Enza e Michael, una coppia che è diventata mamma e papà tramite la fecondazione in vitro dopo aver affrontato e superato una diagnosi di infertilità

Enza e Michael, una coppia che è diventata mamma e papà tramite la fecondazione in vitro

Enza, dal sorriso luminoso e gli occhi vivaci, sembra incarnare l’essenza stessa della determinazione e della resilienza. La sua è una di quelle storie che, se narrate da un abile fabulatore come me, potrebbero diventare un racconto fiabesco, in cui la vita si dipana come un percorso pieno di ostacoli da superare, ma sempre intriso di speranza e coraggio.

Nel mondo caotico e frenetico in cui viviamo, le sfide che tutti possiamo incontrare lungo il cammino della vita sono molteplici. Enza ha affrontato la sua personale odissea con la Pma, un viaggio che ha richiesto non solo forza fisica, ma anche e soprattutto una grande determinazione interiore.

Quello di Enza è un viaggio fatto di speranze e delusioni, di attese ansiose e lacrime versate, ma anche di momenti di gioia intensa e inaspettata. Come un viaggio attraverso un territorio sconosciuto e misterioso, dove ogni passo è un’incognita e ogni emozione vissuta è un tassello in più nel mosaico della vita.

La sua battaglia per contrastare la disinformazione e sostenere altre mamme in difficoltà è un esempio di generosità e solidarietà, un segno tangibile dell’umanità che, nonostante le prove, sa ancora aprirsi agli altri e offrire il proprio aiuto.

La vita di Enza è un racconto che, come tanti altri, dimostra quanto sia importante non arrendersi di fronte alle avversità, quanto sia fondamentale cercare e offrire sostegno, e quanto sia prezioso il dono della vita, in tutte le sue sfumature e complessità.

Enza, condividi con noi la tua esperienza e raccontaci la tua storia di vita”

Decidemmo di rivolgerci a una di esse e finalmente, dopo tanti sforzi, riuscimmo a ottenere una

Nel 2024, durante una visita di controllo, il mio ginecologo mi comunica una notizia imprevista: ho l’ovaio policistico e potrei avere difficoltà a concepire un figlio. In quel momento, mi sento come se mi trovassi in un bivio della mia vita: da una parte la frustrazione e la paura di non poter realizzare il desiderio di diventare madre, dall’altra la determinazione a non arrendermi di fronte a questa sfida.

Decido di affrontare la situazione con coraggio, prendendo consapevolezza del mio corpo e delle mie possibilità. Inizio un percorso di cura e sostegno psicologico, affrontando le emozioni contrastanti che questa scoperta porta con sé.

Nel corso degli anni, mi rendo conto di quanto la vita sia imprevedibile e piena di ostacoli, ma allo stesso tempo capisco che sono proprio le sfide a renderla interessante e degna di essere vissuta. Ogni passo avanti verso il mio obiettivo di diventare madre diventa una conquista personale, un’occasione per crescere e imparare qualcosa di nuovo su di me e sul mondo che mi circonda.

Nel 2024, dopo un lungo percorso fatto di cure, tentativi e momenti di sconforto, finalmente arriva la notizia tanto attesa: sono incinta. L’emozione e la gioia che provo in quel momento sono indescrivibili. Realizzo che la vita, con le sue incertezze e i suoi ostacoli, può riservare sorprese meravigliose, basta saperle cogliere con determinazione e speranza.

Oggi, guardo indietro a tutto il cammino fatto e mi rendo conto di quanto sia importante non arrendersi di fronte alle difficoltà, ma invece affrontarle con coraggio e fiducia. La vita è un viaggio imprevedibile, ma sono le sfide che incontriamo lungo il percorso a renderlo davvero unico e prezioso.

Cosa fare dopo aver visitato il ginecologo?

  Quando penso a tutte le persone che ho incontrato lungo il mio viaggio alla

I medici ci avevano diagnosticato un’infertilità inspiegabile, ma io non volevo arrendermi. La ricerca di una soluzione mi portò a scoprire che esistevano strutture pubbliche specializzate in procreazione medicalmente assistita. Decidemmo di rivolgerci a una di esse e finalmente, dopo tanti sforzi, riuscimmo a ottenere una gravidanza assistita.

Durante quel periodo, ho imparato che la vita spesso ci mette di fronte ad ostacoli enigmatici, a cui dobbiamo trovare delle soluzioni. Così come nella mia ricerca di una clinica adatta alle nostre esigenze, anche nella vita dobbiamo essere pronti ad esplorare nuovi orizzonti, a cercare alternative e non arrenderci di fronte alle difficoltà.

Quando mio figlio è finalmente arrivato, ho capito che la vita è fatta di attese, di delusioni e di piccole vittorie. Ma è importante non smettere di lottare per ciò che si desidera, anche quando sembra che tutto sia contro di noi. Ogni bambino è un miracolo, un segno di speranza che la vita può riservarci sorprese inaspettate, anche nei momenti più bui.

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Cosa succede se la fecondazione assistita non ha successo?

  Hai trovato che vissere un percorso di Pma ti ha dato più esperienza o

Era il luglio del 2024 quando, dopo lunghi e approfonditi percorsi di indagine e cura, io e mio marito ci trovavamo a contemplare la prospettiva di diventare finalmente genitori. Quattro anni erano trascorsi da quando avevamo intrapreso il cammino alla ricerca di quel figlio che tanto desideravamo. Le nostre tasche non erano robuste abbastanza per permetterci di accedere a strutture private, così ci rivolgemmo a un centro specializzato all’interno di una struttura pubblica a Roma.

Ripetei gli esami ormonali e strumentali che già avevo affrontato in passato, e il risultato di questa nuova serie di test si rivelò inaspettato. L’isterosonografia rivelò un’importante ostruzione tubarica, un ostacolo inaspettato che spiegava le difficoltà incontrate nel concepire un figlio.

La diagnosi di infertilità si presentò chiara e ineludibile. Le aderenze tubariche rendevano impossibile una gravidanza naturale e l’unica via percorribile era quella di una tecnica di secondo livello, la Fivet.

Così ci trova la lista d’attesa per la Fivet, un percorso reso ancor più faticoso dall’incertezza causata dalla pandemia da Covid-19. Quindici, diciotto mesi di attesa si stagliano di fronte a noi come un tempo infinito, una lunga ombra proiettata sul nostro desiderio di genitorialità. Fu in quel momento che presi la decisione di spostarmi in Toscana, alla ricerca di una clinica convenzionata che potesse offrirci una soluzione nel minor tempo possibile.

Fu così che, nel dicembre del 2024, mi trovai a intraprendere il protocollo per la Fivet in questa nuova clinica. E come un regalo inatteso a rischiarare le fredde giornate di gennaio, fui sorpresa dall’emozionante notizia di essere finalmente incinta.

E così, nell’incertezza e nella fatica, la vita aveva saputo regalarmi una meravigliosa sorpresa, una nuova speranza che portava con sé la promessa di un nuovo inizio, di una nuova vita che stava per venire al mondo.

Una storia che si conclude felicemente!

Questa storia, così come tante altre, potrebbe sembrare un romanzo fantastico o addirittura un racconto surreale. Ma la realtà supera spesso la fantasia, e le emozioni umane sono il vero motore della nostra esistenza.

La ricerca di un figlio, la lotta contro la natura stessa, è un viaggio pieno di ostacoli e incertezze. Ma è anche un viaggio che mette in luce la forza e la determinazione dell’essere umano. Bisogna affrontare i fallimenti, le delusioni, eppure continuare a sperare, a credere nel miracolo che potrebbe essere dietro l’angolo.

La gravidanza biochimica, come tanti altri eventi nella vita, è un segno della stranezza e dell’imprevedibilità della natura. Ci fa riflettere sull’inspiegabile complessità della vita, sulle sue sorprese e sui suoi misteri. E ci insegna anche a essere umili di fronte all’imprevedibile.

Ma nonostante tutto, è importante non perdere mai di vista il proprio io interiore. Bisogna essere in grado di fare i conti con se stessi, con le proprie paure, con le proprie speranze. E solo così si può affrontare con coraggio e determinazione i momenti più difficili della vita, come la ricerca di una gravidanza attraverso la Pma.

Questa è la storia di una lotta, di una ricerca, ma anche di una grande resilienza e forza interiore. È la storia di chi non si arrende di fronte alle difficoltà, di chi continua a credere nel miracolo anche quando tutto sembra perduto. È la storia dell’essere umano, con tutte le sue emozioni, le sue fatiche e le sue vittorie.

Qual è stata la tua esperienza personale che ha segnato l’inizio della divulgazione…

Era una decisione che aveva preso forma nella mia mente come un seme che germoglia lentamente, alimentato dalle esperienze e dalle emozioni che mi avevano portato fino a quel momento. Come una pianta che si nutre di luce e acqua, così il desiderio di aiutare gli altri si è nutrito del mio impegno e della mia dedizione.

La rete, quel groviglio di connessioni invisibili che avvolge il mondo, è diventata il mio terreno di coltura, il luogo in cui far crescere le mie idee e condividerle con chi ne sente il bisogno. Su Instagram ho piantato i semi delle mie parole, dei miei pensieri, e ho visto germogliare una comunità di persone desiderose di trovare sostegno e comprensione.

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La decisione di mostrare il mio volto, di aprirmi completamente agli altri, è stata come un atto di generosità nei confronti della vita stessa. Perché solo quando ci mettiamo a nudo, quando ci mostriamo per quello che siamo, possiamo veramente entrare in contatto con gli altri e comprendere le loro paure, le loro gioie, le loro sofferenze.

E così, come un fiume che si snoda tra le montagne, il mio progetto ha preso forma e ha trovato un nuovo corso con la fondazione dell’associazione “Mamma in pma“. Un porto sicuro, un rifugio per chi si trova in balia delle difficoltà legate alla procreazione assistita, un luogo in cui trovare solidarietà e supporto.

La vita, a volte, ci pone di fronte a sfide impreviste, ci spinge lungo sentieri tortuosi e a tratti impervi. Ma è proprio in quei momenti che possiamo scoprire la nostra vera forza, la nostra capacità di aiutare gli altri e di trasformare le difficoltà in opportunità. E così, giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, ho deciso di scrivere la mia storia, intrecciandola con quelle di chi, come me, ha imparato a non arrendersi davanti alle avversità.

Quando tuo figlio sarà più grande, gli racconterai la storia del suo arrivo al mondo?

Nel tentativo di spiegare il mistero della vita a mio figlio, cerco di coinvolgere anche i più giovani della famiglia, affinché cresca in un ambiente consapevole e informato. La gravidanza di Manfredi è stata l’occasione per introdurre il concetto di procreazione medicalmente assistita ai bambini, spiegando loro che esistono modi diversi per venire al mondo.

Ho riempito la libreria di libri che affrontano questo argomento in modo accessibile ai più piccoli. Sto cercando di preparare Manfredi a comprendere il suo unico e speciale modo di venire al mondo, eppure so che sarà ancora inevitabilmente influenzato dalla società e dalle sue aspettative. La trasparenza che cerco di offrire potrebbe essere un modo per proteggerlo da eventuali giudizi e pregiudizi, ma so anche che il mondo è pieno di sfumature e complessità che potranno influenzare la sua percezione.

Hai trovato che vissere un percorso di Pma ti ha dato più esperienza o ti ha tolto più opportunità?

“La Pma mi ha privata di tante cose, ma mi ha donato anche qualcosa.” Questo potrebbe essere un modo di descrivere l’esperienza vissuta attraverso la procreazione medicalmente assistita. In effetti, la mia vita è stata arricchita da questa esperienza, anche se in modo non convenzionale. Mi ha costretto a confrontarmi con paure e incertezze, a superare sfide che mai avrei immaginato di dover affrontare.

La gravidanza particolare che ho vissuto mi ha portato a dubitare delle mie capacità, a interrogarmi sul senso delle mie scelte. Tuttavia, guardando indietro, posso affermare di essere diventata più forte, più determinata, più consapevole delle mie risorse interiori. Le difficoltà non mi hanno distrutta, ma mi hanno incontrovertibilmente plasmata in modi che non avrei potuto prevedere.

In fondo, la vita è fatta anche di vuoti incolmabili, di assenze che ci tormentano e ci spingono a cercare un senso, anche laddove sembrerebbe non essercene. La pma mi ha lasciato dei vuoti che ancora oggi mi pesano, che mi rendono vulnerabile, ma mi ha anche spinto a cercare nuovi modi per colmarli, per attribuire un significato a ciò che sembra privo di senso.

Eppure, non posso negare che l’esperienza della Pma abbia anche generato qualcosa di positivo: ha creato legami, ha dato origine a un’amorevole comunità, a un’associazione di persone che condividono lotte simili, paure simili, gioie simili. In fondo, è proprio questa condivisione di esperienze, di emozioni, che rende la vita così straordinariamente interessante. È attraverso queste connessioni profonde che scopriamo di non essere soli nei nostri dubbi e nelle nostre ansie, che troviamo conforto e sostegno.

La pma mi ha insegnato che la vita non può essere pianificata in modo lineare, che non possiamo controllare ogni singolo dettaglio. Ci sono eventi che sfuggono al nostro controllo, che ci costringono a confrontarci con la nostra stessa vulnerabilità. Questa consapevolezza può essere spaventosa, ma è anche liberatoria. Accettare che la vita sia imprevedibile ci permette di abbracciare l’incertezza, di trovare la forza nel vulnerabile e nel non detto.

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E così, anche se tremo all’idea di dover affrontare di nuovo il percorso della gravidanza attraverso la Pma, so che non sono sola. So che ci sono persone che comprendono i miei timori, le mie preoccupazioni, che condividono il peso di ciò che significa lottare per realizzare un desiderio così profondo. In fondo, è proprio attraverso queste sfide che possiamo imparare a connetterci in modo autentico con gli altri, a trovare conforto nel fatto che nessuno è mai davvero solo nella propria esperienza.

Qual è il motivo per cui la procreazione assistita è ancora oggi considerata un argomento tabù?

Nessuno sembra capire che la Pma è un percorso complesso, che richiede sostegno non solo emotivo, ma anche burocratico e lavorativo. È difficile sentirsi compresi quando tutto intorno a te sembra essere un labirinto di ignoranza e pregiudizio. Eppure, condividere le proprie esperienze e informare le persone su cosa significhi affrontare la Pma potrebbe cambiare radicalmente questa situazione.

La mancanza di informazione è un problema diffuso in molte aree della vita. Spesso ci troviamo ad affrontare situazioni complesse senza sapere a chi rivolgerci o quali siano i nostri diritti. La Pma, in particolare, è un campo in cui l’ignoranza porta a discriminazioni e difficoltà aggiuntive per le persone che vi si trovano coinvolte.

C’è bisogno di una maggiore sensibilizzazione e di un accesso più facile alle informazioni per tutte le persone che affrontano la Pma. Solo così si potrà smantellare il tabù e creare una cultura più consapevole e inclusiva attorno a questa realtà.

Oggi sei disposto a offrire il sostegno che in passato ti era mancato?

Quando penso a tutte le persone che ho incontrato lungo il mio viaggio alla ricerca della Pma, mi ritrovo a riflettere su quanto poco sappiamo degli altri. Ognuno di noi porta con sé dei segreti, delle esperienze che nasconde gelosamente al mondo esterno. Eppure, condividere queste esperienze potrebbe essere illuminante, non solo per chi le vive, ma anche per chi le ascolta.

Oggi, guardandomi intorno, mi rendo conto che molti dei miei amici e conoscenti hanno affrontato quella stessa strada tortuosa che ho percorso io. Ma nessuno me ne aveva parlato quando ho preso la mia decisione. Ognuno, immerso nei propri dubbi e paure, ha preferito tacere anziché condividere.

Eppure, condividere è un atto di generosità nei confronti degli altri, perché offre loro la possibilità di comprendere, valutare e scegliere consapevolmente. È come chiedere informazioni a un amico che è già stato a Cuba prima di intraprendere il proprio viaggio: si tratta di un gesto naturale, quasi istintivo.

Anche l’associazione a cui ho aderito ha compreso l’importanza di condividere le proprie esperienze. Uno dei suoi obiettivi è infatti quello di sensibilizzare le giovani generazioni sulle tematiche legate alla fertilità femminile e maschile. Ancora troppo spesso ci troviamo di fronte a campi sconosciuti, a domande senza risposta, a paure irrazionali. Ma Condividendo le nostre storie, possiamo gettare una luce su quei territori inesplorati e forse, proprio grazie a questo scambio di informazioni, riusciremo a dissipare qualche dubbio e a trovare la strada verso una consapevolezza maggiore.

E così, riflettendo su tutto ciò, mi rendo conto di quanto sia prezioso il dono della condivisione. Ognuno di noi porta con sé un bagaglio di esperienze e conoscenze, e se riuscissimo ad aprirlo, potremmo arricchire non solo la nostra vita, ma anche quella degli altri.