L’insegnante si sofferma sulla trasformazione della scuola, una trasformazione che sembra aver compromesso i valori e l’importanza dell’individuo. La scuola, un tempo luogo di formazione e crescita personale, è diventata un’azienda dove si fa affidamento su numeri e generalizzazioni, perdendo di vista l’unicità di ogni studente.
E mentre invoca il ritorno di un patto di fiducia e collaborazione con le famiglie, sottolinea il crescente divario tra genitori e insegnanti. Un divario che, oltre a minare la serenità del dialogo, compromette anche il rispetto reciproco e il corretto svolgimento del compito educativo.
La situazione si fa ancora più critica quando si parla del mancato rispetto nei confronti degli insegnanti. Il recente episodio di violenza a Rovigo, dove degli studenti hanno minacciato un’educatrice con una pistola ad aria compressa senza ricevere una giusta sanzione, è solo la punta dell’iceberg di una mancanza generale di severità e rispetto per l’autorità dei docenti.
La visione della scuola come luogo di formazione e crescita viene sottolineata con forza dalla professoressa, che sogna un ritorno alla centralità dell’educazione civica e alla valorizzazione delle singole potenzialità degli studenti. Un’educazione che vada oltre la mera preparazione al mondo del lavoro, e che ritorni a mettere al centro la curiosità e la formazione di individui consapevoli e attivi nella società.
E in questa visione, la professoressa si proietta verso il futuro, immaginando una scuola che sia di nuovo un luogo in cui si formano esseri pensanti e partecipi: un sogno che sembra lontano dalle attuali dinamiche della scuola.