Perché è importante non dire mai a una mamma di non prendere in braccio il proprio bebè

Questa eterna dicotomia tra viziarli e non viziarli ha da sempre affascinato psicologi e pediatri, ma anche nonne e vicine di casa pronte a dispensare il proprio parere sul modo migliore di crescere i figli altrui. Eppure, prendere in braccio un neonato non è solo un gesto istintivo, ma anche un atto di comunicazione non verbale che crea un legame indissolubile tra madre e figlio. È un contatto diretto che trasmette sicurezza e affetto, elementi fondamentali per lo sviluppo psicofisico del bambino.

Nella società moderna, però, sembra che questo gesto così naturale venga letto con sospetto o, peggio ancora, condannato come eccessivo. Certo, è importante che il bambino impari gradualmente a essere autonomo e a esplorare il mondo che lo circonda, ma privarlo della vicinanza fisica della madre potrebbe generare insicurezze e difficoltà nel futuro.

In fondo, Non c’è niente di male nell’amarli troppo, nel cedere ogni tanto alla tentazione di coccolarli senza remore. Al contrario, è proprio in quei momenti di abbraccio e contatto che si costruisce la fiducia reciproca e si nutre l’anima del bambino. E a chi dovremmo chiedere consiglio se non ai nostri istinti materni, così profondi e antichi da sapere sempre cosa è meglio per i nostri piccoli?

è questo che ti rende così irresistibile?

Far crescere un bambino senza la paura di viziare è, dunque, non solo una questione di istinto materno ma anche di consapevolezza delle reali esigenze del bambino. Nella vita, spesso ci si trova a dover bilanciare tra l’assecondare le proprie necessità e quelle degli altri, ma è importante non dimenticare che la felicità e la tranquillità dei nostri figli dipendono anche dal nostro affetto e dalle nostre cure. La società moderna spesso ci spinge verso la competizione e l’individualismo, ma è importante ricordare che anche nella crescita dei nostri figli l’empatia e l’amore sono fondamentali.

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Quali sono le conclusioni della comunità scientifica?

In un’epoca in cui sembra che l’individualismo sia diventato il cardine della società, è interessante notare come le ricerche scientifiche sembrino ribaltare questo concetto anche nei primi anni di vita di un essere umano. In fondo, anche il concetto di “base sicura” potrebbe applicarsi agli adulti, che cercano appiglio e conforto in un mondo spesso incerto e caotico.

Eppure, non possiamo non notare come molte volte la società ci spinga a cercare l’indipendenza in ogni fase della vita, spingendoci ad allontanarci da quell’idea di “base sicura” che potrebbe invece darci la forza di affrontare le sfide quotidiane senza sentirsi soli e smarriti.

Anche la figura del genitore sembra essere sempre più lontana da quello stereotipo del “supereroe indistruttibile”, evidenziando la vulnerabilità e la necessità di vicinanza con i propri figli. Forse dovremmo imparare a vedere e apprezzare questa vulnerabilità come una risorsa e non come un punto debole.

In definitiva, sembra che la teoria dell’attaccamento di Bowlby non sia solo un’osservazione scientifica sulle dinamiche relazionali, ma una vera e propria lezione di vita su come dovremmo interpretare e vivere le nostre relazioni.