Genitori e figli: l’importanza dell’innata motivazione a giocare insieme per divertirsi e favorire la crescita familiare.

Genitori e figli: l’importanza dell’innata motivazione a giocare insieme per divertirsi e favorire la crescita familiare.

Quando parliamo di gioco, non dobbiamo limitarci a pensare solo alle attività ludiche dei bambini, ma dobbiamo considerare che il desiderio di giocare è parte integrante della natura umana, presente sin dai primi istanti di vita. Il gioco non è solo un passatempo, ma un modo per esplorare il mondo, per interagire con gli altri e per sviluppare le nostre capacità cognitive e relazionali.

La teoria dell’esperto Colin Trevarthen ci porta a riflettere su come fin dal momento della nascita siamo orientati a cercare compagnia, a coinvolgere gli altri in interazioni giocose. Il genitore non è solo colui che ci protegge e ci nutre, ma anche un compagno di giochi, una presenza che ci aiuta a scoprire il mondo attraverso il divertimento e l’emozione.

Questa ricerca attiva del coinvolgimento è evidente fin dai primi mesi di vita, quando i bambini e i loro genitori si scambiano sorrisi, risate e gesti affettuosi, creando un legame giocoso che va oltre il semplice bisogno di cura. Il sorriso sociale diventa così un’arma potente per instaurare e mantenere relazioni con gli altri, un modo per coinvolgere emotivamente chi ci sta intorno.

La gioia del gioco permette ai bambini di esplorare il mondo e di sviluppare le proprie competenze in un clima di sicurezza e affetto. Ma anche da adulti, non dovremmo dimenticare l’importanza di concederci momenti di gioco e di condivisione, perché il desiderio di giocare e di connettersi con gli altri resta una parte indelebile della nostra umanità.

Coinvolgimento e divertimento nella partecipazione a attività coinvolgenti e divertenti.

Ma cosa spinge l'uomo a cercare il gioco in modo così ossessivo, sin dall'infanzia?

A volte sembra che la gioia del gioco sia nella ricerca di qualcosa di sempre nuovo ma sappiamo che spesso ciò che più ci diverte è proprio la rassicurante ripetizione di schemi conosciuti. Forse questo è una sorta di metafora della vita, sempre in bilico tra la ricerca di emozioni nuove e l’abbraccio delle abitudini e delle cose note.

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Ecco quindi che anche nei giochi dei bambini troviamo una sorta di equilibrio tra l’innovazione e la tradizione, tra l’avventura e la protezione. Forse anche noi adulti, nella nostra incessante ricerca di sorprese e novità, troviamo conforto e divertimento nella ripetizione di schemi noti e rassicuranti.

Il gioco del cucú è solo uno dei tanti esempi di come la relazione tra adulti e bambini sia un terreno fertile per esplorare le complesse dinamiche dell’interazione umana. In fondo, anche nella vita di tutti i giorni, siamo continuamente impegnati a giocare con gli altri, manipolando le aspettative e sperimentando il piacere della sorpresa, in un eterno equilibrio tra la novità e la familiarità.

Giocare per sviluppare abilità e competenze durante la crescita

 Questa ricerca attiva del coinvolgimento è evidente fin dai primi mesi di vita, quando i

Innanzitutto, va detto che il gioco, fin dai primi istanti della nostra esistenza, riveste un’importanza vitale. È un aspetto fondamentale della nostra crescita e del nostro apprendimento, in grado di plasmare la nostra psiche e modellare il nostro rapporto con il mondo. Ma cosa spinge l’uomo a cercare il gioco in modo così ossessivo, sin dall’infanzia?

Il gioco, è molto più di semplice divertimento: è attraverso di esso che impariamo a tollerare le emozioni, a confrontarci con la paura e la noia, a esplorare i confini della nostra stessa capacità emotiva. Il lanciare un bambino in aria e riprenderlo al volo non è solo un gesto di affetto, ma anche un esperimento al limite della paura e della fiducia. E il solletico, che può diventare gioco finché non supera la soglia di tolleranza di chi lo riceve, è un vero e proprio allenamento emotivo.

Ma il gioco non è solo un raffinato laboratorio emotivo: è anche una palestra per la mente, un campo di addestramento per nuove strategie di adattamento all’ambiente. Attraverso di esso, ci esponiamo a piccoli rischi, sperimentiamo nuove modalità di essere e agire, e ci alleniamo a fronteggiare un mondo mutevole e imprevedibile. Proprio grazie al gioco, impariamo a negoziare e comunicare con gli altri, a costruire significati condivisi e a costruire ponti verso la società e la vita culturale.

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Studiando il gioco, ci rendiamo conto di quanto sia radicata in noi l’impulso a cercare momenti di condivisione emotiva e interazione complessa. Nei giochi dei bambini, vediamo la nascita di nuove modalità di pensare e agire, ma soprattutto assistiamo alla costruzione di rapporti basati sulla cooperazione e sull’empatia.

Concedersi momenti di gioco, dunque, non è un capriccio infantile, ma un atto di nutrimento per la nostra crescita e la nostra creatività, a ogni età. Essa è una preziosa opportunità di scoperta e apprendimento, punto di partenza per una maturazione emotiva e relazionale che ci accompagnerà per tutta la vita. E, come in un gioco, dobbiamo essere pronti ad accettare la sfida, a esplorare nuove possibilità e a lasciarci sorprendere dalle infinite potenzialità che il gioco può offrirci.