Il dibattito sui social riguardo alla spiegazione della follia dei TheBorderline: “Il problema dei giovani è causato dai genitori che giustificano ogni cosa”

Il dibattito sui social riguardo alla spiegazione della follia dei TheBorderline: “Il problema dei giovani è

Dal canto loro, i giovani youtubers si sono sempre distinti per le loro performance estreme e per la ricerca di visibilità a tutti i costi, ma forse non hanno valutato le conseguenze delle loro azioni. I commenti sul web si susseguono come in una danza frenetica, ognuno con la propria idea su chi sia il vero colpevole di questa tragedia. Eppure, più che additare dei colpevoli, sarebbe forse più utile cercare una soluzione che risieda nel consapevolizzare i giovani sulle conseguenze delle proprie azioni.

Questa è l’era in cui tutto è connesso, in cui le distanze si accorciano e le informazioni viaggiano alla velocità della luce. Ma proprio in questa rete di relazioni virtuali si nascondono delle insidie, delle trappole per chi non è in grado di districarsi tra realtà e finzione. I giovani, in particolare, sono esposti a una pressione costante, a un confronto continuo con gli altri, a un flusso ininterrotto di stimoli e provocazioni. È come se vivessero in un gioco, in cui devono sempre dimostrare di essere all’altezza, di essere migliori, di essere visti.

E così, i TheBorderline, come tanti altri giovani, si sono forse lasciati trascinare da questa sfida continua, senza rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni. Forse avrebbero avuto bisogno di qualcuno che li mettesse in guardia, di qualcuno che li aiutasse a capire che non tutto ciò che brilla è oro. Eppure, in questa società iperconnessa, sembra sempre più difficile distinguere tra ciò che è reale e ciò che è solo apparenza.

Ecco quindi che il web diventa il palcoscenico di una drammaturgia moderna, in cui ognuno cerca di dare un senso a fatti sconcertanti, in cui ognuno cerca una spiegazione che gli permetta di sentirsi al sicuro. Ma forse non c’è una sola verità in questa storia, forse ci sono tante verità quante sono le persone coinvolte. E forse, proprio in questa molteplicità di punti di vista, si nasconde la chiave per comprendere davvero ciò che è accaduto.

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E così, mentre il web si divide e si confronta su chi sia il vero colpevole di questa tragedia, forse sarebbe opportuno fermarsi un attimo e riflettere su cosa significhi davvero essere giovani in questo mondo così complesso. Forse sarebbe il momento di tendere una mano a chi, come i TheBorderline, si è smarrito lungo il cammino, di cercare insieme una via d’uscita da questo labirinto di illusioni e ambizioni smodate. E chissà, forse proprio in questa condivisione di esperienze e di punti di vista, si potrebbe trovare la strada per costruire una realtà più autentica e più umana per tutti.

I commenti pubblicati dai utenti su TheBorderline nella pagina ufficiale su Facebook

 Eppure, nonostante il sentimento di impotenza e sgomento, emerge la consapevolezza che le soluzioni non

In un angolo di Facebook, tra i commenti di una notizia che ha scosso la rete, si scatenano le reazioni di fronte all’ennesima dimostrazione della discesa degli adolescenti nell’abisso delle azioni senza senso. La condivisione di video che mostrano sfide pericolose e comportamenti rischiosi diventa lo spunto per una discussione che coinvolge l’intera comunità digitale, ognuno con la propria opinione e il proprio giudizio. Alcuni puntano il dito contro i genitori, colpevoli di un’educazione troppo indulgente. Altri accusano i social network, veicoli di una realtà virtuale che sembra allontanare sempre di più i giovani dal mondo reale e dai suoi valori.

Il pianto delle linci sociali è altisonante, ognuno vuole trovare il capro espiatorio, qualcuno da additare come responsabile di queste derive. Ma la verità è che la colpa non può essere attribuita a un unico elemento, ma è da condividere in modo più equo tra tutti noi. Viviamo in un mondo sempre più connesso digitalmente, ma sempre più disconnesso dal senso di responsabilità e dalla consapevolezza dei rischi.

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Eppure, nonostante il sentimento di impotenza e sgomento, emerge la consapevolezza che le soluzioni non possono essere semplicistiche. Non basta censurare i contenuti online o limitare l’accesso ai social network. Serve un’educazione, un percorso di consapevolezza e di formazione al rispetto e alla responsabilità, che parte dalla famiglia e dalla scuola. Solo così si può sperare di prevenire nuove tragedie e di offrire ai giovani strumenti per discernere in modo critico e consapevole tra il virtuale e il reale.

E allora, lasciamo che le linci sociali si fermi, e cerchiamo insieme una soluzione che vada oltre la ricerca del colpevole, per concentrarci invece sull’azione educativa e formativa, unica strada per un futuro più consapevole e responsabile.