vera radice di questa mia fermezza. Sono forse questi dubbi e incertezze altrui che rafforzano la mia decisione di non volere figli? O è semplicemente la mia natura a farmi sentire completa così, senza bisogno di discendenti per sentirmi realizzata? Ogni tanto, onestamente, mi prende la voglia di sprofondare in questa riflessione e di scavare in profondità nei meandri della mia coscienza. Ma poi, come sempre, il velo della quotidianità si stende nuovamente sopra di me, e con esso la certezza che per me, almeno per ora, la scelta è questa.

Qual è la tua concezione di famiglia e come la vedi formarsi nella società moderna?

La famiglia è come un abbraccio caldo in una fredda giornata invernale, un rifugio sicuro in mezzo alle tempeste della vita. È un piccolo universo in cui le relazioni si intrecciano e si rafforzano, ma allo stesso tempo è anche un luogo in cui si manifestano le tensioni e i conflitti, come in ogni microcosmo umano.

Il desiderio di avere figli è un tema complesso, permeato di aspettative sociali, biologiche e personali. Molti considerano la procreazione come parte integrante della propria realizzazione, mentre altri preferiscono concentrarsi sulle proprie passioni e interessi senza sentirsi in colpa per questa scelta. In ogni caso, l’importante è riflettere sulle proprie motivazioni e desideri, senza farsi condizionare dalle aspettative degli altri.

Io e il mio compagno abbiamo scelto di vivere la nostra vita senza il peso delle responsabilità genitoriali, consapevoli che la felicità può essere coltivata in diverse forme. Per alcuni, la gioia arriva attraverso il dono della vita e la crescita dei propri figli, mentre per altri è nella libertà di esplorare il mondo e di coltivare le proprie passioni senza limiti.

In fondo, ciò che conta veramente è accogliere le diversità di scelte e stili di vita, senza giudizi o preconcetti. Ognuno di noi cerca la propria serenità, e questa strada può assumere forme diverse per ciascuno di noi.

Qual è la tua risposta a chi, invece, sostiene che l’avere dei figli potrebbe aggiungere un senso di realizzazione alla vostra vita?

Nella mia concezione di vita, il peso della responsabilità genitoriale sembra soffocare la leggerezza e la libertà che tanto amo. La mia esistenza è un equilibrio precario, una danza sottile tra le molteplici sfaccettature dell’esistenza umana. L’idea di dover aggiungere un’altra persona a questo intricato equilibrio mi spaventa, mi fa temere di perdere la bellissima armonia che ho faticosamente costruito.

La coppia, per me, è un’entità perfetta, un’unità indivisibile che si completa e si sostiene reciprocamente. Non sento il bisogno di aggiunte o correzioni, poiché il nostro legame è saldo e saldo. La vita di coppia è un’arte, una coreografia complessa in cui entrambi i partner devono muoversi all’unisono per evitare squilibri e cadute. Trovare questo equilibrio è il frutto di pazienza, comprensione e dedizione, un lavoro quotidiano che non richiede aggiunte esterne.

Mi colpisce la bellezza della semplicità, nella visione che ho della vita. Non sentiamo il bisogno di fare nulla di straordinario o di cercare altre forme di realizzazione, perché la nostra giornata è già piena di significato e felicità. Viviamo per noi stessi, non avvertendo il desiderio di espanderci o di creare qualcosa di nuovo. Il nostro amore è sufficiente a riempire ogni spazio vuoto, e la nostra vita scorre tranquilla, senza l’aggiunta di figli o altre responsabilità impreviste.

Tuttavia, riflettendo su questa visione, mi accorgo di come la vita sia sempre inafferrabile, in continua evoluzione e trasformazione. Le nostre convinzioni possono essere sottoposte a nuove prospettive, e le nostre certezze si possono sgretolare nel corso del tempo. La vita stessa è un’opera aperta, un libro il cui finale non è mai scritto in anticipo. Quindi, anche se oggi mi sento completo senza figli, sono consapevole che le mie opinioni e desideri potrebbero cambiare nel corso della vita.

In questo senso, la vita ci insegna l’importanza di restare aperti alle sfide e alle trasformazioni che vengono dal di fuori. A volte, l’aggiunta di qualcosa di nuovo può arricchire la nostra esistenza in modi che non avremmo mai immaginato. Eppure, anche in mezzo a queste incertezze e cambiamenti, è fondamentale mantenere salda la propria visione del mondo e agire in coerenza con i propri valori e desideri più profondi. Solo così possiamo affrontare le sfide della vita con equilibrio e determinazione.