Il mio figlio ha smesso di voler fare il riposino pomeridiano: ecco le ragioni per cui non c’è alcun motivo per preoccuparsi

Il mio figlio ha smesso di voler fare il riposino pomeridiano: ecco le ragioni per cui

Negli anni della mia infanzia, i riposini pomeridiani erano una pratica consolidata, un rituale sacro al quale non si poteva sottrarre. L’ora del riposo era scandita dai rituali della casa, dalla voce lieve della madre che invitava al silenzio, dall’ombra delle persiane abbassate che addormentava la luce del giorno. E così, come un piccolo banchetto onirico a metà giornata, ci si abbandonava al sonno, lasciandosi cullare dalle lenzuola fresche e morbide.

Ma è vero che non tutti i bambini accettavano di buon grado di chinarsi davanti a Morfeo durante le ore pomeridiane. Come il piccolo Carlo, che preferiva esplorare il mondo in continuo movimento piuttosto che concedersi quel breve intervallo di riposo. E in effetti, non è sbagliato assecondare le inclinazioni naturali dei più piccoli: se il sonno non arriva, forse è meglio lasciarli esplorare il mondo con occhi curiosi piuttosto che costringerli a chiudere le palpebre.

La natura umana è variegata, e lo stesso vale per le esigenze di sonno dei bambini. C’è chi ha bisogno di lunghe dormite, chi si accontenta di sonnellini frammentati. Eppure, non bisogna dimenticare che il sonno è una parte essenziale della crescita e dello sviluppo, non solo fisico ma anche mentale. Durante il sonno, infatti, si compiono processi di consolidamento della memoria e di apprendimento, essenziali per il pieno sviluppo delle capacità cognitive.

Tuttavia, come in tutte le attività umane, l’elemento fondamentale è il rispetto delle singole esigenze e inclinazioni. Le tabelle e le statistiche possono essere utili come linea guida, ma è sempre necessario considerare l’individualità di ogni bambino, le sue abitudini, i suoi ritmi personali. E forse, nel lasciare che sia il bambino stesso a segnare i tempi del suo sonno, si sta educando anche alla consapevolezza di ascoltare e rispettare i propri bisogni interiori.

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Qual è l’utilità del riposino?

 Negli anni della mia infanzia, i riposini pomeridiani erano una pratica consolidata, un rituale sacro

I piccoli pisolini dei bambini sono come piccole fasi di ricarica, momenti di sospensione dal mondo esterno in cui il corpo e la mente possono rigenerarsi. Come i personaggi di un romanzo di , i bambini sperimentano un’infinità di mondi possibili mentre sono immersi nel sonno, e noi adulti possiamo solo immaginare quali sogni affollino le loro piccole menti.

Il sonnellino rappresenta una tappa fondamentale nella crescita dei più piccoli, un momento in cui la mente assimila quanto appreso durante la veglia e prepara nuovi spazi per nuove conoscenze. E’ come se la mente del bambino, come le pagine di un libro, avesse bisogno di quel momento di chiusura e di silenzio per potersi rigenerare e prepararsi a nuove avventure cognitive.

Ma con il passare del tempo, anche i sonnellini subiscono trasformazioni, perdendo pian piano la loro centralità nella giornata dei bambini. È come se la vita stessa ci insegnasse che c’è un momento per ogni cosa, e che anche il sonno ha il suo tempo e il suo spazio da rispettare. E la vita continua a insegnarci che il cambiamento è una costante, e che nulla rimane immutato per sempre, neanche il desiderio di un pisolino pomeridiano.

Non ha senso sforzare i bambini

E in effetti, non è sbagliato assecondare le inclinazioni naturali dei più piccoli: se il sonno

Nella vita di un bambino, il momento del sonnellino pomeridiano è un piccolo rituale, un’oasi di pace e tranquillità in mezzo alle attività frenetiche della giornata. È un momento in cui il tempo sembra dilatarsi, in cui il bambino si ritira in un mondo tutto suo, lontano dalle regole e dagli impegni che scandiscono la sua routine.

Ma alla fine, anche questo piccolo rituale deve cedere il passo al processo di crescita e maturazione. È come se il bambino, con il suo sonnellino pomeridiano, si stesse preparando a lasciare andare il mondo dei sogni per affrontare la realtà in modo più consapevole e maturo.

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Tuttavia, come in molte cose della vita, non c’è una regola fissa, né un’età prestabilita per dire addio al sonnellino. Ogni bambino ha il suo tempo, la sua evoluzione, e sarà pronto a lasciarlo andare quando il suo cervello avrà compiuto quel passo di maturità necessario.

E così, con il passare del tempo, anche il sonnellino pomeridiano diventa un ricordo, un’ombra sfumata nella memoria, ma lascia spazio a nuove esperienze, nuove sfide e nuove avventure. E il bambino, crescendo, imparerà che nella vita bisogna saper lasciar andare le cose per fare spazio a ciò che verrà dopo.