Il percorso di Luciano Spinelli: dalla sofferenza del bullismo all’affermazione di sé attraverso il coming out. “Da sempre consapevole della mia omosessualità, ho represso la verità per timore di essere giudicato”.

Il percorso di Luciano Spinelli: dalla sofferenza del bullismo all’affermazione di sé attraverso il coming out.

Luciano Spinelli, l’instancabile star del web dai numeri record, si confida con Wamily, ripercorrendo il tortuoso sentiero del suo passato. Un passato segnato dal bullismo, dalla necessità di accettare se stesso e dal coraggioso coming out ai genitori.

A sette anni, tutti desiderano il dolce tepore del divano e l’abbraccio rassicurante di un genitore che li trasporti a letto, ma nessuno vorrebbe confrontarsi con l’incomprensione dei propri compagni di scuola riguardo alla propria identità sessuale. Luciano non faceva eccezione, eppure è riuscito a superare quelle difficoltà iniziali, abbracciando un percorso di accettazione che lo ha portato infine a rivelare la sua verità.

I giudizi maligni dei bulli, attaccati a lui come un’etichetta indelebile, hanno lasciato un segno indelebile, ma è stato proprio in quel momento di solitudine nella sua cameretta che ha trovato la forza di iniziare a condividere video online con il mondo intero. Mentre nella vita reale si sentiva emarginato, nel mondo virtuale conquistava centinaia, migliaia, milioni di seguaci. La sua rivincita sul bullismo omofobico ha preso forma quando ha deciso di raccontare l’esperienza vissuta, un passo che ha portato al suo liberatorio coming out in un video con i suoi fan nel 2024.

Le sue parole, cariche di genuina naturalezza, raccontano un percorso di consapevolezza e accettazione di sé. “Ho sempre saputo di essere gay“, afferma, sottolineando la purezza del sentimento che lo ha accompagnato fin dall’infanzia, lontano dagli stereotipi e dai pregiudizi degli altri. La maturità di comprensione di sé è arrivata con il tempo, portando con sé la leggerezza di vivere senza paranoie e senza paura del giudizio altrui.

“Vivere a cuor leggero è venuto negli anni, quando ho imparato a vivere e basta“, afferma Luciano con saggezza, mettendo in luce la bellezza della vita e l’importanza di viverla senza paure e preoccupazioni e di essere giudicati.

A ventitré anni, Luciano è felicemente fidanzato da due, una conferma che la vita, alla fine, sorride a chi ha il coraggio di essere se stesso.

Qual era l’aspetto di Luciano da bambino?

 E così, nel labirinto delle avversità, ho trovato la mia strada grazie a una guida

Fin da bambino, ero consumato dalla voglia di esplorare mondi immaginari, di riscoprire la bellezza nascosta nelle pieghe della realtà e di narrare storie che potessero incantare chiunque le ascoltasse. La vita mi appariva come un palcoscenico su cui recitare la mia parte con entusiasmo e determinazione, ma crescendo ho dovuto confrontarmi con gli sguardi critici e le parole pesanti degli altri.

La mia natura estroversa e la gioia di essere al centro dell’attenzione sono state presto offuscate dalle asprezze del giudizio altrui, e ho finito per rinchiudermi in un guscio di introversa timidezza, almeno quando mi trovavo al di fuori dei confini familiari. In famiglia ero il solito Luciano, libero di essere se stesso senza remore o inibizioni.

Quando mi veniva attribuita l’etichetta di “gay” o sentivo altre parole sprezzanti nei miei confronti, provavo immediatamente un senso di rifiuto, come se quella definizione portasse con sé un’aura di negatività che mi avrebbe imprigionato in un ruolo estraneo alla mia vera identità. Non era un semplice “potresti essere gay, e non c’è nulla di male in ciò”, ma un giudizio carico di disapprovazione e pregiudizio. Era come essere accusato di un crimine, e la vergogna mi spingeva a respingere con tutte le mie forze quell’etichetta, temendo di essere considerato un errore agli occhi della società.

Col tempo ho imparato a domare le tempeste delle mie emozioni, ho imparato a non temere la verità dei miei sentimenti e a circondarmi di persone che mi amano per ciò che sono, senza etichette né preconcetti. Ho imparato ad accettare e a valorizzare la molteplicità delle sfaccettature che formano il mio essere, perché io sono e sarò sempre Luciano, e nessuna parola può ridurre la complessità della mia esistenza.

È un’esperienza triste dover mettere un’etichetta su un bambino, specialmente quando lui stesso non ha consapevolezza di essere etichettato.

L'omofobia e il bullismo sono ferite profonde che non possono essere guarite con superficiali scorciatoie.

Da bambino ero immerso in un mondo di meraviglie e di giochi, senza preoccupazioni su questioni complesse come l’orientamento sessuale. Ma oggi mi rendo conto di quanto il tempo dell’infanzia sia prezioso e debba essere preservato dalla fretta di crescere troppo in fretta. La pressione per capire e definire la propria sessualità fin da piccoli può causare traumi e confusione, impedendo un naturale e sereno percorso di scoperta di sé stessi.

In effetti, le etichette negative e le critiche infondate possono lasciare un segno profondo nei giovani, condizionandoli nell’età adulta. Sono convinto che il sostegno e l’incoraggiamento siano fondamentali per permettere a ognuno di esprimere il proprio potenziale e superare le difficoltà. Ho potuto constatare personalmente come il supporto della famiglia abbia fatto la differenza nella vita di mio fratello, permettendogli di superare le critiche e di dimostrare il suo valore.

La riflessione su queste dinamiche mi rende ancor più empatico verso gli altri e mi spinge a cercare di offrire sostegno e comprensione, anziché giudizi e pregiudizi. In un mondo in cui le persone sono spesso etichettate e giudicate in modo superficiale, è fondamentale promuovere un’atmosfera di accettazione e sostegno reciproco.

Qual è stata la tua esperienza durante gli anni della scuola elementare?

Mi resi conto che il suo consiglio andava ben oltre la sfera dei commenti su internet.

La figura della maestra Laura si staglia come un faro luminoso nelle nebbie della mia infanzia. La sua presenza, quanto mai rara in quegli anni difficili, ha rappresentato per me un porto sicuro, un rifugio dalla tempesta di pregiudizi e discriminazioni che incombevano su di me come nuvole minacciose. Grazie a lei, ho imparato a trovare conforto nell’arte e nella letteratura, a coltivare la mia vocazione creativa nonostante le avversità.

La scuola, in quegli anni, era un campo di battaglia dove si combatteva per affermare la propria identità, per difendere il proprio diritto a esistere senza essere giudicati con durezza e ingiustizia. Gli sguardi beffardi dei miei compagni di classe, i commenti sprezzanti, le parole taglienti come lame affilate: tutto sembrava desttino a farmi sentire insignificante e inadeguato. Ma Laura, con la sua gentilezza e il suo sostegno, ha fatto germogliare in me la consapevolezza che non ero solo un bersaglio da colpire, ma un individuo unico, con le proprie passioni e interessi. Mi ha insegnato a resistere, a credere in me stesso nonostante tutto, e a cogliere la bellezza anche nei momenti più bui.

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Con il passare del tempo, ho capito che quegli anni non sono stati solo un periodo di sofferenza, ma anche di crescita e scoperta. Le difficoltà che ho affrontato mi hanno forgiato, mi hanno reso più forte e determinato nel perseguire i miei sogni. Ogni disegno che ho realizzato, ogni parola che ho scritto, è stato un atto di ribellione contro chi voleva piegarmi, un grido di libertà e autenticità.

E così, nel labirinto delle avversità, ho trovato la mia strada grazie a una guida preziosa che mi ha insegnato a guardare oltre le apparenze e a abbracciare la bellezza nascosta in ogni ostacolo. La lezione di Laura è stata un dono prezioso che porto con me, un faro luminoso nella notte dell’incertezza, un’ancora di salvezza nelle acque burrascose della vita.

Qualcuno ti stava difendendo?

Non posso incolpare nessuno per quel che è successo, perché eravamo solo dei ragazzi, ancora in cerca della nostra identità e del nostro posto nel mondo. È difficile per chiunque prendere le difese di chi viene emarginato, perché c’è sempre il rischio di finire emarginati a propria volta. Eppure, durante gli anni delle scuole medie, finalmente ho trovato un vero amico, il mio migliore amico, che è riuscito a capire la mia situazione senza bisogno di spiegazioni. La sua difesa non si è basata su negazioni o giudizi, ma sulla semplice richiesta di smetterla e lasciarmi in pace. È stata l’unica persona a prendermi sinceramente sotto la sua ala protettiva durante quegli anni di scuola, e mi dispiace profondamente che oggi le nostre strade si siano allontanate.

E’ un peccato che a volte le persone che sono realmente importanti per noi durante l’adolescenza scompaiano dalla nostra vita quando entriamo nell’età adulta. Ma è inevitabile che ciò accada: le nostre strade si dividono, ciascuno intraprende il proprio cammino e le persone che erano una presenza costante diventano solo un ricordo lontano.

Ti sentivi solo, quindi hai deciso di fare qualcosa per cambiare la situazione.

Un “abbastanza” si sarebbe potuto dire riguardo al fatto che non ero mai stato particolarmente popolare a scuola. Eppure, le relazioni umane sono complicate e spesso ingannevoli, come quelle trame sottili che si intrecciano nei romanzi di Balzac o Dostoevskij. La scoperta del mio interesse per un compagno di classe rappresentò un punto di svolta negativo, un nodo che si annodò inaspettatamente nelle relazioni con i miei coetanei. Si sa, la vita è fatta di imprevisti, di intrecci che non si possono prevedere, come fili narrativi nelle mani di un dio giocatore. E così, mi ritrovai a osservare da lontano la vivace compagnia, mentre venivo escluso dai loro giri e dalle loro confidenze. Ma forse, è proprio in questi momenti di solitudine involontaria che si plasmano le basi della nostra saggezza e della nostra forza interiore.

Hai mai avuto più di un’esperienza di incontro con i tuoi ex bulli o compagni che ti prendevano in giro?

Nell’intimità dei miei pensieri, rifletto spesso su come il giudizio degli altri può influenzare il nostro percorso di vita. Da bambino, ho vissuto l’esperienza di essere considerato un emarginato, un “sfigato” destinato a non fare nulla di significativo. Ma ora, guardandomi indietro, posso constatare con orgoglio quanto ho realizzato nonostante quei pregiudizi.

La vita è fatta di quei momenti in cui dobbiamo lottare con i giudizi altrui e con le aspettative che hanno su di noi. Eppure, alla fine, siamo solo noi stessi a determinare il nostro destino. È importante ricordare che la felicità e il successo non devono essere misurati sulle scale degli altri, ma piuttosto sulla base delle nostre personali conquiste e soddisfazioni.

E così, pur contemplando il pensiero delle persone che mi hanno sottovalutato, preferisco focalizzarmi sulla gioia che provo nel guardare alle mie conquiste. La vita è una continua lotta contro i pregiudizi e le aspettative esterne, ma è anche la storia di come possiamo superarli e realizzare il nostro potenziale.

Quando nel 2024 hai fatto coming out in un video, non avevi paura di rivivere il bullismo vissuto da piccolo? – Hai avuto timore di rivivere le esperienze di bullismo vissute durante l’infanzia quando hai deciso di fare coming out in un video nel 2024?

Era come se avessi finalmente compreso il concetto di diversità come una ricchezza, anziché come un motivo di disagio o isolamento. La vita, mi rendevo conto, è fatta di una pluralità di esperienze, di voci, di colori, e ognuno di noi porta con sé la propria unicità. Accettare se stessi diventava quindi un atto rivoluzionario, un gesto di ribellione contro gli stereotipi e le convenzioni che cercano di imprigionare l’individualità.

Era proprio in questo momento che ho capito che la mia identità sessuale non doveva definire chi fossi, ma semplicemente rappresentare una delle sfaccettature del mio essere. Come individui, siamo fatti di molteplici strati, di molte storie intrecciate insieme, e la mia omosessualità era solo una di queste storie.

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Tutto questo mi faceva riflettere sulle tante altre forme di diversità presenti nel mondo, sulle tante battaglie ancora da combattere per l’accettazione e l’inclusione di ognuno, indipendentemente dalle proprie differenze. Accettare se stessi diventava dunque un modo per aprire la strada all’accettazione degli altri, alimentando un circolo virtuoso di comprensione e rispetto reciproco.

La vita, mi dicevo, è una danza in cui ognuno porta il proprio passo unico, e l’importante è trovare il coraggio di ballare, fieri della propria autenticità.

Ti preoccupavi all’idea di rivelarlo ai tuoi genitori?

Quando decisi di svelare la verità ai tuoi genitori, quei due esseri che ti hanno visto crescere, c’è sempre quell’agitazione di fondo, un brivido che scorre lungo la colonna vertebrale. I miei genitori, nonostante la loro mente aperta, non mi hanno reso facile confessarmi. Ricordo di aver pianto tanto, non per timore, ma per un senso di liberazione, come se stessi lasciando cadere un enorme peso dalle spalle. Dire ad alta voce una verità per cui ti sei sentito sbagliato per così tanto tempo è come aprire un vaso colmo di emozioni relegate nel silenzio per anni e anni, ed ecco che il vaso si rompe e tutto crolla. So che non tutti hanno la fortuna di trovare una comprensione simile da parte dei propri genitori. Ecco perché non mi stancherò mai di ripetere che il coming out non è obbligatorio e soprattutto non è necessario farlo in famiglia. Arriverà il momento giusto per ognuno di noi, quel momento in cui ci sentiremo pronti ad aprirci e l’emozione che ne scaturirà sarà travolgente.

La vita è fatta di momenti come questi, di svelamenti personali che ci mettono di fronte alla nostra vera essenza. E non c’è un’unica strada da seguire, ognuno di noi percorre il proprio cammino verso la verità, verso la libertà di essere se stessi. E quando finalmente ciò accade, è come se le catene che ci hanno tenuto prigionieri per tanto tempo si spezzino, permettendoci di librare in alto verso nuovi orizzonti, verso una vita autentica e genuina.

Qual è l’importanza di affrontare pubblicamente argomenti come il bullismo e il coming out?

Quando ho iniziato a raccontare la mia storia, non avrei mai immaginato l’impatto che avrebbe avuto sulle persone. I genitori venivano da me per ringraziarmi, commossi dal fatto che i loro figli si fossero finalmente aperti con loro dopo aver visto i miei video o letto i miei libri. È stato un momento di grande emozione, che mi ha fatto comprendere appieno il potenziale che ognuno di noi possiede, anche a soli 17-18 anni.

Il mio intento era di mostrare come le esperienze negative che ho vissuto mi hanno plasmato come persona, e come questo possa essere un insegnamento prezioso per i giovani che stanno attraversando situazioni simili. Ho sempre cercato di trasmettere loro il messaggio che, nonostante tutto, esistono anche momenti di gioia e rivincite.

Rivedere molte di queste persone, che un tempo si sentivano perse e infelici, trasformate in individui forti e sicuri di sé, è stato per me motivo di grande orgoglio. Non pretendo di aver avuto un ruolo determinante in questo cambiamento, ma mi fa piacere pensare di aver potuto trasmettere loro alcuni valori e consigli utili. Oggi, sono felice di sapere che molte di queste persone vivono appieno le loro vite, con una nuova consapevolezza di sé. Vivono, e questo è tutto ciò che conta.

E così, in questo viaggio alla ricerca di senso e rinascita, ho trovato un modo per essere di sostegno ad altri, rendendomi conto di quanto sia grande il potere delle parole e delle esperienze condivise. La vita, a volte, ci mette di fronte a dolori e difficoltà, ma è proprio da queste prove che possiamo trarre forza e crescita interiore, trasformandoci in individui più consapevoli e resilienti.

C’è ancora una presenza diffusa di comportamenti omofobici tra i giovani adolescenti?

In effetti, bisogna ammettere che la mentalità della società moderna si è evoluta rispetto al passato, ma al contempo restano ancora molte sfide da affrontare. Nella mia esperienza quotidiana cerco di contribuire affinché si realizzino miglioramenti reali. È innegabile che molti giovani siano ancora fortemente condizionati dalle mentalità familiari arcaiche. L’omofobia e il bullismo sono ferite profonde che non possono essere guarite con superficiali scorciatoie. Fortunatamente, però, c’è chi finalmente decide di prendere posizione e battersi per portare un cambiamento concreto.

Quali sono gli effetti che il bullismo ha avuto su di te?

In una fredda giornata d’inverno, mi ritrovai a riflettere sulla mia grande sensibilità, quasi come se fosse un mantello leggero e delicato che mi avvolgeva. In passato, questa caratteristica mi era sembrata un difetto, un’impalcatura fragile che non sapevo come sostenere. Ma con il passare del tempo ho imparato a vedere la sensibilità come un dono prezioso, capace di svelarmi nuances nascoste della vita.

Essere sensibile significa essere permeabili alle emozioni altrui, lasciarsi attraversare dai colori e dalle sfumature del mondo circostante. È come essere un albero con le radici profonde nella terra, in grado di percepire anche il più lieve soffio del vento. Questa connessione profonda con le altre persone mi ha insegnato a comprendere meglio il dolore e la gioia altrui, trasformando la mia sensibilità in un ponte di empatia.

Questo dono, tuttavia, non è privo di sfide. Essere sensibile significa essere vulnerabili alle ferite emotive, come fiori delicati esposti ai capricci del tempo. Ma proprio questa vulnerabilità ha reso il mio lavoro profondamente significativo. La capacità di percepire le sfumature dell’anima umana mi ha permesso di trasformare emozioni in arte, di catturare la bellezza e la fragilità della vita attraverso il mio lavoro.

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Eppure, nonostante la mia sensibilità, non ho mai permesso ai commenti negativi sui social di abbattermi. Ho imparato a proteggere la mia delicatezza senza chiudermi al mondo esterno, a navigare tra le acque burrascose della rete senza smarrire la bussola della mia autenticità.

In fondo, la sensibilità è come un prisma che disperde la luce in mille colori: può causare dolore, ma è anche fonte di ispirazione e comprensione. E io, come un artista della vita, continuo a dipingere con i colori della mia sensibilità, cercando di cogliere la bellezza nascosta in ogni sfumatura dell’esistenza.

Probabilmente avevi già sviluppato una solida e resistente corazza…

Era una notte di pioggia quando mi ritrovai a riflettere sulle parole di mia madre, immerso nella solitudine del mio appartamento. Mi resi conto che il suo consiglio andava ben oltre la sfera dei commenti su internet. La vita stessa è costellata di momenti negativi, di critiche e delusioni che rischiano di offuscare tutte le belle esperienze che abbiamo vissuto.

Ricordai le volte in cui un fallimento mi aveva fatto dimenticare tutte le vittorie precedenti, o quando una parola tagliente aveva offuscato il calore di mille gesti amorevoli. Mia madre aveva sempre insistito sul ricordare i mille positivi, sulla capacità di trovare gioia nelle piccole cose anche quando tutto sembra andare storto.

Mi resi conto che applicare questo principio alla mia vita avrebbe significato ridefinire completamente il mio modo di affrontare le difficoltà. Come un personaggio calviniano alle prese con le molteplici realtà, avrei dovuto essere capace di cogliere la bellezza nascosta dietro ogni sconfitta, la luce che filtra tra le nuvole più cupe.

Così decisi di guardare oltre i commenti negativi e concentrarmi sui mille positivi che la vita mi offriva ogni giorno. E mi resi conto che, proprio come i commenti su internet, anche le difficoltà e le critiche andavano scemando, diventando sempre meno importanti di fronte alla ricchezza delle esperienze positive che la vita mi riservava.

Visualizzi il successo come una vittoria contro il passato?

Nel corso della mia vita, ho imparato che le sfide non sono solo un confronto con gli altri, ma soprattutto un confronto con noi stessi. Ogni obiettivo raggiunto diventa solo un punto di partenza per il successivo, una tappa di un lungo viaggio verso la realizzazione personale. Ecco perché, in fondo, la vera vittoria non sta nel superare gli avversari esterni, ma nel superare i limiti interni, nel dimostrare a se stessi di essere capaci di più di quanto si creda.

La vita è fatta di continue sfide, di nuove situazioni che ci mettono alla prova e ci spingono a superare i nostri limiti. La rivincita diventa così un modo di vivere, un’attitudine di fronte alle avversità che ci consente di crescere, di evolvere, di diventare sempre migliori versioni di noi stessi.

E così, dopo ogni vittoria personale, non c’è spazio per la presunzione o l’arroganza, ma solo per la consapevolezza che si è superato un altro ostacolo sulla strada della propria realizzazione. E la bellezza di questa sfida non sta tanto nel traguardo finale, ma nel percorso stesso, fatto di impegno, determinazione e resilienza. Ognuno di noi ha la capacità di trasformare la rivincita in una vittoria personale, basta avere la fiducia e il coraggio di mettersi in gioco, di sfidare se stessi in un percorso senza fine di crescita e miglioramento.

Qual è il tuo prossimo obiettivo da raggiungere?

Mi ritrovo immerso nelle profondità della mia esistenza, alla ricerca di una serenità che vada oltre le convenzioni e le aspettative esterne. La felicità, per me, non è solo un obiettivo da raggiungere, ma un sentimento da coltivare con cura, come un giardiniere paziente che osserva le proprie piante fiorire.

Nella nostra frenetica società moderna, spesso ci troviamo a inseguire obiettivi imposti da altri, senza mai interrogarci sulle nostre vere necessità e desideri. Eppure, è proprio nella ricerca della nostra personale serenità che possiamo scoprire cosa veramente ci fa sentire vivi e appagati.

Così, mi ritrovo a scrutare nel profondo di me stesso, alla ricerca di quei tesori nascosti che mi porteranno verso una serenità autentica e duratura. E, mentre mi avventuro in questo viaggio interiore, mi rendo conto che la vita non è solo una serie di mete da raggiungere, ma anche un’opportunità per approfondire la nostra conoscenza di noi stessi e del mondo che ci circonda.

Solo quando avremo compreso appieno la natura e l’origine della nostra personale serenità, potremo iniziare a porci nuovi obiettivi, guidati dalla consapevolezza dei nostri veri bisogni e aspirazioni. E così, il cammino verso la felicità diventa un viaggio senza fine, un’opportunità continua di crescita e scoperta.