Antonio Ornano, il comico che condivida la sua esperienza sull’adozione della figlia e sottolinea l’importanza del sorriso nel combattere i pregiudizi

Antonio Ornano, il comico che condivida la sua esperienza sull’adozione della figlia e sottolinea l’importanza del

Antonio Ornano è come un attore che interpreta molti ruoli, ma il più grande e complesso è quello di padre. Egli si trova ad affrontare ogni giorno una scena nuova, senza copioni predefiniti, ma improvvisando continuamente. La vita familiare è il suo palcoscenico più difficile ma anche il più gratificante, dove si confronta con le sfide e le gioie dell’essere genitore.

Tornando a casa dalle sue esibizioni sul palco, Ornano si trova ad accoglierlo sua moglie, il giovane Leonardo e Maria Derartu, nata in Etiopia e giunta nella loro vita per completarla. Come spesso accade nella vita, i due figli sono diversi tra loro e diversi anche da lui, e proprio questa diversità è ciò che ha aggiunto una nuova prospettiva alla sua esistenza.

La sua esperienza di padre adottivo lo ha portato a confrontarsi con il pregiudizio e il razzismo, argomenti che lui stesso affronta sul palco con la sua ironia tagliente. Nonostante il suo mestiere sia far ridere, Ornano sa che ci sono temi molto seri che richiedono una riflessione profonda. Così, egli si trova a lottare contro il razzismo, non solo attraverso le risate che suscita, ma anche nell’affrontare i commenti e le mentalità ancora legate a un retaggio culturale da superare.

In definitiva, Ornano ha imparato che un comico può essere anche un punto di riferimento per stimolare la riflessione su temi importanti, come la diversità, l’accettazione e il razzismo. La sua vita di famiglia lo ha portato a scoprire nuovi significati e a superare le sfide con coraggio e umorismo, donandogli una prospettiva più ampia sulla vita e sulle relazioni umane.

Nelle pieghe della nostra quotidianità, scopriamo che la vita è un'opera aperta, dove le trame si

Mi piace definire la mia famiglia come un incrocio di storie che si intrecciano in modo imprevedibile, un po’ come i percorsi accidentati della vita stessa. La nascita di Leonardo, inaspettata e quasi sincronizzata con l’abbinamento a Maria, rappresenta una di quelle coincidenze che rendono la realtà più incredibile di qualsiasi finzione letteraria.

La vita ci ha mostrato che le strade che percorriamo sono spesso intricate e inaspettate, e il nostro desiderio di diventare genitori ha seguito un cammino che ha sempre sfidato le nostre aspettative. Nella nostra ricerca di una famiglia, abbiamo imparato che il destino è un intreccio di eventi casuali e decisioni prese a cuor leggero, che talvolta ci sorprendono con esiti imprevisti.

La storia della nascita dei nostri figli, sia biologici che adottivi, è un esempio di come la vita si svolga secondo una trama inattesa e talvolta imperscrutabile. le coincidenze spiacevoli e fortunate si sono intrecciate nel nostro percorso, portandoci ad abbracciare le sfide e le gioie di un’esperienza familiare che non avremmo mai potuto immaginare nella sua completezza e complessità.

Ogni membro della nostra famiglia porta con sé una storia unica e irripetibile, che si intreccia con le altre in un intricato mosaico di legami e affetti. Nelle pieghe della nostra quotidianità, scopriamo che la vita è un’opera aperta, dove le trame si intrecciano in modi imprevisti, offrendo spunti per infinite riflessioni sul senso ultimo delle cose.

Nella nostra famiglia, le diverse provenienze dei nostri figli si fondono in una ricca tessitura di identità e culture, che arricchisce e colora i nostri giorni con sfumature inaspettate e preziose. Attraverso le sfide e le gioie della genitorialità, impariamo che l’amore e l’accettazione sono le chiavi per affrontare le incertezze della vita, trasformandole in opportunità di crescita e scoperta.

Così la nostra famiglia si dispiega come un racconto avvincente e imprevedibile, in cui ognuno di noi porta la propria voce e la propria esperienza, contribuendo a una narrazione collettiva che si arricchisce di sfumature e nuovi capitoli. E in questo intreccio di vite e destini, scopriamo la bellezza e la complessità di esistere insieme, navigando le acque incerte dell’esistenza con coraggio e fiducia nel potere trasformante dell’amore.

Qual è il significato per te di essere papà?

 Così la nostra famiglia si dispiega come un racconto avvincente e imprevedibile, in cui ognuno

Essere papà per me è come trovarsi su una mappa in continua evoluzione, dove i figli sono le coordinate che ti guidano lungo nuovi percorsi ogni giorno. Mi ritrovo ad esplorare territori emotivi e relazionali che prima erano sconosciuti, cercando di capire quale sia la strada giusta da seguire.

Come un esploratore alla ricerca di un tesoro, mi avventuro nel mondo dell’adolescenza senza una bussola sicura. Mi accorgo che anche nella mia famiglia, c’è la necessità di adattarsi e modificare l’approccio educativo a seconda delle singole personalità dei miei figli.

Leonardo e Maria sono due piccoli continenti da esplorare, ognuno con i propri paesaggi e risorse. E come in ogni avventura, la comunicazione e l’empatia sono fondamentali per capire le diversità e le sfumature di ognuno di loro.

Quando osservo mia figlia, mi rendo conto della sua storia pregressa, dei bagagli che porta con sé. È importante per me trattare con rispetto la sua storia, senza però dimenticare che le sfide dell’adolescenza sono universali e appartengono a tutti i genitori, anche a quelli che non hanno vissuto esperienze adottive.

La mia esperienza di padre è come un viaggio senza meta prefissata, dove imparo a essere il papà adatto ai miei figli giorno dopo giorno, scoprendo che in realtà siamo tutti esploratori in questo vasto territorio chiamato vita.

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Hai dichiarato in passate interviste che per te le due esperienze di paternità, sia quella biologica che quella adottiva, hanno avuto lo stesso valore. Hai provato le stesse emozioni quando hai preso in braccio i tuoi figli per la prima volta?

 Quello che mi piace cercare di solito è far ridere e trovare un'autenticità nel far

Il momento in cui ho assistito alla nascita di Leonardo è stato come l’ascesa di un raggio di luce attraverso le nuvole scure di un temporale, un’esplosione di gioia pura che ha illuminato ogni angolo della mia esistenza. Mentre, quando ho preso in braccio Maria per la prima volta, è stato come l’inizio di un viaggio attraverso terre sconosciute, una sensazione di meraviglia e incanto di fronte all’incontro con un’anima destinata a diventare parte della nostra famiglia.

La vita ci riserva incontri e connessioni che si manifestano in modi diversi, ma la loro intensità rimane un filo invisibile che lega ogni esperienza. Come le differenze tra le pieghe di un tessuto prezioso, ognuna delle nostre esperienze genitoriali porta con sé una ricchezza unica, un intreccio di emozioni e sensazioni che caratterizza il nostro cammino nell’universo della famiglia.

E così, mentre mi sono trovato ad affrontare due esperienze così diverse, mi sono reso conto che la vita è un intreccio di fili colorati, ognuno dei quali porta con sé la sua bellezza e la sua complessità. C’è una bellezza nella diversità delle esperienze che ci accompagna lungo il sentiero della genitorialità, un’opportunità per scoprire nuove sfaccettature di noi stessi e delle relazioni che ci circondano.

Nel contesto dei tuoi sketch comici, esplori e affronti in modo provocatorio e dissacrante il tema dell’adozione e dei pregiudizi della società, con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico. L’uso dell’umorismo e della risata diventa quindi uno strumento efficace per promuovere consapevolezza su questa realtà?

In effetti, il linguaggio è un terreno scivoloso, un labirinto di significati e interpretazioni che possono portare a fraintendimenti e situazioni spiacevoli. Ma così come ho cercato di fare io, bisogna sapere guardare oltre la superficie delle parole, sondando le intenzioni e il contesto in cui vengono pronunciate.

La vita stessa è fatta di molteplici strati di significato, e spesso ci troviamo a dover interpretare le azioni e le parole degli altri per trovare un senso, per andare oltre le apparenze.

Nella mia esperienza allo stadio, ho visto un uomo che, pur usando un linguaggio inaccettabile, ha dimostrato di essere capace di provare rimorso, di cercare il perdono. È un esempio di come, anche di fronte a situazioni difficili, si possa trovare spazio per la comprensione e il superamento.

In fondo, la vita è un costante lavoro di interpretazione e contestualizzazione, un continuo cercare di andare oltre le parole dette e scoprire il vero significato di ciò che ci circonda. E forse, proprio in questo sforzo, si nasconde la chiave per comprendere meglio il mondo che ci circonda.

Qual è il modo migliore per spiegare ai propri figli il concetto di adozione?

La storia di Maria si snoda come un lungo viaggio attraverso terre lontane, tra riflessioni sulla maternità e sulle diverse forme di legame. A volte mi chiedo se anche noi, nel corso della nostra vita, non siamo un po’ come bambini adottati, portando con noi le tracce dei nostri legami passati, delle persone che ci hanno dato la vita, ma anche di quelle che ci hanno accompagnato lungo il cammino.

Ogni incontro con Maria è un tassello in più nel puzzle della sua storia, un’occasione per riflettere su quanto sia complessa e ricca la trama delle relazioni umane. E mi chiedo se anche noi non siamo fatti di questi scambi, di queste connessioni invisibili che ci legano agli altri.

L’adozione è solo uno dei tanti modi in cui le nostre vite si intrecciano, si intrecciano con quelle degli altri, e neppure la nostra storia personale è mai completamente nostra, ma è fatta di frammenti che prendiamo da chi ci ha preceduto e da chi incontriamo lungo il cammino.

Guardando Maria crescere, penso a quanto sia importante per ognuno di noi poter conoscere la propria storia, le proprie radici, ma anche a quanto sia fondamentale sapersi aprire a nuove connessioni, a nuove storie che si intrecciano alla nostra. E mi rendo conto che, in fondo, siamo tutti un po’ adottati, nel senso più ampio del termine, portando con noi le tracce di chi ci ha preceduto e aprendoci alle relazioni che arricchiscono il nostro cammino.

Quali sono le cose che non sapevi sull’adozione prima di adottare tua figlia?

Nel mio caso, la provenienza africana della mia bambina ha portato con sé anche delle tradizioni e dei valori che si sono sommati a quelli della mia famiglia, creando un mix unico e affascinante. Questo elemento culturale è diventato poi un tassello in più nella costruzione della sua identità, e anche nella nostra.

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L’adozione è un viaggio che ti porta a esplorare territori inesplorati, a scoprire nuove realtà e a confrontarti con te stesso in maniera più profonda. Diventi genitore di un figlio che non hai generato, ma che hai scelto e che accogli nella tua vita con tutto l’amore possibile. E questa scelta ti cambia, ti fa crescere, ti apre la mente a nuove prospettive e ti insegna l’importanza della diversità e dell’inclusione.

In fondo, adottare un bambino è come intraprendere un viaggio incerto, fatto di sorprese e di sfide, ma anche di gratificazioni e di amore incondizionato. E così, giorno dopo giorno, si costruisce insieme un nuovo percorso, unendo le proprie radici a quelle dell’altro, per creare un legame unico e indissolubile.

Qual è stata l’esperienza di Leonardo riguardo all’adozione della sua sorella e come sta influenzando la sua vita attualmente?

Nella casa di Leonardo e della sua famiglia, le discussioni erano all’ordine del giorno, come in una partita a scacchi in cui ogni mossa veniva ponderata e contestata. Qui, ogni decisione, anche la più piccola, veniva esaminata e dibattuta con fervore, come se dentro quelle mura si giocasse una partita a carte che non poteva terminare mai.

Vedere sua sorella intraprendere un percorso così diverso dal suo, lo ha spinto a riflettere su quanto la vita possa essere imprevedibile e piena di sorprese. L’adozione di sua sorella ha portato un’iniezione di novità nella loro routine familiare, aprendo le porte a nuove esperienze e punti di vista.

E così, tra discussioni e divergenze, la famiglia ha imparato a essere più unita che mai, accogliendo con entusiasmo il nuovo capitolo che si stava scrivendo nella loro storia.

La vita, come una partita a carte, a volte ci riserva delle sorprese inaspettate, e ciò che conta davvero è essere pronti ad accoglierle con apertura e curiosità, come fece la famiglia di Leonardo di fronte all’adozione di sua sorella.

Il cerchio si era chiuso, ma un altro si era aperto, pronto ad accogliere nuove avventure e sfide da affrontare insieme.

L’arrivo dei vostri figli ha portato dei cambiamenti nella vostra relazione di coppia?

L’arrivo dei figli cambia tutto. Cambiano le priorità, cambia la percezione del tempo, cambia la prospettiva su ciò che davvero conta. La vita di coppia subisce una trasformazione graduale, quasi impercettibile, ma al centro di tutto ciò, ci sono loro: i figli.

Eppure, questo cambiamento non significa necessariamente sacrificare la vita di coppia sull’altare della genitorialità. Anzi, si potrebbe dire che aggiunge nuove sfumature, nuove emozioni, nuove esperienze al rapporto tra marito e moglie. L’entusiasmo di essere genitori porta con sé una serie di avventure e sfide che rafforzano il legame tra i due.

La vita diventa un susseguirsi di piccoli momenti, di piccole conquiste, di piccole gioie che si intrecciano con la quotidianità della coppia. le partite di calcio in giardino, le passeggiate al parco, le prime parole e i primi passi diventano le esperienze condivise che arricchiscono la vita di coppia in modi che prima sembravano impensabili.

E così, la genitorialità diventa un viaggio avvincente, un’avventura nella quale la coppia si trova coinvolta in modo totale. La vita non è più solo fatta di due, ma di quattro, di cinque, di sei e così via. E in mezzo a tutto questo caos, si trovano momenti di intimità, di complicità, di risate che rafforzano il legame e confermano che, nonostante tutto, l’amore è ancora lì, vivo e vibrante.

In fondo, la vita di coppia non finisce con l’arrivo dei figli. Si trasforma, si adatta, si arricchisce. E in quel vortice di cambiamenti e emozioni, si scoprono nuove dimensioni dell’amore e della vita stessa.

Quali sono le frasi che la gente dice sulla tua figlia o sull’adozione che ti danno fastidio in modo particolare?

Fu proprio partendo da queste considerazioni che decisi di strutturare il mio pezzo comico sull’adozione, cercando di evitare cadute nella retorica e nello scontato. Mi resi conto che la situazione della mia famiglia poteva offrire uno spunto interessante per parlare di razzismo in maniera originale, senza ricorrere a facili moralismi.

Mi colpì l’idea che un semplice cambio di prospettiva potesse svelare tanto. Proprio come quando, passeggiando per la città, ci si può imbattere in nuovi dettagli semplicemente sfiorando lo sguardo su di essi. Ecco, mi sono reso conto che nel mio caso, la vicenda dell’adozione mi aveva permesso di vedere il razzismo da un angolo inusuale.

Il tema del razzismo, come molti altri temi importanti, è talmente vasto da non poter essere affrontato in maniera univoca e definitiva. La mia esperienza personale mi ha insegnato che ogni prospettiva è parziale, che nessuna verità può essere assoluta, al di là della retorica, delle ideologie, dei discorsi di facciata.

E così, in un mondo che sembra sempre più incline a imporre verità arbitrarie e indiscutibili, ho deciso di raccontare la mia verità, non come un dogma incontestabile, ma come un invito a osservare il mondo da punti di vista diversi, a mettersi nei panni degli altri e a cercare di capire anziché condannare. Forse questo è il punto di partenza per combattere l’intolleranza e il razzismo, per cercare di riscoprire quella fondamentale umanità che spesso tendiamo a dimenticare.

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Hai chiesto a Maria se ha avuto l’opportunità di ascoltare il tuo sketch sull’adozione?

Già, è proprio strano come i nostri figli sembrino essere così distaccati da ciò che per noi adulti può sembrare così emozionante. Ma forse è proprio questo il segreto della semplicità e della genuinità: per loro, la notorietà del padre non è altro che un fatto ordinario, privo di quell’aura di eccezionalità che noi tendiamo a attribuire a certi eventi.

E in fondo, questa prospettiva infantile potrebbe insegnarci molto sulla vita. Spesso tendiamo a gonfiare certi avvenimenti o situazioni, a dare loro un’importanza e un valore che forse non meritano. Forse dovremmo imparare a guardare le cose con gli occhi dei bambini, ad affrontare la vita con una leggerezza e una naturalezza che ci permetta di viverla senza eccessivi clamori.

Ma è difficile, lo so. Siamo abituati a cercare emozioni forti, a desiderare il successo e la riconoscenza degli altri. Eppure, forse è proprio nell’ordinarietà delle cose che si nasconde la vera bellezza della vita, nei gesti quotidiani e nelle relazioni semplici e sincere. Forse è lì che dovremmo concentrare la nostra attenzione, invece di lasciarci trasportare dalle luci della ribalta.

Come riesci a gestire al meglio il tuo tempo tra impegni lavorativi e familiari, considerando che sei spesso fuori casa per motivi di lavoro?

Mentre i giorni passano e i nostri figli crescono, ci accorgiamo che la nostra presenza diventa sempre più sottile, come un filo tenue che li tiene legati a noi ma che lentamente si sgretola. È come se dovessimo imparare a lasciarli liberi, a concedere loro spazi sempre più ampi, pur restando pronti a correre in loro soccorso al minimo segnale di pericolo.

E mentre cerchiamo di essere presenti e di sostenerli nei loro impegni, ci rendiamo conto che questa è la vita: un continuo bilanciamento tra dare ai nostri figli le ali per volare e proteggerli dai pericoli che potrebbero incontrare nel loro volo. Ed è un equilibrio delicato, fatto di piccoli gesti quotidiani che spesso passano inosservati, ma che plasmano le vite dei nostri figli in modo profondo e duraturo.

Cerchiamo di non interferire troppo, ma anche di non lasciarli soli di fronte alle sfide della vita. E così, tra i nostri impegni lavorativi e i loro allenamenti sportivi, tra i compiti da svolgere e le difficoltà da affrontare, ci muoviamo come funamboli in un circo, cercando di non farci travolgere dal vortice delle responsabilità e delle preoccupazioni, ma tenendo saldo il filo che ci lega ai nostri figli, anche quando sembra teso all’inverosimile.

E così, giorno dopo giorno, ci rendiamo conto che la vita è fatta di questo continuo equilibrismo, di questo soppalco settimanale che è la nostra quotidianità, fatta di piccoli gesti di amore e di sostegno, che danno senso e significato alla nostra esistenza.

Pensi che la tua professione di artista influenzi la tua personalità e il tuo modo di essere genitore?

Si potrebbe dire che la vita di ogni genitore è un’opera teatrale costante, una commedia dell’arte in cui ci si trova a recitare ruoli sempre diversi, a interpretare scenari imprevisti e a improvvisare battute per far fronte alle sfide quotidiane. Spesso, la scena domestica diventa il palcoscenico su cui si svolgono le nostre performance più intense e significative.

Ma c’è un paradosso in tutto questo, perché spesso si scopre che la vera autenticità si manifesta quando si è in scena, quando si è chiamati a fare il proprio numero davanti al pubblico. È come se il palcoscenico offrisse uno spazio protetto in cui le maschere cadono e si rivela la verità più profonda di noi stessi.

Quello che mi piace cercare di solito è far ridere e trovare un’autenticità nel far ridere, che è la mia autenticità. E sì, può sembrare paradossale che la ricerca dell’autenticità passi attraverso l’arte dell’inganno e della finzione. Ma forse è proprio in questa commistione tra realtà e finzione che si trova il vero senso dell’esistenza umana.

In fondo, la vita stessa è una commedia in cui ci troviamo costantemente a recitare, a mascherare le nostre paure e le nostre insicurezze dietro sorrisi forzati e battute di circostanza. E forse è proprio nel mettere in scena questo perpetuo teatro della vita che riusciamo a trovare, ogni tanto, un barlume di autenticità.