Il Papa si rivolge agli Stati Generali della natalità e afferma che “la famiglia non rappresenta un problema, ma piuttosto costituisce una parte essenziale della soluzione”

Il Papa si rivolge agli Stati Generali della natalità e afferma che “la famiglia non rappresenta

Nel fervore dell’evento dedicato alla crisi demografica, il Santo Padre si è alzato dal palco, e le sue parole hanno oscillato tra la denuncia della precarietà che avvolge i giovani e l’ardente richiesta di interventi politici che possano ristabilire un equilibrio sociale.

Ma da dove nasce questa precarietà che logora il futuro dei giovani e indebolisce la prospettiva di una crescita demografica? E quali sono le implicazioni di questa incertezza nel processo decisionale di diventare genitori? È innegabile che queste domande siano il frutto di una società sempre più distorta.

Il Papa ha avuto l’ardire di svelare una verità scomoda: la nascita di figli è diventata un peso anziché un dono condiviso; è un’imposizione che grava sulle spalle delle famiglie anziché essere un valore riconosciuto e sostenuto da tutti. Questa precarietà, accentuata dalla solitudine e dall’assenza di solidarietà, si traduce in un’erosione lenta della vita comune e in una rinuncia ad esistenze condivise, per adottare uno stile di vita solitario e isolato.

E così, sono soprattutto i giovani a subire le conseguenze di questa crisi: costretti a trovare il proprio sostentamento e a delineare il proprio avvenire in un’atmosfera di incertezza e precarietà. E le donne, le più colpite, si trovano ad affrontare il dilemma tra carriera e maternità, oppure a soccombere sotto il peso delle responsabilità familiari.

Il Papa non ha esitato a sottolineare la distorsione del mercato libero, che senza adeguate restrizioni sfocia in disuguaglianze sempre più esasperanti, e ha lanciato un appassionato appello al cambiamento di mentalità. La famiglia, ha ribadito con fermezza, non è la causa del problema, ma potrebbe essere la chiave per risolverlo.

La sua voce si è levata, pacata ma vibrante, a esortare la società a non arrendersi al compromesso, ma a scommettere sulle famiglie, sui bambini, sui giovani. È giunto il momento di guardare avanti con coraggio e di adottare politiche lungimiranti che possano unire la società verso un futuro più equo e sostenibile.