È possibile conciliare il ruolo di madre e amica dei nostri figli? È forse meglio che a volte accettino di vederci come figure estranee?

È possibile conciliare il ruolo di madre e amica dei nostri figli? È forse meglio che

Ma questa concezione idealizzata nasconde una verità più complessa: i genitori non devono essere amici dei propri figli, ma figure guida, dispensatrici di disciplina e regole. Non si tratta di instaurare un rapporto autoritario, ma di essere consapevoli che l’amicizia implica parità, mentre il ruolo genitoriale comporta differenza di potere e responsabilità.

Lavorare per essere amati dai propri figli a tutti i costi implica una subordinazione che non è in grado di educarli al rispetto per gli altri e per le regole della convivenza. Ricercare la loro approvazione su come ci vestiamo, parliamo o agiamo non fa che spostare il focus dalla costruzione di un rapporto sano e equilibrato, basato su fiducia e responsabilità, a un’ossessione per il proprio gradimento personale.

La realtà è che i rapporti genitore-figlio non possono e non devono essere paritari, ma devono essere costruiti su valori e limiti che permettano a entrambi di crescere insieme. Ai genitori non è richiesto di essere perfetti o di piacere sempre ai propri figli, ma di essere autentici e coerenti, offrendo un modello di maturità e consapevolezza.

In fondo, come genitori, dobbiamo essere in grado di essere presenti senza cercare la reciproca approvazione, consapevoli che dare un esempio autentico e coerente è molto più importante che cercare di essere amici a tutti i costi.

L’importanza di avere informazioni anche all’interno del rapporto genitoriale

E in questo continuo equilibrio tra indipendenza e sostegno, tra autonomia e connessione, troviamo la bellezza

Viviamo in un’epoca in cui la ricerca incessante di informazioni ha pervaso ogni aspetto della nostra esistenza, compreso il rapporto con i nostri figli. La convinzione che conoscere ogni dettaglio della loro vita possa fornirci le chiavi per guidarli al meglio si è radicata sempre più profondamente, alimentando l’idea che la trasparenza assoluta sia sinonimo di amore e comprensione.

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Ma in questa corsa verso la conoscenza totale, rischiamo di perdere di vista l’essenza stessa del rapporto genitoriale. Non è tanto la quantità di informazioni che possediamo su di loro a determinare la qualità del legame, quanto piuttosto la fiducia reciproca e l’esercizio sereno dell’autorità.

Spesso, per colmare il divario generazionale che ci separa dai nostri figli, ci troviamo ad imitarne i comportamenti e ad accettare un’assurda competizione per apparire giovani e alla moda, chiedendo persino il loro consenso e ciò ci allontana ancor di più dal vero ruolo di genitori. Invece di essere sempre presenti, dovremmo cercare di essere un punto di riferimento affidabile, capace di trasmettere valori e consapevolezza senza scendere a compromessi.

Non si tratta di diventare amici dei propri figli, ma di essere figure autorevoli e capaci di ispirare fiducia e rispetto. Ansiosi di entrare nelle pieghe della loro quotidianità, rischiamo di dimenticare che il vero compito di un genitore è quello di fornire solide basi su cui i nostri figli possano costruire la propria esistenza.

Le relazioni autentiche non si basano sull’essere simili, ma sulla comprensione reciproca e sull’affidarsi consapevolmente l’uno all’altro. E’ così che si costruisce un legame “speciale”, non cercando di assomigliare ai nostri figli, ma lavorando su una comunicazione autentica e sulla fiducia reciproca.

Fiducia: concediamo ai nostri figli il permesso di commettere errori e imparare da essi

 Le relazioni autentiche non si basano sull'essere simili, ma sulla comprensione reciproca e sull'affidarsi consapevolmente

La scena mi ha ricordato le dinamiche della vita, in cui spesso ci troviamo ad essere sia la nonna che la bambina. Da un lato, dobbiamo imparare a essere autonomi, a fare i nostri primi passi da soli, a cadere e rialzarci senza l’aiuto diretto degli altri. Dall’altro lato, c’è sempre qualcuno dietro di noi, pronto a toccarci la mano, a sostenerci e a darci la forza di andare avanti, anche quando sembra che tutto vada storto.

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In questo delicato equilibrio, c’è spazio per la crescita, per l’apprendimento e per l’amore. Come genitori, dobbiamo imparare a lasciare che i nostri figli esplorino il mondo, ma allo stesso tempo dobbiamo essere presenti, pronti a intervenire quando è necessario. E come figli, dobbiamo imparare a riconoscere e apprezzare il sostegno che ci viene offerto, senza dimenticare mai di essere grati per la libertà che ci è concessa.

La vita è fatta di cadute e di rialzarsi, di tentativi e di errori, ma anche di affetto e di vicinanza. E in questo continuo equilibrio tra indipendenza e sostegno, tra autonomia e connessione, troviamo la bellezza e la complessità dell’esistenza umana.

La responsabilità educativa: il compito prioritario di insegnare ai ragazzi a diventare autonomi

Non è tanto la quantità di informazioni che possediamo su di loro a determinare la qualità

L’idea di responsabilità genitoriale come dovere è un concetto che Calvino stesso avrebbe potuto esplorare nei suoi scritti. L’autonomia dei nostri figli è infatti il fine ultimo dell’educazione, un traguardo verso il quale dobbiamo orientare la nostra azione educativa.

In questa scena cinematografica, il genitore affronta in modo crudo la sua responsabilità di provvedere al figlio, sottolineando che non è una questione di piacere o affetto, ma un dovere che porta con sé pesi e sacrifici. Mentre il dialogo è ambientato in una realtà sociale molto diversa dalla nostra, possiamo cogliere l’essenza della responsabilità genitoriale come assunzione di doveri e non solo come espressione di affetto.

E proprio come nel film, la vita ci pone di fronte a doveri e responsabilità nei confronti degli altri, che spesso vanno al di là delle relazioni familiari. La responsabilità si intreccia con la nostra esistenza, plasmando le scelte che facciamo e influenzando le relazioni che costruiamo. Nella complessità della vita, è fondamentale riconoscere i doveri senza lasciarsi trascinare unicamente dalle emozioni o dalle convenzioni sociali.

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In fondo, come genitori e come individui, dobbiamo ricordare che il nostro compito non è necessariamente quello di essere amati o apprezzati da coloro che ci circondano, ma di svolgere i nostri doveri con impegno e consapevolezza.