Clarissa Marchese racconta la sua esperienza nella maternità e nel periodo post parto: “Come il mio corpo è cambiato e come mi dedico completamente ai figli”

Clarissa Marchese racconta la sua esperienza nella maternità e nel periodo post parto: “Come il mio

Nel racconto di Clarissa Marchese emerge la sua costante ricerca di stabilità e sicurezza, proprio come i protagonisti dei romanzi di Calvino, sempre alla ricerca di un punto fermo in un mondo caotico. La giovane mamma sembra incarnare l’idea di una famiglia come rifugio, un luogo in cui poter trovare supporto e amore incondizionato.

Anche la sua accettazione dei cambiamenti del suo corpo dopo la gravidanza richiama l’importanza di accettare la transitorietà delle cose, concetto centrale nella filosofia calviniana. Clarissa sembra comprendere che il corpo è soltanto un guscio temporaneo, e che la vera bellezza risiede nell’amore che è in grado di donare ai suoi figli.

La riflessione sulla prioritá dei figli nella vita di Clarissa richiama il tema della responsabilità individuale e del dovere verso gli altri trattati da Calvino. La giovane mamma sembra incarnare l’idea che la felicità e la realizzazione personale siano strettamente legate alla capacità di prendersi cura degli altri. La sua scelta di esporre i figli sui social media, seppur discussa, sembra riflettere il desiderio di condividere la propria gioia e il proprio orgoglio di genitore con gli altri.

Così, mentre Clarissa Marchese racconta la sua vita da neogenitrice, sembra interpretare il ruolo di un personaggio calviniano immerso in un mondo in continua trasformazione, ma sempre alla ricerca di un equilibrio e di un significato più profondo.

Quali sono i cambiamenti che hai notato nella tua vita da quando sei diventata mamma?

  La vita di coppia è come un'opera teatrale in cui gli attori principali si

La vita di questa madre è stata sconvolta dall’arrivo dei figli, che hanno preso il posto al centro della sua esistenza. La prospettiva dei propri interessi e del tempo libero è stata soppiantata da nuove priorità, fisse e ineludibili. Le sue giornate sono ora scandite dalle esigenze dei bambini, eppure sorprendentemente afferma che la sua vita è cambiata in meglio.

È un’osservazione interessante, questa. Molte persone potrebbero considerare la rinuncia ai propri desideri e interessi in favore dei figli come un sacrificio, ma per lei sembra essere diventato un nuovo equilibrio, una nuova forma di felicità. È un esempio della fluidità e mutevolezza della vita, che seguire le proprie passioni può condurre a una realizzazione personale, ma rinunciarvi può portare a una diversa, e forse più profonda, forma di soddisfazione.

In fondo, forse, la vita è fatta di questi continui adattamenti, di passaggi radicali che portano a nuove prospettive. E così, anche l’egoismo di un tempo si è trasformato in un altruismo involontario e naturale, una nuova forma di esistenza che sembra esserle addirittura più congeniale.

Qual è l’importanza della vita di coppia?

 Nel racconto di Clarissa Marchese emerge la sua costante ricerca di stabilità e sicurezza, proprio

La vita di coppia è come un’opera teatrale in cui gli attori principali si alternano sul palcoscenico, interpretando ruoli diversi a seconda delle circostanze. Prima eravamo i protagonisti di una commedia romantica, con le nostre serate speciali e le fughe improvvisate, mentre adesso siamo i registi di una dramma familiare, in cui dobbiamo coordinare i nostri ruoli di genitori, lavoratori e partner.

La pandemia ha agito come un improvviso cambio di scena, portandoci a isolamento forzato e mettendoci alla prova in un modo che mai avremmo immaginato. Ma come in un romanzo avvincente, abbiamo affrontato le sfide con determinazione e resilienza, dimostrando a noi stessi di essere in grado di superare anche le prove più difficili.

La lontananza dalle nostre famiglie ci ha insegnato l’importanza dell’indipendenza e della capacità di contare solo su di noi stessi. Come funamboli che camminano su un filo sospeso, abbiamo imparato a bilanciarci tra lavoro, amore e crescita dei nostri figli, senza poter contare sull’appoggio delle figure familiari che avrebbero potuto lenire i momenti di stanchezza e di solitudine.

Ma proprio questa indipendenza forzata ci ha fatto crescere come coppia, rendendoci più solidi e uniti di prima. Come due alpinisti che affrontano insieme la salita di una montagna impervia, abbiamo imparato a superare gli ostacoli insieme, sostenendoci reciprocamente e stringendoci la mano nei momenti di fatica.

La giovinezza spensierata dei nostri giorni passati si è trasformata in consapevolezza e responsabilità, e questo cambiamento ci ha reso forse più forti come coppia. Come in un gioco di equilibrio, abbiamo imparato a mantenere la nostra intimità e il nostro legame, nonostante le molte richieste e le poche pause che la vita ci concede.

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E così, mentre il nostro copione di vita ha subito nuovi adattamenti e cambi di scena, abbiamo imparato a diventare una coppia ancora più unita, pronta ad affrontare insieme i capitoli futuri di questa avventura chiamata famiglia.

Hai vissuto in maniera diversa le due gravidanze e i due periodi post-parto?

 La gravidanza di Arya, sì, è stata quella "da manuale", senza intoppi o complicazioni.

La gravidanza, quel periodo in cui il corpo femminile si trasforma e si adatta per accogliere una nuova vita, è un’esperienza unica e straordinaria. Ma ogni esperienza è diversa, come la storia di due figli, Arya e Christian, ha dimostrato.

La gravidanza di Arya, sì, è stata quella “da manuale”, senza intoppi o complicazioni. Il corpo, seppur con qualche limitazione negli allenamenti sportivi, ha accolto la piccola senza riserve, senza troppi scompensi. Ma la vita non è mai così lineare, e la gravidanza di Christian ha portato con sé difficoltà fin dall’inizio. Nausee, problemi legati al bimbo: una prova dura, che ha messo a dura prova il corpo e la mente della madre.

E poi, il post parto. Il momento in cui il corpo, ancora una volta, si trasforma e si adegua alla nuova realtà. Con Arya, tutto è stato veloce e quasi indolore. Il peso perso, il corpo ritrovato. Ma con Christian, le cose sono state diverse. Il corpo ha cambiato forma, e la madre ha scelto di prendersi il tempo necessario per tornare alla sua forma precedente, senza ansie né fretta.

Ecco, la vita è fatta di queste differenze, di imprevisti e cambiamenti. E il corpo femminile, in tutte le sue sfaccettature e variazioni, ne è la testimonianza più evidente. Ogni gravidanza, ogni parto, è un capitolo unico e irripetibile nella storia di una donna, un’esperienza che porta con sé sfide e difficoltà, ma anche una bellezza straordinaria.

Qual è il significato di osservare un cambiamento totale nel proprio corpo dopo aver dato alla luce un bambino?

Fu proprio durante il periodo di pausa forzata dall’attività fisica che mi resi conto di quanto il corpo femminile sia in costante mutamento, in un ciclo naturale di trasformazioni che accompagnano la vita di una donna. Come farfalle che escono dai propri bozzoli, noi donne ci trasformiamo nel corso della nostra esistenza, accogliendo i cambiamenti con serenità e gratitudine. La maternità stessa è un atto di trasformazione, in cui il corpo si adatta per accogliere e nutrire una nuova vita.

Eppure, non posso negare che la mancanza di attività fisica abbia influito sulla mia sensazione di benessere. Lo sport non è solo una questione di forma fisica, ma è un modo per prendersi cura di sé stessi, per mantenere equilibrio e vitalità. Ecco perché, non appena ho avuto il via libera dai medici, ho sentito la necessità di tornare a dedicare del tempo a me stessa attraverso l’attività fisica.

Però, riflettendoci bene, mi sono resa conto di quanto spesso ci si senta in ansia per il ritorno alla forma pre-gestazionale, come se fosse un obbligo sociale. Si attribuisce così tanto valore all’aspetto esteriore, alla forma fisica, dimenticando che il vero benessere sta nella salute del corpo e della mente, nella valorizzazione di ciò che si è e di ciò che si è in grado di fare.

Perciò ho deciso di accettare i cambiamenti del mio corpo, di non forzarlo per tornare a essere come prima. Farò attenzione a mantenermi in salute e a praticare lo sport che amo, consapevole che è questo ciò che conta veramente nella vita.

Ti risulta difficile conciliare la tua identità di donna con il ruolo di mamma?

Era come se la vita si fosse fatta più intensa, più densa di significati, e io mi sentissi come una trapezista che deve destreggiarsi tra mille impegni senza mai perdere l’equilibrio. Mi accorgevo che le piccole soddisfazioni quotidiane avevano acquisito un peso maggiore, come se fossero gocce di rugiada su un fiore che sa di non poter durare a lungo.

Era un equilibrio precario, certo, ma forse proprio in questa precarietà risiedeva il senso stesso della mia femminilità. Mi resi conto che essere donna significava essere in grado di adattarsi, di farsi carico di mille responsabilità senza perdere la propria essenza.

Le donne, mi piaceva pensare, sono come delle acrobate della vita, capaci di tenere in equilibrio i desideri, le aspettative, le paure, senza mai tradire la propria natura. La maternità, in questo senso, non mi aveva ridotto, ma mi aveva moltiplicato, aggiungendo strati di significato alla mia identità. E in quei momenti in cui mi sentivo travolta dalle incombenze quotidiane, mi lasciavo andare al pensiero che forse la vera forza delle donne sta proprio nel saper gestire l’impossibile e nel trovare bellezza anche nelle pieghe più intricate della vita.

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Pensi che possa comportare dei rischi esporre i propri figli su Internet? Hai paura che un giorno i tuoi figli possano chiederti spiegazioni su questa scelta?

In questa riflessione sull’uso dei social media e sull’esposizione dei propri figli, non posso fare a meno di considerare le implicazioni più profonde di questa pratica così diffusa nella società contemporanea. Il bisogno di condividere ogni istante della propria vita, anche quella più intima e privata, sembra essere diventato un imperativo categorico, una sorta di necessità sociale che influenza le dinamiche familiari e relazionali.

La maternità stessa diventa un’occasione per mostrare al mondo intero la propria esperienza, in un meccanismo che mescola il desiderio di condivisione con la ricerca di approvazione e gratificazione da parte degli altri. Tuttavia, la delicata questione dell’esposizione dei figli su piattaforme pubbliche porta con sé una serie di interrogativi etici e morali, che riguardano il diritto alla privacy e all’autodeterminazione dei bambini.

Sembra quasi che la vita quotidiana si trasformi in una sorta di spettacolo, in cui ogni momento è pensato per essere condiviso con la platea dei follower, anziché vissuto in modo autentico e spontaneo. Eppure, c’è anche una genuina voglia di condividere la gioia e le sfide della genitorialità, di creare una comunità virtuale in cui scambiarsi consigli e supporto reciproco.

E così, ci si trova di fronte a un equilibrio difficile da trovare: da un lato, il desiderio di mostrare il proprio mondo e ricevere apprezzamento, dall’altro la necessità di proteggere l’intimità e l’autonomia dei propri figli. È un tema complesso, che richiede una costante riflessione e consapevolezza da parte di chi decide di condividere la propria vita sui social media, soprattutto quando si tratta della vita dei propri bambini.

Ma, come in un gioco a cui partecipano in due, madre e figlia, può essere possibile trovare un equilibrio. Con un approccio naturale e rispettoso, si può sperare di navigare tra le acque agitate dei social media senza perdere di vista l’importanza di proteggere la sfera privata e l’autodeterminazione dei propri cari.

Hai partorito tua figlia Arya negli Stati Uniti e tuo figlio Christian in Italia. Hai notato delle differenze nell’approccio alla maternità nei due Paesi?

In entrambi i Paesi ho potuto constatare come la salute sia un bene prezioso da non dare per scontato. In Italia, la sanità pubblica rappresenta un pilastro fondamentale del nostro sistema di welfare, ma spesso ci dimentichiamo di quanto sia preziosa. Negli Stati Uniti, invece, la sanità è un servizio che richiede un sostegno finanziario considerevole da parte dei cittadini, il che pone delle gravi limitazioni all’accesso alle cure mediche per molte persone. La differenza tra queste due realtà mi ha fatto riflettere sulla necessità di preservare e valorizzare il sistema sanitario italiano, così come su quello che possiamo imparare da altri Paesi per migliorare e rinnovare il nostro sistema.

Nel contesto attuale, sarebbe necessario aumentare l’offerta di servizi e aiuti alle famiglie nel nostro Paese?

Nella meravigliosa danza della vita, ogni donna si trova a ballare a ritmi diversi, a volte in sintonia con il proprio corpo e le proprie esigenze, altre volte in contrasto con una società che fatica a riconoscere il valore della maternità. In un paese come l’Italia, ricco di storia e tradizione, ci si potrebbe aspettare una maggiore attenzione verso le mamme e le loro necessità, invece spesso ci si scontra con una realtà che sembra non tenere conto dei cambiamenti e delle sfide che ogni donna affronta nel diventare madre.

E mentre mi perdo in queste riflessioni, non posso fare a meno di pensare al ruolo ambivalente che la maternità ricopre nella nostra società contemporanea. Da un lato è celebrata come il culmine della femminilità, la realizzazione suprema di ogni donna, dall’altro è spesso messa da parte, come se diventare madre significasse automaticamente rinunciare a una carriera, a una vita sociale attiva, a una propria identità al di là del ruolo di genitore.

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Nel grande teatro della vita, le mamme italiane sembrano spesso costrette a destreggiarsi tra le richieste del lavoro e le necessità della famiglia, senza poter contare su quei sostegni e quei servizi che dovrebbero render loro il cammino meno faticoso. Eppure, in altri Paesi, i congedi di maternità si estendono a periodi più lunghi, consentendo alle mamme di dedicare più tempo ai propri figli senza dover temere di perdere il posto di lavoro o di sacrificare la propria carriera.

Forse è vero, come diceva qualcuno, che la maternità è la condizione che rende le donne più simili alle altre donne, ma è anche vero che ogni donna è unica e merita di essere sostenuta e valorizzata nella sua unicità. Sarebbe bello riuscire a costruire una società in cui diventare madre non significhi rinunciare a se stesse, ma piuttosto arricchirsi di nuove prospettive, di nuove sfide, di nuove emozioni. E forse, in un paese come l’Italia, ricco di bellezze e contraddizioni, c’è spazio per sognare un futuro in cui le mamme possano ballare la loro danza in armonia con il mondo che le circonda, senza dover lottare contro vento e marea per affermare il proprio diritto a essere madri e donne appagate.

Ti sei mai sentita giudicata e criticata per il modo in cui gestisci il ruolo di mamma?

Mi sento come un’artigiana del benessere dei miei figli, sempre alla ricerca del materiale migliore per costruire il loro futuro. Ma nel mondo della genitorialità, come in ogni cosa, c’è chi giudica e critica le scelte altrui senza capire veramente le motivazioni che ci spingono.

E così, mi ritrovo a navigare tra le acque agitate del giudizio altrui, cercando di mantenere la mia rotta ferma verso ciò che credo sia meglio per i miei bambini. La società sembra essere costruita su un susseguirsi di giudizi e pareri, in cui ognuno cerca di imporre la propria visione del mondo senza veramente conoscerne tutte le sfaccettature. Ma io, come una piccola isola, resisto e cerco di navigare tra le correnti, consapevole che ogni famiglia è un mondo a sé e che non esiste una sola verità.

E così, con la mia piccola zattera fatta di informazioni e consapevolezza, navigo tra le onde del giudizio altrui, cercando di mantenere viva la mia fede nella possibilità di costruire un mondo migliore per i miei figli. E sebbene spesso mi senta sola in questa impresa, so di non essere l’unica a lottare contro le tempeste della genitorialità. E così, condivido i miei pensieri e le mie scoperte, nella speranza che possano essere un faro per chi si trova in balia delle stesse incerte acque.

Se la tua famiglia fosse un piatto delizioso, quale piatto sarebbe?

Il tiramisù è come una sferzata di vitalità al mattino, quando il caffè è necessario per svegliarsi e affrontare la giornata. È come il piacere di una dolce carezza al pomeriggio, quando il mascarpone si scioglie in bocca e dona un momento di puro appagamento. È un dolce che incarna la gioia di vivere e la condivisione, perché è difficile resistere alla tentazione di offrirlo agli amici e ai familiari.

La vita, come il tiramisù, è fatta di momenti di energia e dolcezza, di gioie da gustare insieme ad altre persone. È un equilibrio tra le esperienze amare del caffè e le soddisfazioni cremose del mascarpone. Ognuno di noi può essere un ingrediente prezioso nella preparazione di questo dolce complesso chiamato esistenza, contribuendo con il proprio sapore unico e arricchendo la tavola della vita con la propria presenza.