Mangiare con le mani: un’esperienza gustosa che favorisce un legame positivo dei bambini con il cibo

Mangiare con le mani: un’esperienza gustosa che favorisce un legame positivo dei bambini con il cibo

Nella frenesia della vita moderna, spesso dimentichiamo il piacere di concederci un momento di spontaneità, persino a tavola. Mangiare con le mani, scartando l’uso forzato di posate e regole rigide, può restituire quel senso di libertà e gioia che troppo spesso smarriamo nel quotidiano.

L’approccio ludico al cibo, che i bambini adottano istintivamente quando mangiano con le mani, ci ricorda l’importanza di non prendere troppo sul serio noi stessi e ciò che ci circonda. La serenità che scaturisce da questo gesto primordiale, che ci riporta alle origini della nostra relazione con il cibo, è un richiamo al piacere dell’istante e alla leggerezza che dovremmo imparare a portare nella nostra vita.

Il cibo, elemento essenziale per la nostra sopravvivenza, diventa così anche un’occasione per riscoprire la nostra spontaneità e la capacità di apprezzare le semplici gioie quotidiane. Un invito a lasciarsi andare, a non avere paura di sporcare le mani e a godere appieno del piacere di assaporare ogni singolo morso, senza rinunce o pregiudizi.

E così, in questo gesto apparentemente così banale, troviamo un prezioso insegnamento: la vita non va presa troppo sul serio, perché è solo concedendoci piccoli attimi di libertà e spontaneità che possiamo davvero assaporarne appieno il gusto.

I bambini che usano le mani per mangiare tendono a fare scelte alimentari più sane

Forse, come sosteneva Montaigne, "anche dal tatto si può imparare".

In una ricerca condotta presso l’Università di Notthingham, un gruppo di genitori di bambini in età prescolare è stato sottoposto a un questionario sull’alimentazione e lo stile di svezzamento. I risultati hanno rilevato una interessante differenza tra due gruppi di bambini: quelli che venivano nutriti con pappe e cibi frullati, e quelli che invece mangiavano in autonomia, usando le proprie manine per portare il cibo alla bocca.

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Ne è emerso che i piccoli “selvaggi”, abituati a esplorare il cibo con le mani, sviluppavano una maggiore capacità nel distinguere le consistenze delle pietanze. Una scoperta sorprendente, che ci porta a riflettere sulla relazione tra il senso del tatto e la percezione del cibo. Forse, come sosteneva Montaigne, “anche dal tatto si può imparare”.

L’idea di toccare il cibo per conoscerlo meglio suscita delle riflessioni interessanti sul rapporto tra l’uomo e il cibo, e sulla relazione tra noi e il mondo che ci circonda. Mangiare con le mani è un gesto primordiale, che ci ricollega alla dimensione più istintiva e autentica della nostra esistenza.

Questo studio ci suggerisce che i bambini che hanno la possibilità di toccare il cibo con le mani possono sviluppare un rapporto più sano e consapevole con esso. Forse, anche per noi adulti, riscoprire la gioia di toccare il cibo potrebbe significare riscoprire il piacere delle piccole cose e ritrovare un rapporto più autentico con il cibo che ci nutre e ci sostiene nella vita di tutti i giorni.

Quattro adulti preferirebbero mangiare con le mani piuttosto che utilizzare posate

 Questa ricerca porta alla luce un aspetto interessante della nostra relazione con il cibo: la

Nel Regno Unito, una recente indagine condotta dalla piattaforma The Fork ha rivelato che una parte significativa della popolazione britannica ha un atteggiamento molto più rilassato nei confronti del mangiare con le mani. Secondo il sondaggio, il 19% dei partecipanti ha affermato di preferire mangiare con le mani per il senso di libertà che questo gesto comporta, mentre il 13% ha sottolineato la praticità di questa modalità alimentare. Inoltre, il 10% dei partecipanti ha evidenziato il maggior piacere sensoriale che si prova nel mangiare con le mani.

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Questa ricerca porta alla luce un aspetto interessante della nostra relazione con il cibo: la dimensione tattile e sensoriale dell’atto di mangiare. I cibi che si prestano a essere consumati con le mani, come le patatine fritte, la pizza o un tramezzino, sembrano evocare un senso di piacere più immediato e informale, in contrasto con il rigore e la formalità che talvolta associamo all’uso delle posate. In fondo, la sensazione di toccare direttamente il cibo, di sentire la consistenza e il calore tra le dita, può amplificare il piacere del pasto e la sensazione di connessione con ciò che mangiamo.

E non è un caso che questo approccio al cibo si manifesti spesso in contesti informali, come ad esempio durante una serata tra amici o in momenti di relax. Il gesto di mangiare con le mani sembra sottolineare un desiderio di spontaneità e di legame con gli altri, una sorta di ritorno a un’esperienza alimentare più autentica e diretta.

Inoltre, l’idea di condividere questa esperienza sensoriale con i nostri figli è particolarmente significativa. Spesso, quando cuciniamo insieme ai bambini, ci troviamo a assaggiare il cibo direttamente dalle pentole o con le dita, trasmettendo loro non solo il gusto del cibo, ma anche il piacere della sua manipolazione e scoperta. Questo modo di approcciarsi al cibo può contribuire a creare un legame più profondo e spontaneo con la dimensione alimentare, educando i bambini a un rapporto aperto e gioioso con il cibo.

Quindi, se il mangiare con le mani può essere un’esperienza sensoriale positiva, che ci permette di essere autentici e felici, allora forse non dovremmo preoccuparci troppo dei piatti sporchi o dei bavaglini macchiati. In fondo, ciò che conta veramente è il piacere del convivio e della condivisione, un piacere che si esprime anche nel modo in cui ci avviciniamo al cibo e in cui lo gustiamo. E forse, proprio in questa spontaneità e immediatezza, possiamo scoprire la vera essenza del nutrirsi e del relazionarsi con gli altri.