Francesca Bubba, un’attivista impegnata nella difesa dei diritti della maternità, parla della discriminazione dei genitori nella società e critica l’umorismo irrispettoso nei confronti dei bambini.

Francesca, con il suo sguardo determinato, si batte per un cambiamento culturale e strutturale che riconosca e valorizzi il ruolo della maternità nella società contemporanea. Le ingiustizie, a suo dire, partono dal sistema dei servizi per l’infanzia, spesso inadeguati e insufficienti a supportare le famiglie e a permettere alle madri di conciliare lavoro e cura dei figli. Questa situazione, insieme agli stereotipi obsoleti sulla maternità che considerano le donne quasi esclusivamente come figure di sacrificio e dedizione, crea un ambiente ostile per le giovani madri.

Il punto di vista di Francesca porta alla luce una realtà in cui le madri, nonostante tutti i progressi dell’ultima epoca, devono ancora combattere per affermare la propria identità e il proprio ruolo nella società. Questo suo impegno mi fa riflettere sulla complessità della vita quotidiana delle famiglie, costrette a confrontarsi con un sistema che ancora non riconosce appieno l’importanza delle donne come figure di cura e crescita dei figli.

Francesca Bubba, con la sua voce decisa e la sua determinazione, ci ricorda che essere madri oggi significa anche lottare per un cambiamento, per una società più inclusiva e consapevole del valore unico che ogni madre porta con sé. La sua storia è un esempio di come il quotidiano nasconda ancora nodi da sciogliere e barriere da superare, ma è anche un incoraggiamento a non arrendersi di fronte a difficoltà che sembrano insormontabili.

Qual è la storia di come hai scoperto la tua passione e dedizione per l’attivismo nell’ambito della maternità?

Mi sono resa conto che le mie esperienze di maternità, vissute in un contesto rurale e poi trasferite in un contesto urbano, possono rappresentare dei frammenti significativi della complessità e varietà della vita di tante donne. Ho così deciso di impegnarmi attivamente per dare voce a storie, emozioni, e sfide che spesso vengono ignorate o sottovalutate.

La vita, come un tessuto intricato, è fatta di molteplici fili che si intrecciano in un disegno complesso e sfaccettato. Ognuno di noi porta con sé frammenti di questa tela, esperienze uniche e irripetibili che contribuiscono a formare il disegno complessivo della nostra esistenza. Eppure, spesso questi frammenti vengono trascurati o ignorati, considerati senza valore o irrilevanti.

Nel mio impegno attivo per dare voce a queste storie, mi ritrovo ad intessere un nuovo disegno, a riconoscere e valorizzare ogni singolo filo nella sua unicità. La vita, nelle sue molteplici sfaccettature, merita di essere ascoltata e compresa in tutte le sue sfumature. E così, con il mio attivismo, mi adopero affinché ogni voce trovi il suo spazio, ogni frammento la sua rilevanza e ogni storia la sua importanza.

Qual è l’importanza di affrontare oggi i temi della maternità, della genitorialità e dei figli?

Nella rappresentazione comune, la madre devota è disposta a sacrificare ogni cosa per il bene del suo bambino, a mettere sempre al primo posto le esigenze altrui, a rinunciare a se stessa e alle proprie passioni. Questo modello di maternità è un ideale Nostra società, e spesso ciò che dovrebbe essere considerato un gesto eroico viene elevato a un obbligo, alimentando sensi di colpa e frustrazioni in chi non riesce a conformarsi a questo stereotipo.

Ma qual è il vero significato dell’amore materno? Essere madre non significa annullarsi, abdicare alla propria identità o sacrificare ogni singolo istante della propria esistenza per i figli. L’amore materno è un sentimento profondo, capace di grande generosità ma anche di fermezza e autonomia. La vera maternità è un equilibrio tra dedizione e autorealizzazione, è saper mettere i propri bisogni al pari di quelli dei figli, perché solo una madre piena e realizzata può essere davvero presente e amorevole con i propri piccoli.

Il mito della madre devota ha radici antiche e profonde, ma è importante smontare questo stereotipo sbiadito per lasciare spazio a una visione più autentica della maternità. Le madri non sono eroine sacrificabili, ma esseri umani complessi con desideri e bisogni propri. E insegnare ai figli l’importanza di un’autorealizzazione equilibrata e consapevole può essere uno dei doni più preziosi che una madre possa offrire loro.

Qual è il significato della maternità secondo te?

La maternità è come un viaggio attraverso un paesaggio in continua trasformazione, un’esperienza che porta con sé gioie, paure, dolori e speranze. È un percorso denso di significati e simboli, in cui ogni donna si trova a confrontarsi con se stessa e con il proprio destino.

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Ogni donna vive la maternità in modo unico, in base alle proprie esperienze, alla propria personalità e alle proprie aspirazioni. Per alcune, essere madre significa sentirsi realizzate e appagare il desiderio più profondo del proprio essere. Per altre, invece, la maternità può rappresentare un limite alla propria libertà e un peso da sopportare.

Ma la maternità è anche una forma di libertà, perché porta con sé la possibilità di creare, nutrire e proteggere una nuova vita. È un atto di coraggio e di amore, che apre le porte a un’esperienza di crescita interiore e di scoperta di sé.

Nella maternità si mescolano i colori vivaci della gioia e della felicità con le sfumature più scure della fatica e dell’incertezza. È un viaggio che porta con sé momenti di intenso dolore e di profonda paura, ma anche istanti di pura meraviglia e di grande gratitudine.

La maternità è un tema profondo e complesso, che attraversa le vite di milioni di donne in tutto il mondo. È un capitolo importante nel libro della vita di ogni donna, un capitolo che racchiude in sé infinite sfaccettature e sfumature, come un grande romanzo da scoprire e da vivere intensamente.

Come è cambiato il tuo approccio alla maternità dopo essere diventata madre? Quali sono le tue esperienze e sentimenti riguardo a questo ruolo?

Sogno da sempre di essere madre. La maternità è per me un desiderio intenso, un fuoco che arde nel profondo. E ora che sono la madre di Mattia Levi, posso dire che è ancora più straordinaria di quanto avessi mai immaginato.

Ma non posso ignorare le difficoltà che si frappongono tra me e la piena realizzazione della maternità. Non è tanto dentro le mura domestiche che riscontro ostacoli, quanto piuttosto all’esterno. Le barriere che limitano la nostra esperienza di maternità hanno radici profonde nella società, nella cultura e nelle istituzioni. Se solo si diffondesse una concezione più sana della maternità, se solo venisse messa in pratica, potremmo vivere in condizioni più favorevoli alla nostra autodeterminazione. La nostra vita non dovrebbe subire un rallentamento o, peggio ancora, uno stop a causa della nostra scelta di diventare madri.

La maternità è una sfida, ma anche una fonte inesauribile di gioia e realizzazione. Essa ci pone di fronte a innumerevoli interrogativi, a dubbi profondi sul nostro ruolo nel mondo e sul significato della vita stessa. Eppure, non c’è nulla di più straordinario che vedere crescere un figlio, accompagnarlo nei suoi primi passi, ascoltare le sue prime parole. È un’esperienza che ci arricchisce, che ci apre gli occhi su nuove prospettive, che ci spinge a guardare al di là di noi stesse e a confrontarci con l’infinita complessità dell’universo.

Ma questa straordinaria avventura è spesso ostacolata da pregiudizi, discriminazioni, mancanza di sostegno da parte della società. È qui che si rende necessaria una rivoluzione, un cambio di prospettiva che ponga al centro il diritto delle donne di vivere la maternità in modo pieno e libero da condizionamenti esterni. La maternità è una scelta individuale, ma deve essere sostenuta e incoraggiata dalla collettività, perché solo così potremo veramente realizzarci come madri e come donne.

Pensi che la descrizione comune della maternità sia distorta o tenda a uniformarla?

Partivo da lontano, da una passione che per me non è mai stata solo nutrimento, ma un vero e proprio piacere profondo: il cibo. Un piacere che, durante la gravidanza, è stato offuscato dalle nausee fortissime che mi tormentavano giorno e notte. Non riuscivo a mangiare né a bere, e persino le attività che amavo, come andare al mare, si trasformavano in un incubo. La gioia che avrei dovuto provare per la gravidanza tanto desiderata era offuscata da un costante malessere, e il cibo, solitamente fonte di piacere, era diventato una sfida quotidiana.

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Avevo sempre desiderato quella gravidanza, ma ora piangevo ogni giorno per il malessere che mi tormentava. Tutto intorno a me sembrava sottolineare la mia presunta ingratazza: dovevo essere felice, pensare solo al benessere del mio bambino. Ma come potevo essere felice quando il solo pensiero del cibo mi faceva stare male? E come potevo sorridere quando i miei tormenti erano così intensi?

La società sembrava impormi un’unica via da seguire: essere una madre felice, radiosa e in grado di trasmettere solo gioia al proprio bambino. Ma il mio corpo e la mia mente si ribellavano a queste aspettative irrealistiche. Sentivo di essere un’ebra solitaria costretta a confrontarsi con sentimenti di inadeguatezza e colpevolezza, ancor prima che mio figlio fosse nato.

Ho capito che la cosa migliore da fare era assecondare me stessa, circondarmi di silenzio e dare spazio ai miei sentimenti. E mio figlio, non ancora venuto al mondo, cresceva forte e sano, al di là delle aspettative della società. Dopo un periodo di difficoltà, è arrivata la pace.

E proprio queste esperienze mi hanno fatto riflettere su quanto la narrazione della maternità, ancor prima di diventare madre, possa risultare soffocante e dannosa. Le aspettative irrealistiche e l’idea che una madre debba essere sempre felice e radiosa fanno solo aumentare la pressione su di noi, impedendoci di vivere in modo autentico e sereno la nostra esperienza di maternità.

Quali sono i principali servizi che dovrebbero essere implementati per semplificare la vita delle mamme?

Nelle città del nostro tempo, si assiste a una rapida trasformazione dei servizi per l’infanzia. I classici asili nido e le scuole materne si trovano oggi immersi in una rete di servizi integrati che tengono conto delle esigenze delle famiglie moderne. Tuttavia, non basta garantire una semplice copertura, è necessario aumentare anche gli standard qualitativi di questi servizi.

La vita moderna, sempre più frenetica e impegnativa, richiede ai genitori di conciliare il lavoro con la cura dei figli. È dunque fondamentale garantire misure di welfare che consentano ai genitori di dedicare il giusto tempo ai propri figli, senza essere penalizzati sul lavoro. I congedi parentali, in questo senso, sono un passo necessario verso una società più attenta alle esigenze delle famiglie.

Ma non basta garantire servizi e misure materiali: è necessario anche creare gli spazi culturali e sociali adatti alle famiglie. Troppo spesso, i genitori si trovano a fronteggiare discriminazioni e ostacoli nel vivere la propria vita familiare all’interno della società. È essenziale che gli spazi culturali siano aperti anche alle famiglie, che le attività sociali siano fruibili da tutti, senza distinzioni.

Il cambiamento dunque non può essere solo sul piano materiale, ma deve avvenire anche sul fronte culturale. La società deve sfidare i propri pregiudizi e le proprie discriminazioni nei confronti dei genitori, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nella crescita e nell’educazione dei figli. Solo così potremo costruire una società veramente a misura di famiglie, in cui ogni individuo abbia la possibilità di realizzarsi pienamente, senza dover sacrificare né la propria carriera né la propria vita familiare.

Pensi che oggi stiamo osservando un aumento significativo della mancanza di tolleranza nei confronti della maternità?

In una società in cui il concetto di maternità viene ancora oggetto di pregiudizi e stereotipi, è difficile non cadere nella trappola del giudizio verso coloro che scelgono di diventare madri. Eppure, la maternità dovrebbe essere considerata come un atto di amore e di coraggio, non come un’opportunità per alimentare critiche e ironie prive di sensibilità.

La comicità che ruota attorno ai genitori e ai loro figli sembra spesso sfociare nell’irrispetto, dimenticando che dietro ogni genitore c’è un’esperienza unica e un prezioso impegno nell’educare e proteggere i propri figli. La tazza “un po’ la capisco la Franzoni” diventa così un simbolo di quanto sia diffusa e accettata un’ironia superficiale e spesso offensiva nei confronti della genitorialità.

Eppure, guardando oltre le apparenze, ci si rende conto che la maternità è una delle esperienze umane più straordinarie, capace di plasmare e trasformare la vita di una donna in modi inimmaginabili. La capacità di generare e nutrire la vita, di sacrificarsi e di crescere con i propri figli, dovrebbe essere celebrata e rispettata, non ridotta a stereotipi e battute superficiali.

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Forse dovremmo imparare a guardare oltre le barriere delle convenzioni sociali e a riconoscere il valore e la bellezza della maternità in tutte le sue sfaccettature, senza cadere nel tranello del giudizio e della mancanza di rispetto. Solo così potremo comprendere veramente la complessità e la ricchezza dell’esperienza madre, e forse anche imparare qualcosa di nuovo su noi stessi e sulla nostra umanità.

Ti stai impegnando anche a combattere la violenza ostetrica.

In un mondo dove la velocità e l’efficienza sono diventate le virtù supreme, la violenza ostetrica è un problema che spesso passa inosservato, seppur diffuso. Ma è proprio nelle piccole azioni, nelle quotidiane pratiche che si cela il potenziale per portare cambiamento. La proposta di legge in cui sto dedicando le mie energie è un primo passo verso la consapevolezza di questa forma di violenza e, spero, verso la sua sconfitta.

Nel tessuto sociale in cui siamo immersi, la violenza, purtroppo, può manifestarsi anche nelle situazioni più intime e preziose, come quella del parto. La collaborazione con le università italiane è un segnale di speranza, un segno che la conoscenza e la ricerca possono illuminare la strada verso un futuro migliore. La precisione dei dati statistici sarà fondamentale per comprendere appieno l’entità del problema e per individuare le strategie più efficaci per contrastarlo.

Il lavoro che ci aspetta non sarà facile, e probabilmente incontreremo ostacoli lungo il cammino. Ma nutriamo fiducia nel potere della collaborazione e della determinazione. Come in tutte le sfide della vita, la strada verso il cambiamento passa attraverso il duro lavoro e la tenacia, ma è proprio in questo processo che si annida la speranza di un mondo migliore per le generazioni future.

Qual è il tuo contributo nel parlare della maternità con un approccio che si allontana dalla divulgazione scorretta o improvvisata sulla genitorialità?

Nel tentativo di tracciare nuove linee narrative della maternità, mi ritrovo a confrontarmi con le tradizionali convenzioni imposte dalla società patriarcale. Il mio obiettivo è quello di ridefinire la maternità in termini più aderenti alla mia personale esperienza, tuttavia facendo attenzione a non invadere l’intimità di mio figlio. Ad esempio, ho scelto di non condividere dettagli riguardanti il mio parto, poiché tale esperienza non appartiene solamente a me, ma rappresenta anche il momento in cui ha avuto inizio la vita di mio figlio.

Mi rendo conto che il momento del parto è di fondamentale importanza nella mia esperienza di maternità, ma allo stesso tempo rappresenta l’inizio della vita di mio figlio. Pertanto, non mi sento in diritto di raccontare in modo disinvolto una vicenda così intima e personale, che coinvolge anche lui. È una scelta difficile, che spesso mi espone all’odio e alle critiche online, turbandomi profondamente. Eppure, non ho mai considerato l’idea di arrendermi.

La vita è fatta di scelte difficili e di lotte continue, ma è proprio in questi momenti che emerge la nostra determinazione a perseguire il nostro percorso con coraggio e fermezza. La mia esperienza di maternità è intricata e complessa, fatta di riflessioni profonde e di continua ricerca di equilibrio tra la mia realtà e le aspettative della società. Nonostante le difficoltà, la mia determinazione a restare fedele alla mia visione della maternità non vacilla.