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Nella misura del possibile, la ricerca ci offre una rassicurazione: non è la quantità di amici che conta, ma la qualità delle relazioni che si instaurano. E questo vale non solo nell’adolescenza, ma anche nella vita adulta. Farsi conquistare dal fascino dell’infinito, accumulando un numero eccessivo di contatti su social network e collegamenti virtuali potrebbe appesantire la mente anziché arricchirla.

Dalla ricerca emerge un concetto Filosofi e saggi di ogni epoca: la bellezza della semplicità. Ridurre il numero di amici a 5 sembra andare controcorrente rispetto alla logica del sempre di più, del sempre più vasto. Ma forse è proprio in questa riduzione che si nasconde la chiave per comprendere meglio sé stessi e gli altri: imparare a focalizzarsi su un numero circoscritto di relazioni implica dedicare loro più attenzione, interesse e cura.

La saggezza popolare ci insegna fin da bambini a “fare pochi ma buoni“, e sembra che la scienza abbia confermato questa intuizione. Forse è proprio nei momenti di confronto autentico e sincero con pochi intimi che si trova la vera felicità, quella che non dipende da like e followers, ma dalla condivisione vera e profonda con chi ci sta vicino nelle sfide della vita.

E allora, che siano 5 o 50, l’importante è saper coltivare le relazioni con attenzione, consapevolezza e reciprocità, per non sentirsi mai soli nemmeno nell’immensità delle connessioni virtuali che ci circondano.

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