Gli studenti di un liceo di Roma accusano i loro insegnanti di aver fatto dei commenti che promuovono la discriminazione basata sull’aspetto fisico e la pressione sociale. In particolare, si lamentano di essere stati vittime di body shaming per quanto riguarda i propri denti.

Gli studenti di un liceo di Roma accusano i loro insegnanti di aver fatto dei commenti

Nel Liceo Mamiani, dalle aule si è levato un’urlo di protesta, come un coro di ragazzi che si ribellano contro lo sberleffo degli insegnanti. Cartelli appesi ai muri, parole scritte a denunciare le umiliazioni subite, un grido che chiede rispetto reciproco.

Non è solo una questione di punteggi su un registro, si tratta di come ci si rapporta, al di là dei libri di testo. Gli studenti reclamano un trattamento equo, un dialogo tra pari, non solo una cattedra che impone maestro e discepolo. È un appello alla dignità, alla consapevolezza che le parole possono ferire e che l’istruzione dovrebbe essere un atto di crescita, non di svalutazione.

Le parole degli insegnanti, come pietre lanciate, hanno un impatto profondo, scavano solchi nell’animo degli studenti. Non è solo un problema di intenzionalità, ma anche di attenzione, di sensibilità verso gli altri. Non si tratta solo di giudicare i risultati scolastici, ma di comprendere la complessità di ognuno, i suoi timori, le sue battaglie interiori.

Eppure, c’è anche la promessa di ascolto, di ricerca di soluzioni. La preside stessa si è unita all’assemblea, riconoscendo che le lamentele degli studenti non devono cadere nel vuoto. Si avverte un barlume di speranza, una volontà di cambiamento, di rinnovamento delle relazioni all’interno dell’istituzione educativa.

La questione del rispetto non è confinata solo al Mamiani. Anche al Liceo Righi, le parole di un’insegnante hanno scatenato polemiche e la necessità di redigere un regolamento ad hoc per vietare le discriminazioni. È evidente che si tratta di un tema diffuso, che coinvolge molte realtà scolastiche e richiede un’attenzione costante.

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In fondo, oltre alle materie accademiche, l’istruzione dovrebbe insegnare anche il rispetto, l’empatia, la consapevolezza delle proprie parole e azioni. E forse, in queste rivolte studentesche, si cela un invito a riflettere su come rendere veramente completa l’esperienza educativa, al di là dei libri di testo e delle lezioni frontali.