Luca, un bambino che ha imparato l’arte del vivere in due mondi, tra la famiglia biologica e quella affidataria, si trova ora al centro di una decisione giudiziaria che sembra ignorare il legame affettivo e la continuità affettiva che ha instaurato con i suoi genitori affidatari. Il tempo trascorso, l’amore e la cura che hanno nutrito il suo percorso di crescita sembrano non essere sufficienti a garantirgli una continuità nel contesto familiare che conosceva come il suo unico e vero ambiente.
Il Tribunale, con la sua decisione, sembra ignorare le conseguenze psicologiche di un nuovo cambiamento per il piccolo Luca, che ora si trova a dover affrontare un’altra separazione e l’incertezza della sua situazione familiare.
La vita è fatta di relazioni e di legami affettivi, ma sembra che in questa storia giudiziaria, questi elementi vengano trascurati. Il cuore di un bambino non può essere manipolato con decisioni burocratiche, ma richiede attenzione e sensibilità verso le sue necessità emotive.
In questa vicenda, emerge una contraddizione evidente tra ciò che è giusto e ciò che è determinato dalla legge. La giustizia dovrebbe mettere al centro il benessere dei minori, anziché limitarsi a valutare criteri geografici e tecnici.
La protesta e l’indignazione di coloro che si battono per Luca sono segnali di una società che non accetta l’ingiustizia e che cerca di difendere i diritti dei più deboli. Speriamo che il Tribunale, ascoltando le voci di chi ama e si preoccupa per Luca, possa riconsiderare la sua decisione e agire nell’interesse del bambino, garantendogli quella serenità e continuità affettiva di cui ha tanto bisogno.