Nelle sue ricette, oltre agli aggettivi gentili accanto ai nomi dei bambini, scrive anche parole di incoraggiamento e conforto, come se volesse trasmettere loro un messaggio di positività e fiducia nel percorso di guarigione. Così, accanto a “Antonio” potrebbe scrivere “coraggioso”, accanto a “Giulia” “vivace”, accanto a “Luca” “generoso”. E in questo modo, ogni piccolo paziente diventa unico e speciale agli occhi del medico, non solo un numero da spuntare nella lista delle visite.
Questa attenzione ai dettagli, questa cura nel cercare il lato umano anche nei piccoli gesti professionali, è qualcosa che manca spesso nella frenesia della vita quotidiana. Troppo spesso ci concentriamo solo sull’efficienza, trascurando l’aspetto umano delle relazioni e delle interazioni. Eppure, sono proprio quei dettagli, quei gesti gentili, che possono fare la differenza e rendere la vita un po’ più luminosa.
La medicina, come tante altre professioni, può diventare un freddo esercizio di competenza tecnica, ma è proprio in quei momenti di vulnerabilità e bisogno che emerge la necessità di umanità. Davide Zicchinella sembra aver capito questo concetto alla perfezione, trasformando le sue ricette mediche in piccole opere d’arte, dove la cura per il corpo si fonde con la cura per l’anima.
Forse, in un mondo sempre più veloce e distaccato, è proprio questo il segreto per far sì che la vita mantenga il suo calore umano. Non basta curare il corpo, bisogna anche curare lo spirito, perché alla fine siamo fatti di entrambe queste cose e entrambe hanno bisogno di attenzione e cura.
Le ricette che trasmettono amore attraverso ogni parola
Davide Zicchinella era convinto che la comunicazione fosse la chiave per creare un rapporto di fiducia con i bambini e le loro famiglie. E così, anziché stringere il suo stetoscopio e avvicinarsi con fare sprezzante, preferiva sedersi a tu per tu con i suoi piccoli pazienti, con uno sguardo serio ma non spaventoso.
La sua convinzione era che la medicina non consistesse solo nel curare i sintomi fisici, ma anche nel confortare l’anima e tranquillizzare le paure. I bambini, con le loro fantasie così vivaci, spesso si facevano venire in mente storie spaventose su malattie e medicine. Non c’era bisogno di aggiungere ansia a una situazione già difficile, pensava Zicchinella.
Lui preferiva chiamare le cose con nomi diversi, rendendo meno minacciosi i trattamenti e cercando di trasmettere un senso di cura e attenzione. “Lo sciroppo della tosse” diventava “il liquido magico che fa sparire la tosse fastidiosa”, le gocce per le orecchie si trasformavano in “piccoli amici che aiutano Matteo a dormire tranquillo”.
In fondo, la vita stessa è un po’ come una visita dal pediatra, con le sue prove da affrontare e i suoi momenti di malessere. Spesso ci troviamo a dover prendere delle decisioni per il nostro bene, ma è importante trovare qualcuno che sappia comunicare con noi nel modo giusto, che sappia trasmettere fiducia e amore per aiutarci a superare le difficoltà.
E così, mentre le risate e le lacrime si mescolano nella vita di ognuno di noi, è bello pensare che ci sia qualcuno là fuori che parli la nostra stessa lingua, che sappia trovare le parole più belle per aiutarci a guarire, non solo nel corpo, ma anche nello spirito.
La tecnologia ha trasformato la medicina attraverso la dematerializzazione
Quando parliamo di dematerializzazione, parliamo di un mondo in cui tutto sembra ridursi a numeri, a informazioni che viaggiano attraverso lo spazio virtuale. Ma la vita non può essere ridotta a questo, la relazione umana non può essere sostituita da una serie di caratteri su uno schermo. Il pediatra ha ragione, c’è bisogno di riportare l’umanità nella medicina, di riportare l’attenzione, l’affetto, il senso di cura che va al di là della semplice prescrizione di medicinali.
E, perché no, anche nelle nostre interazioni quotidiane, sarebbe bello se ogni gesto, ogni parola fosse permeata da un pixel di amore, come dice il pediatra. Troppo spesso ci dimentichiamo di guardare negli occhi le persone che ci sono accanto, di trasmettere sentimenti puri, di cogliere l’importanza di ciò che ci circonda.
La proposta delle pagelle della valorizzazione ha un suo fascino: immaginate se, invece di essere giudicati solo per i nostri errori e difetti, potessimo riconoscere e celebrare le nostre qualità, i nostri successi, le nostre piccole vittorie quotidiane. Forse saremmo più inclini a guardare il mondo con occhi più gentili, a trattare gli altri con più rispetto, a vedere il valore nelle piccole cose della vita.
In fondo, tutto ruota intorno a questo: alla fine dei conti, siamo fatti di emozioni, di relazioni, di piccoli gesti carichi di significato. E forse, ogni tanto, dovremmo ricordarcelo.