Hannah Megan, la madre gentile che si oppone alle punizioni e ai compiti. Secondo l’esperto, la mancanza totale di regole non favorisce lo sviluppo dei bambini.

Hannah Megan, la madre gentile che si oppone alle punizioni e ai compiti. Secondo l’esperto, la

Le scelte di Hannah Megan hanno suscitato numerosi commenti e riflessioni sulla genitorialità gentile e sull’educazione domestica. La decisione di non far frequentare la scuola alle sue figlie e di adottare un approccio non punitivo e senza premi ha diviso l’opinione pubblica, alimentando un acceso dibattito sulle modalità di crescita e formazione dei bambini.

Il pedagogista Luca Frusciello ha sottolineato come l’approccio di Megan possa essere considerato un esperimento interessante, ma ha anche evidenziato la complessità di educare i propri figli al di fuori del tradizionale contesto scolastico. Ha invitato a non sottovalutare l’importanza dell’istruzione formale e dell’interazione sociale con altri coetanei, sottolineando che la scuola offre non solo apprendimento accademico ma anche un’importante opportunità di crescita emotiva e relazionale.

Le scelte di Hannah Megan pongono importanti quesiti sulla natura stessa dell’educazione e sulla sua relazione con la libertà individuale. In un mondo sempre più orientato verso la standardizzazione e la valutazione basata su criteri prestabiliti, l’approccio gentile proposto da Megan può essere visto come una ribellione al sistema educativo tradizionale, che mette in discussione i presupposti stessi su cui si basa l’istruzione e la formazione delle nuove generazioni.

La vita, come l’educazione, non può essere ridotta a rigide regole e schemi prestabiliti. Ogni individuo porta con sé la propria unicità e complessità, e spesso ciò che funziona per uno potrebbe non funzionare per un altro. È importante cercare di comprendere le diverse prospettive e approcci all’educazione, senza chiudersi in posizioni dogmatiche o preconcette. L’educazione, come la vita stessa, è un viaggio in continua evoluzione, fatto di esplorazione, scoperta e adattamento alle sfide che si presentano lungo il cammino.

Come praticare il “gentle parenting” secondo le idee di Hannah Megan

La vita è fatta di scelte, e la libertà di compierle è un privilegio.

In una fredda giornata di dicembre, Megan si trovava seduta al tavolo della sua cucina a Londra, immersa nella routine domestica. Mentre rispondeva alle domande dei suoi amici sui social, si mise a riflettere sulla genitorialità gentile, concetto che stava sperimentando con i suoi figli. La pioggia picchiettava contro la finestra, creando un sottofondo rilassante al suo pensiero.

Megan, giovane madre di due figli, aveva abbracciato da tempo l’idea di vivere senza premi e punizioni, convinta che questo modo di approcciarsi alla genitorialità rendesse le relazioni più autentiche e genuine. Alzando gli occhi dallo schermo del suo telefono, rifletté su quanto fosse importante non dover sempre stare sull’attenti quando si ha a che fare con gli altri, sia che si tratti dei propri figli che delle relazioni nella vita di tutti i giorni. La manipolazione, secondo Megan, non avrebbe dovuto avere spazio nelle relazioni umane.

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La 34enne londinese era consapevole che la sua scelta educativa non fosse convenzionale, ma era convinta che esistessero soluzioni alternative per sostituire le punizioni. “Conseguenza naturale”, questo era il concetto che Megan sfruttava per far comprendere ai suoi figli le conseguenze delle loro azioni. Non c’era bisogno che lei facesse niente, lasciava che fossero le azioni stesse a parlare, narrando per far capire meglio come determinati comportamenti avessero causato determinati risultati. Tale approccio permetteva ai bambini di comprendere appieno le conseguenze delle proprie azioni, senza ricorrere a minacce o castighi.

“Non è che io voglia essere sempre dolce e carina con loro”, rifletteva Megan, “ma credo che uno degli strumenti più potenti che abbiamo per modificare i comportamenti sia il senso di colpa, quello spontaneo e naturale”. E in quel momento, mentre la pioggia batteva contro il vetro, Megan si rese conto di quanto fosse cruciale educare i propri figli in un modo che li preparasse non solo a rispettare le regole, ma a comprendere le conseguenze delle loro azioni in modo profondo e autentico.

Nelle sue riflessioni, Megan si ritrovava a pensare non solo alla genitorialità gentile, ma anche alle relazioni quotidiane e al modo in cui ognuno di noi interagisce con gli altri. Le parole, le azioni, i comportamenti, tutto ha delle conseguenze che vanno comprese in modo naturale e spontaneo, senza ricorrere a minacce o punizioni. Era questo il pensiero che circolava nella mente di Megan, mentre il ronzio della vita quotidiana si mescolava con il rumore della pioggia invernale.

E così, immersa nei suoi pensieri, Megan continuò a condividere la sua esperienza di genitorialità gentile con gli amici online, consapevole che ogni parola e ogni gesto avrebbero avuto le proprie conseguenze nella grande danza della vita.

sulla riforma dell’istruzione in Italia

 Questa scelta educativa incarna il desiderio di offrire alle figlie una visione ampia e aperta

Nel dibattito si è inserito il pedagogista Frusciello, che ha evidenziato come l’errore nelle parole della madre sia più di natura linguistica che di contenuto.

“La madre afferma che le figlie imparano attraverso le conseguenze naturali, cioè sperimentando qualcosa e, se sbagliano, lei non interviene, lasciando che siano gli eventuali eventi negativi a insegnare loro che quel gesto non è corretto, e poi fornisce un riscontro emotivo spiegando come si è sentita,” commenta il pedagogista. “Ma tutto ciò non rappresenta né un premio né una punizione, bensì una relazione. Concettualmente corretto, ma non è esatto dire che la madre lasci completa libertà alle figlie, perché nel fornire un riscontro sta comunque guidandole (pur senza manipolarle). Siamo tutti concordi nel evitare di essere troppo controllanti e soffocanti verso i bambini, nel permettere loro di esprimersi e sperimentare in autonomia, come ci insegna anche l’approccio montessoriano, ma è naturale che la guida dell’adulto rimanga, come succede anche per queste madre. Si tratta quindi di un concetto sano, viziato da un difetto linguistico, non di contenuto.” Il mio pensiero su questa questione mi porta a riflettere sul concetto di libertà ed educazione. Che sarebbe la vita senza il retaggio della nostra educazione? Quanta libertà viene concessa ai bambini, e quanto tempo si trascorre a guidarli? Vivere l’istante può portare anche a delle esperienze esaltanti, come quella della bambina che affronta il percorso in zipline. La vita è fatta di scelte, e la libertà di compierle è un privilegio.

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L’insegnamento domiciliare praticato dalla madre di 34 anni

Tale approccio permetteva ai bambini di comprendere appieno le conseguenze delle proprie azioni, senza ricorrere a

Nel momento in cui la primogenita vide la luce per la prima volta, Megan si rese conto che l’istruzione tradizionale forse non sarebbe stata la scelta migliore per la figlia. Fu così che decise di non iscriverla a scuola e di adottare un piano di istruzione domiciliare, estendendolo poi alle due sorelle più piccole. Questa scelta venne accompagnata da una filosofia educativa basata sull’idea di libertà, dando alle figlie la possibilità di decidere se voler frequentare la scuola o meno. Tuttavia, fino a ora, la risposta delle figlie è stata un netto “no!”.

L’approccio educativo di questa donna di trentaquattro anni è innovativo e si distacca nettamente dai canoni tradizionali. Si concentra su un apprendimento più pratico che teorico, incoraggiando le figlie a imparare attraverso l’esperienza diretta. Quando viaggiano, le ragazze possono mettere in pratica la matematica convertendo le valute, esercitarsi in nuove lingue e studiare geografia, religioni e culture dei luoghi che visitano. In questo modo, l’educazione delle figlie si svolge all’interno della vita stessa, senza confini rigidi e con la possibilità di trarre insegnamenti da ogni situazione.

Questa scelta educativa incarna il desiderio di offrire alle figlie una visione ampia e aperta del mondo, consentendo loro di apprendere in modo non convenzionale, ma estremamente signficativo. Si tratta di un approccio che valorizza la curiosità e la sperimentazione, insegnando alle figlie a guardare oltre i libri di testo e ad aprirsi a nuove prospettive. In un’epoca in cui l’istruzione è spesso considerata come un processo rigido e standardizzato, l’approccio di Megan offre un’alternativa che pone al centro l’individualità e l’esplorazione autentica.

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sulla nuova metodologia educativa per l’infanzia

Nella modernità, la questione dell’istruzione e della socializzazione dei giovani è argomento di vivace dibattito. Il pedagogista Frusciello, illuminato dalla sua vasta esperienza, ci ricorda che non possiamo permettere ai bambini una libertà totale, poiché essi crescono immersi in una realtà fatta di norme sociali e valori familiari. L’educazione è il percorso attraverso il quale i giovani devono trovare la propria identità e apprendere a confrontarsi con le piccole frustrazioni della vita quotidiana, che sono inevitabili. È attraverso il confronto con le autorità, come gli insegnanti, che i bambini imparano a gestire situazioni scomode e a trovare il proprio equilibrio interiore.

La famiglia stessa è soggetta a continui cambiamenti: da un’istituzione basata su regole rigide, si è trasformata in un ambiente affettivo, e adesso sta emergendo un nuovo modello basato sull’individualità di ciascun membro, con il fine di educare in modo positivo e gentile. Questo scenario ci mostra una società in costante mutamento, e ci pone di fronte alla necessità di adattarci a esso. L’idea romantica di isolare il bambino, come proposto da Rousseau, per proteggerlo dalla corruzione del mondo esterno e consentire l’emergere della sua autenticità non è più praticabile. La società evolve, e noi dobbiamo procedere con essa, cercando di trovare il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione nell’educazione dei giovani.