Genitori denunciano il fatto di un bambino autistico lasciato da solo nel cortile della scuola

Genitori denunciano il fatto di un bambino autistico lasciato da solo nel cortile della scuola

In un soleggiato cortile di scuola, il bambino autistico di 9 anni si trovava solo, appoggiato alla rete, con lo sguardo perso nell’orizzonte indefinito dei giochi dei suoi compagni. Il padre, giunto a prenderlo per portarlo alla terapia, lo scoprì abbandonato, privo di assistenza, in balìa dei pericoli che il mondo esterno poteva celare.

È un fatto sconcertante, che desta interrogativi sulla responsabilità e la cura che dovrebbero essere garantite a ogni fragile esistenza. La figura dell’insegnante di sostegno è fondamentale, di pari passo con quella dell’addetta Oepac, nel garantire la protezione e l’attenzione costante di cui il bambino ha bisogno. Ma, a sua volta, la questione si allarga: a cosa serve l’istruzione se non è accompagnata dalla vigilanza necessaria, se non si pone al centro di tutto la fragilità, l’attenzione verso chi ha bisogno di maggiore supporto?

Il dubbio rimane sulla maestra di sostegno, intenta in altre faccende dentro l’edificio scolastico, ignorando la presenza del bambino nel cortile. Come può accadere che ci sia tanto distacco tra la necessità di assistenza e la pratica quotidiana? E soprattutto, come è possibile che non vi sia stata alcuna risposta soddisfacente da parte delle istituzioni scolastiche, che dovrebbero essere le prime a garantire la protezione dei propri alunni?

Il caso diventa ancora più grave se si pensa ai precedenti simili che hanno coinvolto la stessa scuola. C’è un’allarmante ripetizione di situazioni che mettono in discussione la sicurezza e l’attenzione dedicata ai bambini con bisogni speciali. È necessario interrogarsi su come si possa prevenire il ripetersi di simili negligenze e su come garantire un trattamento adeguato a chi è più fragile e indifeso.

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La denuncia dei genitori è il segnale di una richiesta di attenzione e rispetto per la dignità e la sicurezza dei loro figli. Ma dovrebbe anche essere il grido di allarme che invita a riflettere sulle fragilità che ciascuno di noi può nascondere, e sulla necessità di una cura costante e attenta che non dovrebbe mai venire meno.