La risposta di una mamma alla Ministra Roccella e all’Onorevole Rampelli: la lettera scritta da Chiara per esprimere la sua opinione e le sue preoccupazioni.

Eugenia Roccella e Onorevole Fabio Rampelli, mi permetto di rivolgervi queste parole, consapevole che difficilmente giungeranno mai alle vostre orecchie. Tuttavia, le vostre dichiarazioni pubbliche televisive di ieri non possono passare inosservate, né limitarsi a scatenare reazioni politiche di pura contesa, poiché toccano questioni umane, profonde, delicate.

Mi chiamo Chiara e sono la madre di un bambino di tre anni frutto dell’amore e del desiderio condiviso con la mia compagna. La nostra è stata una lunga e faticosa lotta per diventare genitori, fatta di gioie e dolori, di speranze e delusioni. Prima che il nostro magnifico bimbo arrivasse al mondo, abbiamo dovuto affrontare l’amarezza di un aborto spontaneo e i fallimenti di numerosi tentativi di fecondazione assistita. E anche la gravidanza non è stata priva di rischi, con otto mesi di apprensione e un parto prematuro. Eppure, sin dall’inizio, lui è stato atteso, voluto, amato con una forza e un’intensità che forse solo chi ha superato simili difficoltà può comprendere.

Tuttavia, non è di noi che desidero discutere. Noi adulti, artefici del nostro destino, siamo consapevoli delle conseguenze delle nostre scelte. Parlo invece dei bambini, di coloro che, come il mio piccolo, si trovano a non godere degli stessi diritti degli altri. Nonostante le vostre rassicurazioni, Ministra Roccella, sappiate che in Italia ci sono numerosi bambini privati di diritti che altri possono dare per scontati. Mio figlio, ad esempio, ha legalmente soltanto una madre, pur essendo stato accudito e cresciuto fin dalla nascita da entrambe noi, le sue mamme. Cosa significa questo per lui? Che la sua altra madre non può compiere atti semplici e quotidiani come portarlo a fare le vaccinazioni o prenderlo a scuola. E questo per lui è un diritto negato.

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Mi permetto di sollevare questo punto poiché, come ben sapete, la strada dell’adozione non è né breve, né semplice, né indolore. Requisiti, tempi, costi: sono molte le difficoltà che molte famiglie non sono in grado di affrontare. E il risultato è un’ingiustizia che colpisce i nostri figli, privandoli del diritto fondamentale di avere due genitori.

Mi rivolgo anche a lei, Onorevole Rampelli, e mi permetto di dire che accostare il termine “spacciare” a quelli di “genitori” e “bambini” è non solo sbagliato, ma anche irrispettoso e ferisce profondamente nel cuore. Le parole non sono mai vuote o innocue, specie quando pronunciate da figure pubbliche come la vostra.

Con la determinazione di una madre che si batte per il figlio, con l’educazione di chi crede nel dialogo e con la speranza di un mondo migliore per le future generazioni, vi saluto.

Chiara, una mamma italiana.