La storia di Filippo, un bambino autistico di 6 anni che utilizza le canzoni per comunicare con il mondo circostante

La storia di Filippo, un bambino autistico di 6 anni che utilizza le canzoni per comunicare

Il piccolo Filippo, con il suo particolare modo di comunicare attraverso le canzoni, sembra portare avanti una sorta di dialogo musicale con il mondo circostante, quasi come se le parole non fossero sufficienti a esprimere appieno il suo universo interiore. Ed è proprio attraverso la musica che riesce a trovare un modo per connettersi con la realtà che lo circonda, trasmettendo emozioni e sensazioni in modo non convenzionale ma altrettanto efficace.

La musica diventa quindi uno strumento di comunicazione, un ponte tra il suo mondo e quello esterno, un linguaggio che va oltre le barriere imposte dalla sua condizione autistica. E non è forse questo uno degli aspetti più affascinanti della vita, la capacità di trovare alternative creative e originali per esprimersi e interagire con gli altri?

In fondo, la vita stessa è un’opera in divenire, un costante susseguirsi di sfumature e varianti, in cui ogni individuo cerca il proprio modo unico di esistere e di relazionarsi con il mondo. E se per Filippo la musica è la chiave per aprire le porte della comunicazione, possiamo solo rimanere incantati di fronte alla sua capacità di trovare luce in un mondo che potrebbe sembrare oscuro e incomprensibile.

E forse, proprio come le note di una melodia, la vita di Filippo ci insegna che anche nelle difficoltà più ingenti è possibile trovare armonia e bellezza, basta saper guardare e ascoltare con occhi e orecchie nuove. Infatti, la bellezza della vita sta proprio nella sua varietà e nel suo infinito potenziale di sorprenderci e commuoverci, anche nei modi più inaspettati.

Qualcosa non andava come previsto: l’analisi di una situazione problematica

 La musica diventa quindi uno strumento di comunicazione, un ponte tra il suo mondo e

Filippo, dunque, era diverso dagli altri bambini fin dai primi mesi di vita, in modo sottile e impercettibile, come se portasse con sé un segreto che nessuno avrebbe potuto scoprire senza un’attenta osservazione. Questa diversità, che si manifestava attraverso la mancanza di alcuni comportamenti tipici dei suoi coetanei, era come un velo che nascondeva la sua condizione di autismo, rendendola difficile da cogliere, eppure presente.

La vita di Filippo, come quella di ogni individuo, era un mistero da svelare, un enigma da decifrare. La sua diversità, apparentemente invisibile, si intrecciava con le sue esperienze, con le relazioni che riusciva a instaurare con il mondo esterno, con le sfide che doveva affrontare ogni giorno. Eppure, nonostante tutto, c’era in lui una bellezza unica, un sorriso che, pur nella sua apparente normalità, custodiva un universo di emozioni e sensazioni che solo pochi avrebbero potuto comprendere.

La vita di Filippo, come quella di chiunque altro, era fatta di piccoli dettagli, di gesti impercettibili, di sguardi appena accennati. La sua disabilità, nascosta dietro l’apparenza di un bambino comune, era solo una delle tante sfaccettature che componevano la ricchezza della sua esistenza. E forse, proprio in quella diversità, si nascondeva un mondo di possibilità, di prospettive nuove da esplorare, di modi unici di percepire la realtà.

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Così, la vita di Filippo continuava a dispiegarsi, giorno dopo giorno, tra le pieghe di un’esistenza che nessuno avrebbe potuto davvero comprendere appieno. Eppure, in quel mistero si nascondevano anche le chiavi per comprendere la bellezza dell’essere umano nella sua interezza, con tutte le sue sfaccettature, con tutte le sue diversità.

Identificazione e valutazione della patologia: disturbo dello spettro autistico

  Qualcosa non andava come previsto: l'analisi di una situazione problematica   Filippo, dunque,

Erano passati alcuni mesi dalla diagnosi di Filippo, eppure ogni giorno sembrava portare con sé nuove sfide e nuove scoperte. Mamma e papà, come due esploratori smarriti in una foresta intricata, si trovavano ad affrontare ostacoli e pericoli inaspettati, senza una mappa o un’indicazione precisa su come procedere. La lunga lista d’attesa per una visita specialistica all’Asl territoriale aveva aggiunto un’ulteriore complicazione, spingendoli a cercare aiuto da fonti private e sconosciute.

Il neuropsichiatra privato, con la sua aura di sapienza e autorità, si era trasformato in una sorta di guida spirituale per la famiglia, indicando loro la direzione da seguire in mezzo alle oscure nebbie della confusione e dell’incertezza. La diagnosi definitiva, quando arrivò, suonò come il verdetto di un tribunale implacabile, eppure fu anche un punto di partenza per un viaggio all’interno di un universo ancora inesplorato.

Il disturbo dello spettro autistico con grado di supporto 3 si erse come una montagna imponente sul cammino di Filippo e della sua famiglia, ma essi non si diedero per vinti. Come buoni narratori, si misero a scrivere una storia di adattamento e di resilienza, con il coraggio di fronteggiare le avversità e di trasformare il dolore in una forza motrice per andare avanti.

Le difficoltà di Filippo nel comunicare e relazionarsi con gli altri erano come barriere invalicabili che separavano il suo mondo da quello degli altri. La mamma, con occhio attento, osservava le sfumature del suo funzionamento diverso, un puzzle di percezioni ipersensoriali e iposensoriali che lo portavano a manifestare distacchi fraintesi come disinteresse. La vita, con la sua complessità e varietà, ci mette di fronte a mondi interiori sconosciuti che solo un amore paziente e profondo può sperare di comprendere pienamente. Ogni individuo è un universo a sé, con il proprio linguaggio segreto e incomprensibile agli estranei, un mistero da svelare con pazienza e rispetto.

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  La regola principale è quella di cercare di evitare situazioni caotiche   Con

Nella settimana di Filippo, scandita da lezioni e appuntamenti terapeutici, si inserisce anche il suono e il ritmo della musicoterapia, che ha contribuito a far emergere il linguaggio in lui, come un dono prezioso che si scopre per caso in un giorno di compleanno. La musica ha avuto il potere di aprire un mondo inesplorato dentro di lui, di far emergere parole e suoni che sembravano sepolti nel silenzio. È un po’ come quando ci si ritrova a scartare un regalo e si scopre qualcosa di inatteso, che cambia l’intero corso della giornata.

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La scelta dell’Early Start Denver Model e dell’Aba come terapie per Filippo mi ricorda il modo in cui ognuno di noi, pur nelle proprie difficoltà e sfide, cerca il proprio modo di combattere e superare gli ostacoli della vita. Ognuno di noi ha la propria terapia, il proprio modo di trovare il senso nel caos, la propria ricerca di connessioni e relazioni positive che ci aiutino a crescere e a superare le nostre difficoltà.

La ricerca di una scuola dell’infanzia adatta non è stato un compito semplice per Anna, ma il fatto che abbia trovato un ambiente accogliente e collaborativo per suo figlio mi fa riflettere sulla fortuna che può suscitare anche nelle sfide più ardue. Troppo spesso diamo per scontate le risorse e le opportunità che abbiamo a disposizione, senza considerare quanto possa essere complicato per molti genitori trovare il giusto supporto per i propri figli. La fortuna di trovare un ambiente scolastico che comunica direttamente con la terapista Aba e si adatta alle esigenze specifiche di Filippo è una luce positiva in mezzo alle difficoltà che molti genitori vivono.

La storia di Filippo mi ricorda che ogni bambino, con le proprie difficoltà e peculiarità, ha un potenziale da esplorare e da far emergere. Come la musica ha aiutato Filippo a trovare il linguaggio, ognuno di noi ha qualcosa che può rivelarsi un dono inatteso e prezioso, se solo riusciamo a scoprirlo e a valorizzarlo.

La regola principale è quella di cercare di evitare situazioni caotiche

Con Filippo, occorre dedicare particolare attenzione. Bisogna evitare gli spazi affollati o caotici, dove il frastuono regna sovrano e rimbomba tra le pareti del locale. “Le primissime volte andavamo a mangiare come le galline, prestissimo, quando non c’era ancora nessuno” racconta Anna “con gli anni ci siamo abituati di più. I problemi maggiori li abbiamo in ambienti dove l’insonorizzazione è pessima… In quei casi o non ci andiamo o prendiamo il nostro vassoio e usciamo, in modo che l’acustica ci permetta di goderci il nostro pasto in pace”. I progressi sono incerti. “Mi avevano detto che probabilmente non avrebbe mai parlato, ma oggi sono felice di poter smentire quelle parole, perché se stimolato correttamente, un pochino parla” spiega Anna.

A volte è complicato comunicare, Filippo si chiude in sé stesso e ascolta chi lo circonda, ma ciò che è difficile per lui è trasformare ciò che sa in suono, in parole, in messaggi verbali. “Il nostro obiettivo è aiutarlo a tirare fuori ciò che ha dentro, perché solo se impara a manifestare i suoi disagi attraverso le parole posso aiutarlo” continua Anna “a volte è complicato, si chiude a riccio e non riesco più a capire il problema”. Per fortuna esistono le canzoni. Ed esiste Caparezza, che piace tanto a mamma, papà e soprattutto a Fil.

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Quando ci si trova di fronte a difficoltà di comunicazione, spesso si scoprono nuove modalità per esprimersi. La capacità di Filippo di trovare un canale di comunicazione attraverso la musica dimostra quanto la creatività e l’inventiva umana siano straordinarie. La vita, così come la comunicazione, è un continuo adattamento e ricerca di soluzioni alternative.

I servizi sul territorio che si caratterizzano per la loro lentezza e inefficienza

In un Paese come il nostro, le lacune nei servizi per le famiglie con figli autistici sono ancora molte. Le tempistiche per le visite con gli specialisti possono essere estenuanti, e i trattamenti offerti nel sistema pubblico sono limitati, spesso concessi a singhiozzo. Una diagnosi rapida potrebbe essere rivoluzionaria e un intervento tempestivo potrebbe fare la differenza nell’acquisizione delle competenze. Come in molte altre situazioni della vita, anche nell’autismo le prime fasi sono fondamentali: partire in anticipo può fare la differenza nella costruzione di un percorso graduale ed efficace. Se si potesse intervenire prontamente, fornendo un supporto immediato e avviando un percorso costante, il bambino potrebbe acquisire consapevolezze utili per la sua autoregolazione.

L’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili (ANMIC) ha offerto una preziosa mano tesa alla famiglia di Filippo, aiutandoli a districarsi tra la burocrazia per garantire i diritti del bambino, dalla Legge 104 all’insegnante di sostegno a scuola.

Ma non è solo una questione di supporto burocratico. Imparare a conoscere l’autismo, a gestirlo, a non sovraccaricare o sovrastimolare il bambino, è essenziale sia per lui che per i genitori. Come in tutte le esperienze della vita, l’importante è essere consapevoli e pronti a adattarsi alle esigenze del momento. Ifilo non sopporta i luoghi rumorosi, sarà provvisto di cuffie; se l’orario di ingresso a scuola è caotico, cercheremo di arrivare prima. Come in molte situazioni della vita, il supporto tempestivo può portare a una maggiore consapevolezza e preparazione.