Un neonato è stato abbandonato vicino al cassonetto a Taranto: le sfide e le difficoltà che possono trasformare la maternità in un problema

Un neonato è stato abbandonato vicino al cassonetto a Taranto: le sfide e le difficoltà che

In una sera torrida di Taranto, una città serrata fra le acque del mare e il cielo, fra l’industria e la povertà, fra il passato glorioso e il presente precario, è accaduto di nuovo. Un neonato è stato trovato vicino a un cassonetto dei rifiuti, avvolto in una coperta con accanto un peluche, il cordone ombelicale tagliato con delle forbici da cucina. Il neonato si chiamerà Lorenzo, ma inizialmente era senza nome, senza identità, abbandonato dal fato e da una madre che, con il peso di una decisione disperata, ha cercato una via d’uscita.

La giovane mamma, di origine georgiana, temeva di perdere il lavoro come badante e si è trovata a compiere un gesto estremo, tragico, che ha svelato la fragilità di un tessuto sociale piegato dalla povertà e dalla disperazione. In questa storia rintracciamo nuovamente quella trama fatta di avanzi di fallimento collettivo, di mancanza di informazione sui servizi esistenti, di solitudine e disagio psicologico. E, come sempre accade, si è scatenata la reazione del “Tribunale dei social media”, il quale ha puntato il dito accusatore senza la volontà di comprendere appieno la complessità della maternità, soprattutto quando vissuta in condizioni di estrema difficoltà.

La maternità e la difficoltà, si sa, sono un binomio carico di contraddizioni e di pesi. Eppure, in mezzo a questa desolazione, emerge anche l’amore e lo zelo di servizi sanitari e cittadini che si sono precipitati a prestare cure e dimostrare vicinanza al neonato. Si tratta di quegli attimi di luce che, nonostante tutto, riescono a squarciare il grigiore della tragedia.

Eppure, la maternità e la difficoltà sono un binomio da cui non ci si può sottrarre, sono monete che vengono sempre presentate al banco quando si decide di mettere al mondo un figlio. Una moneta che, nonostante sia lanciata da due genitori, sembra cadere sempre sullo stesso lato, su quello della madre, che si ritrova ad affrontare la gravidanza, la nascita e le scelte genitoriali, da sola e con un peso enorme sulle spalle.

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Eppure, in mezzo a questa oscurità, esistono vie d’uscita. Culle per la Vita, parto in anonimato, servizi sociali territoriali: strumenti che, se conosciuti e utilizzati, possono offrire un’ancora di salvezza in momenti di estrema difficoltà. È nostro diritto conoscere queste risorse, è nostro dovere civico ricordarle a chi ne ha bisogno.

La maternità e la difficoltà non devono essere dei tabù, delle storie da nascondere o da giudicare con leggerezza. Devono essere riconosciute, affrontate, risolte collettivamente. Soltanto così, forse, si potrà donare un po’ di luce a quelle storie segnate dall’ombra della difficoltà e del dolore.