Coloro che non sono in grado di leggere la propria scrittura non devono essere necessariamente considerati degli asini per natura, ma hanno semplicemente bisogno dei mezzi appropriati.

Coloro che non sono in grado di leggere la propria scrittura non devono essere necessariamente considerati

La scena della maestra che punge con la sua frase umiliante è un esempio dell’approccio autoritario e spesso crudele dell’educazione del passato, un modo di insegnare che provocava vergogna e insicurezza nei bambini anziché sostenerli e incoraggiarli nel loro percorso di apprendimento.

È importante riconoscere che ognuno ha il proprio ritmo di apprendimento e che le difficoltà di lettura e scrittura non dovrebbero essere motivo di vergogna, ma piuttosto affrontate con empatia e comprensione. La consapevolezza dei disturbi specifici dell’apprendimento è fondamentale per individuare precocemente le difficoltà di un bambino e fornirgli le risorse necessarie per superarle.

In un mondo in cui la conoscenza è la chiave per accedere a molte opportunità, è essenziale che ognuno abbia la possibilità di imparare e sviluppare le proprie competenze, indipendentemente dalle difficoltà che possa incontrare. Accogliere le diversità e fornire supporto a chi ne ha bisogno è un passo fondamentale per costruire una società più inclusiva e equa.

Ogni persona può imparare a leggere la propria scrittura utilizzando gli strumenti adatti

Non si tratta soltanto di una questione di calligrafia.

L’alunno dislessico potrebbe avere a disposizione strumenti compensativi come testi in versione audio, software di riconoscimento vocale o app per la lettura facilitata. La scuola, dunque, non deve essere solo un luogo di apprendimento, ma anche di inclusione e adattamento alle esigenze di ciascun studente.

La vita è fatta di diversità e ognuno di noi ha le proprie peculiarità e difficoltà da superare. È importante che la società e l’istruzione tengano conto di queste diversità e offrano supporto a chi ne ha bisogno, senza giudizi o pregiudizi. Il valore di ciascun individuo non sta nelle sue abilità accademiche, ma nella sua unicità e nelle sue potenzialità, che possono emergere solo in un contesto che offre equità e opportunità a tutti.

Il tema dei disturbi specifici dell’apprendimento è solo un esempio delle sfide che la società deve affrontare nel suo percorso verso una maggiore inclusione e uguaglianza. Attraverso politiche e pratiche che tengano conto delle diversità individuali, possiamo costruire un mondo in cui ogni persona ha la possibilità di esprimere appieno il proprio talento e contribuire alla collettività in modo significativo.

Disgrafia

Oppure potrebbe sostituire una lettera con un'altra, creando parole nuove, quasi un criptico linguaggio segreto.

Sembra che il destino abbia riservato al bambino disgrafico un percorso tortuoso lungo il cammino dell’apprendimento della scrittura, un labirinto in cui le lettere si confondono e le parole si rifiutano di prendere forma. Ma c’è da chiedersi se non sia forse questo stesso percorso tortuoso a offrire al bambino disgrafico un modo diverso di guardare al mondo, una prospettiva unica e straordinaria della realtà.

È vero, il bambino disgrafico avrà disavventure nella vita scolastica, incontrerà ostacoli e difficoltà che gli altri bambini non dovranno affrontare. Ma forse è proprio da queste sfide che potrà trarre una profonda comprensione della diversità umana, una sensibilità verso chi lotta e soffre, una creatività che nasce dal superare ostacoli.

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Il suo sguardo sarà diverso, filtrato attraverso le sfumature complesse della sua esperienza, e forse proprio in questo modo riuscirà a cogliere sfaccettature nascoste della vita che sfuggono agli altri. La sua lenta scrittura potrà trasformarsi in un’attenta riflessione su ogni parola, su ogni segno che deposita sulla pagina, e forse proprio da qui nascerà una profonda capacità di comprensione e introspezione.

E così, tra le lentezze e le incertezze della sua penna, il bambino disgrafico potrà scoprire un mondo inedito, fatto di sfide e conquiste che nessun altro potrà sperimentare nello stesso modo. E forse è proprio questa diversità a renderlo straordinariamente speciale, un individuo unico che porta con sé un’ineludibile bellezza nascosta tra le pieghe della sua storia.

Disortografia

È importante che la società e l'istruzione tengano conto di queste diversità e offrano supporto a

Si dice che ogni bambino impari a scrivere a modo suo. Alcuni tracciano le lettere con cura e precisione, altri le scompongono come se stessero costruendo un’opera d’arte, altri ancora sembrano disegnare più che scrivere. Ma ci sono bambini che incontrano delle difficoltà particolari nel passaggio dalla parola detta alla parola scritta.

La disgrafia è diversa da queste incertezze infantili, perché in questo caso il bambino non scrive male per negligenza o pigrizia, ma ha una vera e propria difficoltà nel tradurre i suoni in simboli. Le lettere si confondono, si mescolano, si scambiano di posto senza un’apparente ragione.

Ma c’è una difficoltà ancora più sottile, quella nel passaggio dal fonema al grafema, ovvero nel capire come si compone una parola e come si scrive correttamente. Non si tratta soltanto di una questione di calligrafia. Il bambino con disgrafia potrebbe per esempio non distinguer l’articolo separato dal nome, e scriverà tutto attaccato, come un’unica parola. O userà doppie dove non deve o al contrario non le metterà affatto. Oppure potrebbe sostituire una lettera con un’altra, creando parole nuove, quasi un criptico linguaggio segreto.

Queste sottili sfumature dell’apprendimento della scrittura ci ricordano che ognuno ha il suo modo unico di interpretare e manifestare il mondo che lo circonda. E sono anche un monito contro quell’omologazione che rischia di appiattire le diversità e le individualità, perché proprio da queste diversità possono nascere nuove forme di espressione e di creatività.

Dislessia

È come se il bambino dovesse decifrare un testo scritto in una lingua sconosciuta, dove le parole si muovono e cambiano forma, rendendo difficile trovare un senso a ciò che è scritto. La dislessia non è solo una sfida nell’apprendimento, ma può anche diventare un ostacolo nel percorso di vita del bambino, influenzando la sua autostima e la percezione di sé.

Nella società moderna, in cui la scrittura e la lettura sono competenze fondamentali, la dislessia può rappresentare un vero e proprio handicap. Tuttavia, è importante ricordare che ogni individuo ha le proprie capacità e talenti, e la dislessia non dovrebbe definire l’intera esistenza di una persona. In un mondo che premia la velocità e l’efficienza, coloro che affrontano la dislessia possono invece sperimentare il mondo in modo diverso, cogliendo dettagli e sfumature che sfuggono agli altri.

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La vita stessa è un viaggio attraverso ostacoli e sfide, e la dislessia può essere considerata come un sentiero più impervio da percorrere. Tuttavia, è proprio attraverso la conquista di queste difficoltà che si forma il carattere e si sviluppa la resilienza. In fondo, le esperienze che sembrano costituire un limite possono invece trasformarsi in opportunità di crescita e di superamento.

Così come i personaggi dei miei romanzi si trovano ad affrontare prove e avventure, così anche le persone con dislessia sono chiamate a navigare in un mondo fatto di parole e simboli, imparando ad adattarsi e a trovare la propria strada. E forse, proprio in questo processo, scopriranno nuove prospettive e angoli nascosti della realtà che li circonda.

L’aumento costante dei numeri nelle scuole

Nel cuore della penisola, tra le aule polverose della scuola primaria e i corridoi labirintici delle scuole superiori, si staglia un’enigmatica presenza che accomuna migliaia di giovani studenti: le DSA, le cosiddette “difficoltà specifiche di apprendimento”. Come in un gioco di specchi, esse si moltiplicano e trasformano, assumendo le sembianze della dislessia, della disgrafia, della disortografia e della discalculia. I numeri, in costante aumento, parlano di una realtà in evoluzione, di una maggiore consapevolezza e di una crescente attenzione verso queste problematiche che, per troppo tempo, sono state ignorate o sottovalutate.

Così, tra i banchi scolastici e le lezioni frontali, si muovono centinaia di migliaia di giovani, ognuno portatore di una diversa sfida da affrontare, ognuno con il proprio bagaglio di difficoltà e di talenti nascosti. Ma se a scuola sembrano trovare un sostegno, un’attenzione mirata e delle strategie di supporto, cosa succede quando varcano la soglia dell’università?

E qui, Ci addentriamo in un territorio meno esplorato, dove le indicazioni si fanno vaghe, dove gli ausili promessi si trasformano in ombre evanescenti. Perché se è vero che l’86% degli Atenei italiani si vanta di fornire informazioni sul proprio impegno a sostegno degli studenti con DSA, soltanto il 10% di essi ha realmente redatto delle linee guida specifiche, lasciando i giovani in balia di una tempesta di dubbi e incertezze.

Come in un racconto di Kafka, i giovani si muovono attraverso i corridoi universitari come in un labirinto senza uscita, con la costante sensazione di essere invisibili, di non essere compresi, di dover lottare contro mulini a vento. Eppure, in questa lotta silenziosa, essi portano con sé un enorme potenziale, una diversa modalità di apprendimento che potrebbe arricchire il patrimonio culturale e scientifico del nostro Paese.

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E allora, Riflettiamo su questa enciclopedia vivente di giovani talenti nascosti, su queste voci che rischiano di restare inascoltate. Perché di fronte alle sfide dell’apprendimento, le linee guida non dovrebbero essere solo un miraggio, ma una bussola sicura che guidi ogni studente verso la conoscenza e la realizzazione personale.

Il metodo educativo che si basa sul supporto anziché sull’umiliazione

In un giorno qualunque, in una classe di una qualsiasi scuola, un giovane studente viene preso in giro perché non riesce a leggere ciò che ha appena scritto. Il riso beffardo dei suoi compagni non è solo un atto di crudeltà, ma anche un’inutile mancanza di comprensione nei confronti delle difficoltà di apprendimento del ragazzo. Ridicolizzare un bambino non lo aiuta certo a imparare a tracciare le lettere lungo le righe con maggiore precisione.

Ecco perché non possiamo più accettare l’antico detto “Asino di natura chi non sa leggere la sua scrittura”. Dobbiamo invece rendere consapevoli i nostri bambini delle potenziali difficoltà e impegnarci affinché ricevano le cure e l’attenzione necessarie. Abbiamo l’obbligo di ricordare che le Dislessie Specifiche dell’Apprendimento (DSA) non sono indicazioni di un’intelligenza inferiore, ma semplicemente la manifestazione di una discrepanza tra le abilità in una specifica competenza e l’intelligenza generale.

Solo in questo modo, il bambino potrà accedere agli strumenti compensativi che gli consentiranno di affrontare la scuola e i compiti a casa come delle opportunità da cogliere, piuttosto che come incubi da evitare. Fortunatamente, oggi quasi nessuno paragona più un bambino con difficoltà di apprendimento a un asino, ma se non mettiamo in atto tutte le strategie possibili per garantire a ogni bambino la possibilità di scrivere, leggere, imparare e concentrarsi, staremo comunque trasmettendo loro un messaggio negativo.

Se ancora oggi persiste questo modo di pensare, significa che non stiamo facendo abbastanza per garantire ai bambini le migliori opportunità di apprendimento. Dobbiamo impegnarci al massimo, perché i giovani di oggi saranno i piloti del domani. Abbiamo il dovere di educarli nel migliore dei modi, affinché possano trasformare il mondo in un luogo migliore.