Cos’è il pointing e a quale età inizia il bambino a indicare?

Cos’è il pointing e a quale età inizia il bambino a indicare?

Questo gesto, così semplice e spontaneo, nasconde in realtà un complesso processo di apprendimento motorio, cognitivo e socio-comunicativo da parte del piccolo. Infatti, per riuscire a puntare con il dito un oggetto, il bambino deve coordinare i movimenti del braccio e delle dita, acquisendo così competenze motorie fondamentali per lo sviluppo.

Ma non è solo una questione di capacità fisiche. Il pointing è anche il primo passo verso la comprensione del concetto di indicazione e della sua funzione comunicativa. Indicare qualcosa con il dito significa richiedere l’attenzione dell’altro, mostrare ciò che suscita interesse o desiderio. È un gesto dichiarativo che il bambino usa per comunicare con il mondo circostante, anche prima di poter esprimersi a parole.

Il pointing rappresenta, dunque, un momento cruciale nello sviluppo del linguaggio e della comunicazione nei bambini. E non è solo una questione di crescita individuale, ma anche di interazione sociale. Attraverso questo gesto, il bambino inizia a interagire con gli altri, a esprimere i suoi desideri e a comunicare le sue emozioni.

La mancanza o il ritardo nel manifestare il pointing potrebbe essere un segnale di possibili difficoltà nello sviluppo del linguaggio e della comunicazione. È per questo che, se il gesto non compare entro i primi due anni di vita, è importante consultare un logopedista o un TNPEE per valutare eventuali bisogni e intervenire precocemente.

In definitiva, il pointing, con il suo fascino innocente e spontaneo, rivela l’importanza dei gesti nella comunicazione umana e sottolinea quanto il linguaggio non verbale sia fondamentale sin dai primissimi anni di vita. Ignorare i gesti dei bambini equivarrebbe a privarsi di un’importante forma di espressione e interazione, preziosa per la loro crescita e sviluppo.

Che cosa si intende con “il pointing” e quali sono le sue caratteristiche?

In questo gesto semplice si nasconde dunque un significato molto più ampio e complesso, che riguarda

E il pointing non è solo un gesto motorio, ma implica anche una comprensione del concetto di puntare verso qualcosa, di indicare e condividere un’informazione con gli altri. È un primo passo verso la capacità di comunicare e condividere esperienze, una delle sfide fondamentali che caratterizzano lo sviluppo del bambino. In questo gesto semplice si nasconde dunque un significato molto più ampio e complesso, che riguarda non solo le capacità motorie, ma anche la socializzazione e l’interazione con il mondo esterno.

Osservare il nostro figlio compiere questo gesto ci offre uno spaccato dell’incredibile processo di crescita e di apprendimento che sta vivendo. È un momento in cui possiamo cogliere la complessità delle esperienze che sta vivendo, la sua capacità di assorbire conoscenze e di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente che lo circonda.

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In questo gesto semplice si cela dunque la bellezza e la complessità della vita che si manifesta anche nei dettagli più piccoli e apparentemente insignificanti. Così come il pointing è il primo segnale di un mondo di significati che il bambino inizia a scoprire, anche nella vita di tutti i giorni possiamo ritrovare simili segnali, piccoli gesti che racchiudono in sé una molteplicità di significati e che ci offrono spunti di riflessione e di meraviglia di fronte alla straordinarietà dell’esistenza.

A quale età il bambino comincia a mostrare capacità di indicare?

 In questo gesto si cela la meraviglia dell'apprendimento, la gioia di scoprire che esiste un

Il pointing è un po’ come la lingua dei segni dei neonati, un modo per comunicare e fare capire le proprie esigenze senza ancora possedere le parole per farlo. È un passaggio fondamentale nel percorso di crescita e apprendimento dei più piccoli, un passo avanti verso la comprensione del mondo che li circonda.

È interessante osservare come i bambini usino il pointing in modo istintivo, quasi naturale, senza bisogno di istruzioni esterne. La capacità di indicare con il dito nasce spontaneamente e si sviluppa con il tempo, come se fosse parte integrante del kit di sopravvivenza che la natura mette a disposizione dei neonati.

In questo gesto si cela la meraviglia dell’apprendimento, la gioia di scoprire che esiste un modo per far comprendere agli altri ciò che si desidera. È un’apertura verso il mondo esterno, una prima forma di interazione che segna l’inizio di un lungo percorso di comunicazione e relazione con gli altri.

La vita dei bambini è fatta di tanti piccoli momenti di scoperta, ed è proprio in questi gesti semplici e spontanei che si manifesta la bellezza della crescita. Ogni passo, anche il più piccolo, è un traguardo da festeggiare, un segno tangibile del cammino verso l’autonomia e la consapevolezza di sé.

Il pointing, quindi, non è solo un gesto fisico, ma un simbolo di un mondo nuovo che si apre davanti ai nostri occhi, fatto di suoni, colori, forme, e emozioni da esplorare. È un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, ad aprirsi alla meraviglia delle piccole cose, a riscoprire l’innocenza e la curiosità che talvolta perdiamo nel corso della vita.

Comunicazione tramite il gesto del pointing: cosa si intende?

È un primo passo verso la capacità di comunicare e condividere esperienze, una delle sfide fondamentali

Il pointing, come gesto di comunicazione primordiale, si configura come il primo passo verso l’acquisizione del linguaggio. Attraverso il puntamento, il bambino entra in contatto con il mondo esterno e condivide le sue esperienze e curiosità, senza ancora possedere le parole per esprimerle.

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La funzione richiestiva del pointing rappresenta il modo in cui il bambino manifesta i suoi bisogni primari, cercando di attirare l’attenzione dell’adulto su ciò che desidera. È un gesto che sottolinea la naturale inclinazione umana a comunicare e a cercare il supporto e l’attenzione degli altri. La comunicazione non è solo un atto di trasmissione di informazioni, ma un mezzo attraverso il quale cerchiamo connessione e comprensione reciproca.

Dalla funzione richiestiva si passa poi a quella dichiarativa, in cui il bambino desidera condividere con l’altro ciò che ha suscitato la sua curiosità o il suo stupore. È un momento di apertura verso il mondo esterno e di ricerca di condivisione e comprensione. In questo senso, il pointing diventa il confine tra il mondo interiore del bambino e il mondo esterno, i cui confini si aprono grazie alla comunicazione non verbale.

L’abilità universale del pointing ci ricorda la comune umanità che lega tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla cultura o dall’ambiente in cui crescono. È un primo passo verso la comunicazione e la comprensione reciproca, una porta che si apre verso il linguaggio e la condivisione di significati.

Il gesto del pointing, come anticipatore dello sviluppo del linguaggio, ci ricorda che la comunicazione umana ha radici profonde, che si estendono al di là delle parole e abbracciano gesti e sguardi. È un segnale di apertura verso l’altro, un tentativo di connessione e di condivisione di esperienze e desideri. La comunicazione umana, in tutte le sue forme, è lo strumento fondamentale attraverso il quale cerchiamo di superare la solitudine e di cercare comprensione e condivisione.

Quando è il momento giusto per iniziare a preoccuparsi

Non esiste un’età precisa in cui i bambini iniziano a indicare con il dito, ma possiamo dire che, in linea di massima, questo gesto compare tra i 7 e i 15 mesi di età. Tuttavia, non è detto che tutti i bambini sviluppino questo comportamento nello stesso momento: molti iniziano a farlo, altri invece possono tardare di più. Nonostante ciò, se il bambino non inizia a indicare entro i 2 anni, è consigliabile rivolgersi a un esperto per avere dei consulti.

È un po’ come la vita stessa, non esiste un unico momento in cui ci si deve adattare ad una situazione nuova, a volte siamo pronti prima, altre volte ci vuole più tempo e non c’è nulla di male in questo. È importante rispettare i tempi individuali di crescita e adattamento, senza forzare le cose ma cercando di capire e sostenere le diverse fasi di cambiamento.

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La dott.ssa Isella spiega che se il bambino non inizia a fare il pointing entro i 2 anni, potrebbe esserci bisogno di una valutazione più approfondita per capire il motivo del ritardo. Potrebbe essere solo una questione di tempi diversi di sviluppo, ma è importante escludere eventuali difficoltà motorie o di comunicazione.

Come nella vita di ognuno di noi, ci sono dei momenti in cui è utile chiedere aiuto e confrontarsi con degli esperti per capire meglio quale strada prendere, quale direzione seguire e come superare eventuali ostacoli che possono presentarsi sul nostro cammino. Non è una sconfitta, ma un modo per trovare il supporto di cui abbiamo bisogno in determinati momenti della nostra vita.

Oltre a valutare se il bambino inizia a fare il pointing entro i 2 anni, è fondamentale considerare anche in che modo lo fa. Inizialmente può essere un gesto di richiesta, ma col tempo dovrebbe trasformarsi in un modo per il bambino di condividere con gli adulti le sue scoperte e le cose che catturano la sua attenzione.

Lo stesso vale per ognuno di noi, non è sufficiente guardare solo ciò che facciamo, ma anche il modo in cui lo facciamo. È importante evolvere nel nostro modo di comunicare e di relazionarci agli altri, passando da gesti e azioni di richiesta ad una condivisione autentica e genuina delle nostre emozioni e dei nostri interessi.

La terapista Isella sottolinea che se il pointing rimane esclusivamente un gesto di richiesta e il bambino non lo usa mai per condividere con gli altri ciò che lo interessa, allora potrebbe essere un segnale di allarme. È importante non solo guardare al gesto in sé, ma anche al suo significato e alla sua evoluzione nel tempo.

Nella vita, non dobbiamo limitarci a chiedere, ma imparare anche a condividere e a comunicare in modo autentico con chi ci circonda. È un segno di maturità e di crescita saper usare i gesti e le parole non solo per soddisfare i nostri bisogni, ma anche per costruire relazioni vere e significative con gli altri.