Quando i nostri figli ci chiedono “Mamma, cos’ha quello?” e noi genitori vorremmo scomparire dalla vergogna quando indicano qualcuno per strada.

I bambini e il loro indice: storie continue di momenti imbarazzanti e finto aplomb. A volte vorremmo legarglielo, quel ditino.

Stai leggendo Tragifamily non perderti altri contenuti di Wamily ATTIVA LE NOTIFICHE La genitorialità insegna, se si è fortunati, a conoscere meglio i propri limiti e a gestirli. Uno di questi è l’assoluta e fintissima impassibilità davanti a situazioni imbarazzanti. Non c’è genitore che non abbia qualche aneddoto da raccontare su questo tema.

Museo archeologico, interno giorno. Una madre osserva con la figlia la copia romana di una statua greca. Il museo è affollato. ” Mamma, cos’è quello? “, chiede la bambina di 4 anni indicando un punto inequivocabile. ” Uno scroto. ” Paesello sulle colline, la stessa madre con la stessa bambina passano davanti a dei tavolini all’esterno di un bar. Una coppia si tiene per mano. La bambina indica lui: ” Mamma, ma quello è papà? “, ” No, tesoro, gli somiglia ma non è papà “, allontanandosi in maniera lesta perché la donna della coppia ha improvvisamente lasciato la mano del compagno per guardarlo con stupore. Chissà se le è rimasto il dubbio.

Le piccole dita sempre pronte a indicare un punto, una persona, l’oggetto più improbabile. Vetrine definite “bruttissime”, persone bollate come “vecchissime, anche più di te!”. La mancanza di filtri dei bambini può diventare pesante da gestire. Soprattutto quando la loro attenzione si sposta sull’aspetto fisico degli altri e noi, adulti, vorremmo scomparire, ma dobbiamo mantenere la calma e dare spiegazioni semplici e dirette.

A volte vorremmo legarglielo, quel ditino. Magari non ce ne rendiamo conto, ma una delle frasi che ripetiamo più spesso è “Non indicare!”. Se ci pensiamo, però, è assurdo: i bambini chiedono a noi un’interpretazione del mondo e a due anni i deittici non sono il tuo forte, quindi…ditino puntato! A volte vorremmo legarglielo, quel ditino.

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Che poi, vai a capire perché non si può indicare. Forse perché, se ci vediamo additati, controlliamo subito di avere la cerniera dei pantaloni chiusa o che un uccello passando non abbia graziosamente lasciato cadere deiezioni sul nostro capo. Forse perché siamo insicuri, non lo so.

Montessori sosteneva che le mani fossero l’organo dell’intelligenza, ma tendiamo ad accettarlo solo quando i nostri figli fanno bigliettini colorati da regalarci. Bigliettini che speriamo sempre non richiedano l’uso eccessivo di tempere, colla e porporina, perché poi dobbiamo pulire.

Ma il ditino che indica, quando non inquisisce, ci provoca sempre un attimo di panico, bollato con il più classico dei “è cattiva educazione!”. E continuiamo a sperare che quei due ragazzi non si siano lasciati perché lei pensa che lui abbia una figlia segreta.