La dinamica familiare si trasforma, la società progredisce, ma la politica non interviene e arretra, rimanendo indifferente.

La dinamica familiare si trasforma, la società progredisce, ma la politica non interviene e arretra, rimanendo

La questione dell’adozione negata ai single è solo uno dei tanti nodi che la società contemporanea si trova a dover affrontare, mentre la politica sembra essere ancora ancorata a vecchi schemi e pregiudizi. Eppure, la società si evolve, si trasforma, si adatta a nuove realtà e nuove esigenze, mentre la politica sembra rimanere ferma, incapace di tenere il passo.

Ciò richiama alla mente l’immagine di due mondi, quello della società e quello della politica, che procedono su binari separati, quasi senza mai incontrarsi. È come se la politica fosse immobile, a guardare la società che corre veloce, incapace di seguirne il ritmo o di anticipare le sue esigenze.

È come se, mentre la società si evolve e si trasforma, la politica rimanga indietro, come un anacronismo che fatica a trovare uno spazio nel presente. Eppure, forse, non è mai esistito un tempo in cui la politica sia stata in grado di reggere il ritmo dell’innovazione. Forse, già nei lontani tempi dell’Illuminismo, la politica era in ritardo rispetto alla società, incapace di soddisfare pienamente le esigenze e le aspirazioni degli individui.

Eppure, non possiamo dimenticare che siamo esseri politici, come ci ricordava Aristotele. Siamo parte di una comunità, di una società, e la politica dovrebbe avere il compito di rappresentarci, di ascoltarci, di dare voce alle nostre istanze. Ma sembra che questa missione sia sempre più difficile da realizzare, mentre le distanze tra mondo politico e mondo sociale sembrano ampliarsi sempre di più.

E così, mentre la politica sembra correre con le braccia incrociate, è la locomotiva della società a procedere veloce lungo i binari del cambiamento. Ma forse, un giorno, riusciranno ad incontrarsi, a trovare un punto di convergenza, a lavorare insieme per costruire un futuro migliore per tutti. Ma per farlo, la politica dovrà imparare a guardare avanti, a abbandonare vecchi schemi e a mettersi in ascolto delle esigenze della società che rappresenta.

Genitori single che hanno adottato un minore possono farlo solo nel caso in cui il minore abbia una disabilità

C'è bisogno di un cambiamento radicale, di un'educazione che metta al centro il benessere dei giovani

Nel vasto e mutevole panorama delle adozioni nel mondo, risulta difficile tracciare un quadro completo e aggiornato sulla situazione dei minori adottabili. Anche in Italia, le cifre ufficiali tendono a sfuggire, rendendo arduo comprendere appieno la realtà di questo delicato e complesso processo.

LEGGI ANCHE:  Cosa fare se il bambino non vuole farsi cambiare il pannolino? Strategie e consigli per gestire la resistenza al cambio del pannolino dei bambini.

Nel corso dell’anno 2024, si registrano 10.707 coppie che hanno manifestato il desiderio di accogliere un figlio attraverso l’adozione, sia a livello nazionale che internazionale. Tuttavia, soltanto 2.085 minori under 18 hanno trovato una nuova famiglia in quell’anno. Questi numeri, se presi isolatamente, potrebbero destare un senso di pessimismo, ma se confrontati con le realtà di altri Paesi europei, rivelano una prospettiva più ampia e sfaccettata.

La questione che suscita perplessità è la discriminazione che colpisce specifiche categorie familiari, ai quali viene preclusa l’opportunità di accedere all’adozione in maniera preventiva, prima ancora che possano intraprendere il percorso burocratico. È il caso dei single e delle coppie omosessuali, a cui viene negata la possibilità di diventare genitori adottivi.

L’assegnazione dell’adozione in base a criteri rigidamente coniugali può risultare limitante e ingiusta, escludendo coloro che non hanno un partner o che conducono una relazione non riconosciuta dalle leggi vigenti. Si tratta di un tema che solleva interrogativi profondi sulla parità di diritti e sulle disuguaglianze presenti nel contesto sociale.

In particolare, per i single si apre una piccola finestra di speranza nell’articolo 44 della Legge 184/1983, il quale consente l’adozione a chiunque, a condizione che il minore sia affetto da una particolare condizione di disagio fisico, psichico o sensoriale. Tuttavia, questa forma di adozione speciale è revocabile e non interrompe i legami con la famiglia biologica, sottolineando un’altra schiacciante disparità.

Analogamente, alle coppie omosessuali viene preclusa l’opportunità di adottare, a prescindere dall’eventuale condizione di disabilità del minore. Questa stretta rigida conferma una volta di più l’incapacità della società di accogliere e riconoscere la diversità, discriminando alcune forme di famiglia rispetto ad altre.

L’iter dell’adozione in Italia appare dunque appesantito da un’impalcatura giuridica obsoleta e discriminante. Le leggi che ne regolamentano l’accesso risalgono al lontano 1983, quando il Paese era ancora in fermento per l’esito del referendum sull’aborto. Nel frattempo, in altri Paesi europei come l’Olanda, le adozioni da parte di coppie omosessuali sono state riconosciute e normalizzate già da ventidue anni, mettendo in evidenza un divario culturale e normativo significativo.

L’attuale scenario italiano si prospetta dunque come un labirinto intricato, in cui le famiglie che non rientrano negli schemi tradizionali si trovano escluse da una prospettiva di crescita e amore condiviso. E mentre il mondo evolve e cambia rapidamente, è doveroso interrogarsi sulle radici di un tale immobilismo, che continua a perpetuare disuguaglianze e ingiustizie nel contesto dell’adozione e del concetto stesso di famiglia.

LEGGI ANCHE:  In Toscana verranno offerti gratuitamente 10.000 nidi per famiglie, ma l'Italia non ha ancora raggiunto il numero previsto dall'Unione Europea.

Il congedo di paternità come esempio di disparità di genere invertita

Ma per farlo, la politica dovrà imparare a guardare avanti, a abbandonare vecchi schemi e a

Nella nostra società, l’idea del padre che si prende cura del neonato in modo paritario alla madre rimane un concetto lontano, quasi alieno. Eppure, la realtà dei congedi genitoriali evidenzia una disparità che si riflette anche nella concezione tradizionale del ruolo di genitore. È interessante notare come, nonostante i cambiamenti normativi degli ultimi anni, la mentalità e le abitudini radicate rimangano ancora fortemente ancorate al passato.

L’asimmetria nei congedi retribuiti tra uomini e donne riflette una visione della famiglia e delle responsabilità genitoriali ancora profondamente radicata nella nostra cultura. La figura del “padre a tempo pieno” non è contemplata, mentre la madre è ancora vista come la principale figura di cura nel periodo post-nascita. Questa disuguaglianza di opportunità incide direttamente sulla vita quotidiana di molte famiglie, creando dinamiche spesso frustranti in cui sia la madre che il padre si trovano a fare i conti con ruoli imposti più che scelti liberamente.

La situazione evidenzia, ancora una volta, quanto sia difficile scrollarsi di dosso schemi mentali consolidati nel corso dei secoli. La parità di genere rimane un obiettivo da conquistare con impegno costante, poiché il superamento delle disuguaglianze non avviene solo a livello normativo, ma richiede una profonda rivoluzione nei nostri modi di pensare e agire.

E così, mentre guardiamo alla Spagna come a un paradiso dei congedi genitoriali, ci rendiamo conto che la vera sfida è cambiare mentalità e abitudini quotidiane che predominano nella nostra società. Solo così potremo raggiungere una reale parità di genere, non solo sul piano lavorativo, ma anche nel contesto più intimo e personale della famiglia.

La scuola si impegna a difendere il benessere della pagella, ma anche a proteggere la salute mentale degli studenti

Tuttavia, soltanto 2.

La cruda realtà dei disturbi psicologici tra i giovani è emersa alla luce, come se fosse stata imprigionata in un’oscurità senza fine fino a quando la pandemia non l’ha liberata. È come se la società avesse voltato le spalle a questo problema, rifiutandosi di riconoscerlo fino a quando non è diventato impossibile ignorarlo.

LEGGI ANCHE:  Quali sono le conseguenze se i bambini consumano bevande alcoliche?

Le pressioni della famiglia e della scuola sembrano giocare un ruolo significativo nel causare ansia e depressione nei giovani. La società ha creato un sistema in cui il successo è misurato da voti e prestazioni accademiche, trascurando il benessere emotivo degli studenti. C’è bisogno di un cambiamento radicale, di un’educazione che metta al centro il benessere dei giovani anziché relegarlo in secondo piano di fronte al successo accademico.

È necessario un nuovo approccio alla scuola, un luogo in cui gli studenti possano sentirsi accolti e sostenuti, anziché giudicati e valutati solo in base ai risultati sui libri di testo. La scuola dovrebbe essere un rifugio sicuro, un luogo in cui gli studenti possano imparare dagli errori e crescere senza il timore del giudizio o del fallimento.

Tuttavia, ciò non significa ignorare il merito o non celebrare il successo. Dovrebbe essere invece un ambiente in cui i talenti vengono incoraggiati e coltivati, ma anche dove coloro che stanno lottando ricevono il supporto di cui hanno bisogno per superare le sfide che incontrano lungo il cammino.

La scuola non dovrebbe essere un’arena competitiva, ma piuttosto un laboratorio di crescita personale, un luogo in cui ogni studente può trovare il suo cammino unico verso il successo. Solo allora la scuola potrà veramente svolgere il suo ruolo di guida e ispirazione per le generazioni future.