Filastrocche divertenti da recitare per contare: piccole canzoncine e divertenti competizioni per decidere chi avrà l’onore di iniziare il gioco”

Filastrocche divertenti da recitare per contare: piccole canzoncine e divertenti competizioni per decidere chi avrà l’onore

In questa maniera, giocare diventa una sorta di rituale, una piccola cerimonia che precede l’inizio del divertimento. E proprio nel momento in cui i bambini si riuniscono per decidere chi inizierà per primo, si scopre il fascino del linguaggio: le parole che si intrecciano in rime e suoni, creando una sorta di incantesimo che trasforma un semplice gioco in una magica esperienza condivisa.

E così, nel mondo dei bambini, le conte diventano un modo per imparare a rispettare le regole del gioco ma anche a giocare in modo equo e divertente. Ogni filastrocca diventa un piccolo rituale che anticipa il momento del gioco, un’occasione per mettere alla prova la fortuna e condividere momenti di allegria e spensieratezza.

Ma non sono solo i bambini ad apprezzare il potere delle conte: anche gli adulti, con il passare del tempo, conservano nel loro cuore quei piccoli rituali che li riportano indietro nel tempo, in quell’età in cui tutto sembrava possibile e la magia si nascondeva dietro ogni filastrocca e gioco di parole.

E così la vita, come un’eterna filastrocca, ci insegna che anche di fronte alle sfide più piccole possiamo trovare un modo per divertirci, imparando a rispettare le regole del gioco ma anche a cogliere l’importanza dell’equità e della condivisione. E ogni volta che ci ritroviamo a scegliere chi inizierà per primo, ci rendiamo conto che, in fondo, la vera magia sta nell’insieme di piccoli gesti e parole che rendono speciale ogni momento della nostra esistenza.

Filastrocche tradizionali italiane ideali per insegnare la conta attraverso la musica e la poesia

Il sole splende alto nel cielo e il caldo si fa sentire, ma loro non si

In verità, le filastrocche hanno il potere di unire i bambini in un momento di condivisione e gioco, ma sono anche un mezzo per trasmettere conoscenze e storie tra le generazioni. Le parole e i suoni si mescolano insieme, creando un legame tra passato e presente, tra diverse culture e tradizioni.

Nella loro semplicità, le filastrocche ci ricordano quanto le tradizioni popolari siano in realtà un intreccio di influenze e di continui scambi tra diverse comunità umane. Proprio come i bambini che si mescolano giocando, così le tradizioni si mescolano senza accorgersene, arricchendosi reciprocamente.

E mentre i bambini si divertono a recitare le filastrocche e a scegliere il primo giocatore, noi possiamo cogliere in esse un riflesso della complessità e della ricchezza della vita umana, fatta di connessioni e di continui scambi.

Il gioco tradizionale “Ambarabà Ciccì Coccò” con le sue parole magiche e divertenti per bambini.

Ma l'insistente cinguettio delle civette sembrava assillare anche lui, finché un giorno si ammalò improvvisamente, gettando

Tre civette posate sul comodino sembravano osservare la stanza con occhi scrutatori e inquietanti, tanto da mettere paura alla figlia del dottore. La giovane, già di per sé incline alle paure notturne, non poteva fare a meno di sentirsi osservata da quelle strane presenze alate durante le lunghe notti d’inverno.

Il dottore, d’altra parte, uomo pragmatico e razionale, era solito schernire le paure della figlia, senza dar peso alle sue inquietudini. Ma l’insistente cinguettio delle civette sembrava assillare anche lui, finché un giorno si ammalò improvvisamente, gettando la famiglia nel panico.

La vita, si sa, è imprevedibile e può riservare sorprese anche ai più scettici. Bastano pochi attimi per stravolgere le nostre certezze e metterci di fronte a fragilità e paure insospettabili. La malattia del dottore, in quei giorni bui e incerti, apparve come un’inattesa lezione di umiltà, ricordando a tutti la precarietà della salute e dell’esistenza stessa. Ambarabà ciccì coccò… e la vita prende strade inaspettate.

Macchinina rossa rossa, da dove vieni e verso dove stai andando?”

La sua famiglia, poi, era un vero e proprio miscuglio di culture e provenienze: la madre,

Il bimbo in cerchio, con la sua tenerezza infantile, si trova immerso in un gioco antico che ha attraversato generazioni e generazioni. La sua voce si unisce a quella degli altri bambini, creando un ritmo incalzante, come il ticchettio di un orologio che segna il passare del tempo.

La macchinina rossa, metafora della vita in movimento, si dirige verso Milano, città fatta di luci e frenesia, simbolo di un mondo in continuo cambiamento. I dieci chilometri da percorrere rappresentano la distanza che separa il bimbo da nuove avventure e scoperte.

E mentre la conta prosegue, uno, due, tre, quattro, il bambino si ritrova immerso nella magia dell’infanzia, in un momento di gioia e spensieratezza. Ma dietro ogni numero c’è la consapevolezza che il tempo non si ferma, che la vita è un susseguirsi di momenti che sfumano rapidamente, come le cifre che si susseguono nella conta.

E così, con la magia dell’infanzia che si mescola alla consapevolezza dell’effimero, il gioco continua, portando il bimbo e tutti gli altri in un vortice di emozioni e pensieri, proprio come la vita sa fare con ciascuno di noi.

Come eseguire la conta del piede passo dopo passo

In una fredda giornata d’inverno, nel cuore di una città caotica e frenetica, un gruppo di persone si riunì in cerchio per una strana e insolita conta. I partecipanti erano pronti a calzare le proprie scarpe e a lasciarsi guidare da un misterioso e imprevedibile indice che, come un arbitro implacabile, avrebbe deciso il destino di ogni piede nel cerchio.

La tensione era palpabile, ma anche un senso di divertimento e leggerezza pervadeva l’atmosfera, come se quella strana conta avesse il potere di far dimenticare per un momento le preoccupazioni e i pensieri quotidiani. E così, iniziò il gioco, con l’indice che si muoveva agilmente sopra le teste chinate dei partecipanti, come un’ombra danzante sul pavimento.

“Di chi è questo piede puzzolente che fa ridere la gente con la faccia da serpente?” si chiese qualcuno, scoppiando in una risata che si propagò velocemente tra i presenti. In quel momento, una verità si rivelò: anche nelle situazioni più assurde e inaspettate, l’essenza umana è fatta di risate e sorprese, di piccoli gesti che uniscono le persone in un unico, grande cerchio di vita.

E così, tra una risata e l’altra, il gioco continuò, incurante del tempo che correva via e dei problemi che attendevano fuori dal cerchio. Perché, in fondo, la vita stessa è un gioco imprevedibile, in cui l’indice del destino punta chiunque, senza preavviso, e dove il segreto sta nel saper accettare le sorprese con leggerezza e sorriso, come il suono di una risata che si libra nell’aria, leggera come una piuma.

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Paperino

Era un giorno come tanti altri, e Paperino, con la sua solita noncuranza, passeggiava per la città con la sua pipa in bocca. La gente lo guardava con curiosità e qualche volta con disapprovazione, ma lui continuava per la sua strada, incurante delle opinioni altrui. La pipa era il suo simbolo, il suo oggetto di conforto, e non avrebbe permesso a nessuno di toccarla. Perché sapeva che chi avesse osato farlo avrebbe dovuto pagare il prezzo, sotto forma di un bacio inaspettato. E così, con la sua aria scanzonata, Paperino continuava la sua passeggiata, pronto a difendere il suo prezioso oggetto da chiunque osasse avvicinarsi troppo.

Ma oltre alla difesa della sua pipa, Paperino sapeva anche che nella vita bisogna sapersi difendere da ogni tipo di intrusione, sia essa fisica o mentale. Spesso ci si trova ad affrontare situazioni inaspettate, e bisogna essere pronti a reagire con decisione, senza farsi sopraffare dagli eventi. Come Paperino difendeva la sua pipa, dobbiamo difendere le nostre convinzioni, i nostri valori, e le nostre passioni, pronti a reagire con un bacio inaspettato, dimostrando al mondo la nostra determinazione e la nostra forza d’animo.

Il galletto

Un galletto, dunque, si trova a fronteggiare la decisione più cruciale della sua vita: cantare la sua canzone per annunciare l’alba, rischiando di svegliare il suo padrone e di finire nella teglia, oppure astenersi e conservare la propria incolumità. È una scelta che ogni essere vivente è chiamato a compiere più volte, tra il rischio e la sopravvivenza, tra la propria espressione e la paura delle conseguenze.

Il galletto, con la sua zampetta accarezzante la vecchia pentola, riflette profondamente sulla natura della sua esistenza. Forse, proprio nel gorgheggio della sua voce, si cela il senso autentico della vita, nonostante il pericolo che ne deriva. In fondo, la vita stessa è un equilibrio precario tra il desiderio di esprimersi e la paura di ciò che potrebbe accadere.

E così, il galletto, con la consapevolezza che la libertà di cantare è come un’ala tesa verso il cielo, decide di sfidare il destino e si mette a cantare con tutto il suo cuore, accettando il rischio che ne deriva. Perché, alla fine, la vita è fatta di piccoli e coraggiosi atti di ribellione contro le convenzioni e le minacce, ed è solo abbracciando pienamente il proprio destino che si può trovare la vera libertà.

Lola

Accadeva che Lola, spagnola di nascita, si fosse trovata a dover imparare l’italiano per potersi muovere con agilità nel mondo moderno, così pieno di lingue e di suoni. E così, ogni mattina, si recava alla scuola di lingue, dove cercava di trarre il massimo beneficio dalle lezioni di grammaica e di vocabolario. La sua famiglia, poi, era un vero e proprio miscuglio di culture e provenienze: la madre, parigina d’origine, portava con sé il chic parigino unito all’eleganza mediterranea; il padre, invece, vantava un titolo che avrebbe potuto far invidia a molti: l’imperatore della Cina. Un titolo che sapeva di antiche dinastie e di segreti celati tra i misteriosi cortili cinesi.

Ma a rendere ancora più stravaganti le dinamiche familiari, c’erano i fratelli, che non erano affatto esseri umani, bensì pipistrelli, con le loro abitudini notturne e il volo svelto nel buio della notte; e le sorelle, dolci e colorate come solo le caramelle sanno essere. A guardarli tutti insieme, era come assistere a uno spettacolo di varietà, con le sue stranezze e contraddizioni.

E così, immersa in un mondo così vario e bizzarro, Lola imparava giorno dopo giorno che la vita è fatta anche di strane associazioni e inaspettate combinazioni, come quella di un’imperatrice parigina che cucina i ravioli cinesi per i suoi pipistrelli figli, mentre le caramelle si scambiano confidenze con i fiori del giardino. E lì, in mezzo a tutto quel caos di culture e di esseri diversi, Lola aveva imparato a trovare un senso di appartenenza e di armonia, capendo che la vera bellezza sta proprio nella diversità e nell’incontro tra mondi lontani e differenti. Coccodè, come direbbe lei, uno due tre, questo è per me e questo è per te: un modo per festeggiare l’incontro e l’amicizia, che non conoscono barriere né confini.

Le raccolta di racconti divertenti e complicati da pronunciare

Nella cornice incantata del tramonto, le conte si animavano di vita, trasformandosi in autentici labirinti linguistici da percorrere con destrezza. Le parole danzavano sulle labbra dei contadini, avvolgendoli in un turbine di suoni e significati intrecciati. Era come se, attraverso quei versi intricati, si cercasse di esprimere l’inesprimibile, di catturare l’essenza stessa della vita in un intreccio inestricabile di suoni e significati.

Nel tentativo di ricordare ogni singolo scioglilingua, i contadini si immergevano in un mondo fatto di sfide linguistiche, dove la mente doveva destreggiarsi tra suoni che si scontravano e significati che si sovrapponevano. Era una pratica che richiedeva concentrazione e abilità, ma che portava con sé una ricompensa insostituibile: la sensazione di aver conquistato un frammento di conoscenza, di essersi avvicinati un passo in più alla comprensione del mondo che li circondava.

E così, nella quiete del tramonto, i contadini si dedicavano con passione a questa forma di espressione, consapevoli che, se da un lato poteva sembrare solo un gioco linguistico, dall’altro era un modo per esplorare i confini della propria mente e per avvicinarsi alla profondità della vita stessa.

Apelle, il figlio di Apollo, famoso pittore dell’antica Grecia

Nella Grecia antica, la figura di Apelle, il figlio del dio Apollo, era considerata un genio nell’arte della pittura e della scultura. Ma chi avrebbe mai immaginato che si sarebbe cimentato anche nella creazione di una palla fatta di pelle di pollo? Questo straordinario artista si distingueva per la sua curiosità e la sua inventiva, e la sua creazione non poteva non destare meraviglia tra gli abitanti del mare.

I pesci, creature curiose di natura, non potevano resistere alla tentazione di vedere da vicino quella strana e insolita palla di pelle di pollo. Si narra che abbiano nuotato da ogni angolo del mare per poter osservare l’opera di Apelle figlio di Apollo, dimostrando così che l’arte ha il potere di attrarre anche creature non umane.

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Questa storia ci insegna che l’arte può essere un ponte tra mondi diversi e che la creatività non conosce confini. Proprio come Apelle, ognuno di noi può sorprendere il mondo con la propria genialità e lasciare un’impronta indelebile nella storia, sia essa umana o animale.

Partecipano al torneo di tennis.

Trentatré trentini entrarono a Trento, tutti e trentatré trotterellando. Era una scena curiosa, quasi teatrale, quella dei trentatré trentini che si muovevano con passo leggero, come se danzassero al ritmo incalzante di una melodia invisibile. Il loro ingresso nella città vecchia suscitò lo stupore dei passanti, abituati alla monotonia della vita quotidiana. Ma quella giornata non sarebbe stata come le altre, perché quando un gruppo di trentatré trentini si trova insieme, qualcosa di straordinario accade.

La vita a Trento, come in tante altre città, scorreva tra i vicoli e le piazze con un ritmo lento e regolare. Le persone si affaccendavano nelle loro attività quotidiane, senza mai sollevare lo sguardo verso l’alto, senza mai domandarsi cosa potesse accadere al di là della propria routine. Ma quei trentatré trentini avevano una diversa prospettiva sulla vita. Essi sapevano che ogni passo, ogni gesto, ogni parola poteva portare a una nuova avventura, a una nuova scoperta. E così, trotterellando tra le strade di Trento, essi portavano con sé un briciolo di magia, una spinta verso l’ignoto che contagiava chiunque incrociasse il loro cammino.

La vita, riflettevano i trentatré trentini, è fatta di incontri e separazioni, di giocate e di schemi da seguire con l’anelito di scoprire qualcosa di nuovo, come se ogni passo fosse un avvicinarsi a un segreto da svelare. E così, mentre il sole calava dietro le cime delle montagne, essi continuavano a trotterellare per le strade di Trento, consapevoli che, prima o poi, avrebbero trovato ciò che cercavano. Perché in fondo, la vita è fatta anche di piccoli momenti di magia, di quelle piccole cose che accadono quando meno te lo aspetti.

Quattro gatti che giocano nel cortile

In una soleggiata giornata di luglio, mi trovavo a passeggiare lungo i sentieri polverosi della campagna, circondato dal canto delle cicale e dal profumo dei fiori selvatici. Improvvisamente, mi imbattei in un capanno dal tetto di frasche, dove quattro maestosi gatti riposavano all’ombra, le loro pellicce brillanti sotto i raggi del sole. Parevano delle statue di pietra, immobili e possenti, a testimonianza della loro supremazia nel regno animale.

Una scena simile la si poteva trovar sotto quattro massi, dove altri quattro felini, altrettanto imponenti e pasciuti, riposavano beatamente, completamente ignari della mia presenza. Mi domandai quale fosse il motivo di quella strana disposizione: quattro gatti, quattro frasche, quattro sassi. Era forse una casualità insignificante, o forse vi era un nesso segreto tra tali elementi, un mistero che attendeva di essere svelato.

Così come i gatti godevano tranquilli della loro pausa pomeridiana, anch’io mi ritrovai a riflettere sul mistero della vita. Quante volte ci troviamo di fronte a situazioni enigmatiche, apparentemente prive di significato, eppure intrise di una profonda saggezza nascosta? L’esistenza stessa è un intreccio di eventi, di incontri fortuiti e di casualità che spesso cela in sé un ordine sottile, un disegno invisibile che sfugge alla nostra comprensione razionale.

E così, incantato dalla bellezza della scena e dalle mie meditazioni, mi allontanai dal capanno e dai suoi misteriosi ospiti, portando con me il sapore dolce dell’incomprensibile, il mistero che avvolge ogni istante della nostra vita.

Le acciughette

Erano sette acciughe, una accanto all’altra, racchiuse in scatolette di latta, che potevano sembrare anonime e identiche, ma ognuna di esse portava con sé una storia unica e irripetibile.

La prima acciughetta, chiamiamola Adele, proveniva dalle acque cristalline del Mar Mediterraneo, dove aveva nuotato libera e felice fino a quando era stata catturata da un pescatore. Aveva vissuto la sua vita con il desiderio di esplorare e conoscere nuovi orizzonti, ma si era ritrovata finalmente serrata in un contenitore di metallo, condannata a una vita di reclusione.

La seconda acciughetta, che rispondeva al nome di Bruno, invece, proveniva dalle fredde acque dell’Atlantico settentrionale, dove era nato e aveva vissuto tra le correnti gelide e impetuose. Bruno aveva sempre desiderato lasciare il suo mare natìo e dirigere verso sud, alla ricerca di temperature più miti e di avventure sempre diverse. Ma il destino aveva deciso diversamente per lui, e ora si trovava lì, immobile e compresso insieme ai suoi simili.

Le altre cinque acciughette, ognuna con il proprio nome e la propria storia, condividevano lo stesso destino, quello di essere acciughe in scatolette, separate per sempre dal mondo esterno.

Ma la vita, così come le acciughe in scatolette, è fatta di piccoli confini e limiti imposti, di fastidiosi piccoli spazi che ci costringono a restare chiusi in noi stessi. Eppure, proprio in quei limiti, c’è spazio per l’immaginazione e la creatività, per sognare mondi diversi e immaginare storie uniche. Anche in una scatoletta di latta, ogni acciughetta potrebbe trovare un modo per raccontare la propria avventura, per trasformare la reclusione in un’opportunità di esplorazione interiore.

E così, anche se apparentemente assopite nel loro stretto confine, le sette acciughette sapevano che ognuna di esse custodiva un mondo intero, un microcosmo di emozioni e desideri, pronte a esplodere non appena qualcuno avesse osato aprirne la scatoletta e concedere loro la libertà di raccontarsi.

Il conte sfida i suoi avversari in un duello di abilità.

Nelle lunghe serate d’inverno, quando il freddo si fa sentire e le ombre si allungano lungo le pareti, ci si riunisce intorno al focolare per svolgere questi semplici divertimenti che servono a mettere alla prova la destrezza e spesso la pazienza dei partecipanti.

Tra le varie possibili conte, c’è quella del “Piombo e Sasso”, in cui due giocatori devono nascondere in una mano un sasso e nell’altra un pezzo di piombo, mentre il terzo, anch’egli chiamato a partecipare, deve indovinare chi tra i due tiene il sasso e chi il piombo. La sorte qui non ha alcun ruolo, ma è la capacità di osservare i piccoli dettagli, le sfumature nei movimenti, che porta alla vittoria.

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Nella vita, spesso ci si trova di fronte a decisioni in cui la fortuna sembra giocare un ruolo determinante, ma è la nostra attenzione ai dettagli, la nostra capacità di osservare e valutare le situazioni che ci permette di uscire vincitori. Anche nelle situazioni in cui sembra che il destino decida per noi, è importante ricordare che siamo noi a plasmare il nostro cammino con le nostre scelte e azioni.

Questi semplici giochi ci insegnano che la sorte può essere importante, ma è la nostra capacità di osservare, valutare e reagire che può fare la differenza nel gioco della vita.

Il bastoncino più corto fra tutti i bastoncini

In questo semplice gioco si nasconde una lezione su come la vita ci metta di fronte a scelte apparentemente uguali, ma in realtà molto diverse tra loro. Come quei bastoncini che, coperti dalla mano, sembrano tutti uguali ma nascondono una lunghezza diversa, così anche le scelte che facciamo possono sembrare simili ma portarci verso destini completamente diversi.

E così, mentre ci troviamo a giocare con la nostra vita come con quei bastoncini, dobbiamo imparare a prestare attenzione ai dettagli, a cogliere le differenze anche quando sono sottili e apparentemente nascoste. È solo così che potremo essere certi di non essere ingannati dalle apparenze e di fare scelte consapevoli.

Infatti, è proprio nella capacità di discernere e valutare le differenze che risiede la saggezza necessaria per affrontare la vita. La mano che cerca di ingannare gli altri giocatori, nascondendo la vera lunghezza dei bastoncini, può essere paragonata alle illusioni e alle false apparenze che spesso ci ingannano nella vita di tutti i giorni.

Ma, come in ogni gioco, alla fine c’è sempre un vincitore e dei perdenti. E così, anche nella vita, le nostre scelte determineranno il nostro successo o la nostra sconfitta. Tuttavia, a differenza del gioco dei bastoncini, nella vita non c’è un unico bastoncino più corto, ma un infinito numero di scelte e possibilità, ognuna con le proprie conseguenze e sfide. Sta a noi essere astuti giocatori e saper cogliere le opportunità che la vita ci offre, svelando le sue vere lunghezze e portando a casa la vittoria.

Miscela

Nella società dell’iperconnessione e della costante ricerca di visibilità, il gioco del “mi-sce-la” sembra quasi un anacronismo, un rituale arcaico che ci riporta a un tempo più semplice, quando i giochi erano solo un divertimento innocente, privi di ulteriori implicazioni o competizioni spietate.

Ma forse proprio in questa semplicità risiede il fascino di un gioco come questo: nella sua capacità di annullare il caos e la complessità del mondo moderno, regalandoci per un attimo la sensazione di una realtà più chiara e lineare, in cui le decisioni sono semplici e prive di conseguenze drammatiche.

Nella vita, spesso ci troviamo di fronte a scelte complesse e cruciali, nelle quali non esiste una risposta giusta o sbagliata e nelle quali dobbiamo fare i conti con il peso delle nostre decisioni. In confronto, il gioco del “mi-sce-la” sembra offrire una semplicità rassicurante, un mondo in cui le scelte sono sì importanti, ma in fin dei conti non così gravose da condizionare irrimediabilmente il nostro destino.

Eppure, proprio in questa apparente banalità, il gioco del “mi-sce-la” nasconde anche una lezione preziosa: la consapevolezza che la vita stessa è un continuo alternarsi di scelte, grande e piccole, e che spesso non è tanto la scelta in sé a definirci, ma piuttosto il modo in cui decidiamo di affrontarla e accettarne le conseguenze.

Così, mentre ci troviamo a giocare a “mi-sce-la” con la mano sulla testa, potremmo anche riflettere su tutte le altre scelte che la vita ci pone di fronte, cercando di affrontarle con la stessa leggerezza e l’ironia con cui ci lasciamo coinvolgere da questo semplice gioco da bambini.

Il soldato riceve uno schiaffo

In una calda giornata estiva, un gruppo di amici si ritrova in giardino per trascorrere del tempo insieme. Il sole splende alto nel cielo e il caldo si fa sentire, ma loro non si lasciano scoraggiare e decidono di intraprendere un gioco divertente. Un gioco che, seppur nato in ambito militare, può essere trasformato in qualcosa di molto più leggero e giocoso.

Si dispongono in cerchio, con i visi illuminati dal sole e le risate pronte a scoppiare, pronti a cimentarsi in questa versione più soft del gioco noto a tutti. Si girano, uno alla volta, con la schiena rivolta verso il gruppo, pronti a subire le attenzioni degli altri. Chi sarà il primo a farsi pizzicare, solleticare o accarezzare dolcemente la schiena?

E così, uno dopo l’altro, si succedono nelle azioni e nelle reazioni, tra risate e grida di sorpresa. È un gioco che mette alla prova non solo la capacità di sopportare le provocazioni, ma anche la capacità di percepire chi si nasconde dietro ogni gesto, di cogliere la sfumatura del tatto e dell’emozione.

In questo gioco, come nella vita, è importante saper leggere oltre le apparenze, cogliere i dettagli nascosti e comprendere le sfumature più sottili. È una lezione sulla conoscenza degli altri e su come affrontare le piccole sfide quotidiane, con leggerezza e ironia. E alla fine, dopo aver riso e scherzato, ci si ritrova uniti nel divertimento, pronti a sfidarsi ancora una volta nel gioco della vita.